IL DEF E I 35 O 47 MILIARDI NECESSARI PER FLAT TAX E CLAUSOLE IVA
I COSTI DA AFFRONTARE E I TAGLI DI SPESA INSUFFICIENTI
Nel DEF il governo non si è spinto a dettagliare i costi e la struttura della flat tax per i lavoratori dipendenti.
Il Corriere però pronostica oggi un costo di almeno una dozzina di miliardi, ai quali si aggiungono i 23 che serviranno l’anno prossimo per scongiurare l’aumento dell’imposta sui consumi.
Si arriva così a 35 miliardi da recuperare per il solo 2020, con tagli di spesa e revisione dei bonus fiscali: tutte promesse di cui erano pieni i Documenti di Economia e Finanza dei governi precedenti.
I tagli di spesa reali per il 2020, si limitano a 2-3 miliardi, un ventesimo di quello che servirebbe.
Ed è così che tornano in campo le «tax expenditures», cioè gli oltre 70 miliardi annui di bonus fiscali concessi ai contribuenti e alle imprese con detrazioni, deduzioni, regimi agevolati.
Il primo a inserire in bilancio un loro taglio, nel 2011, fu il ministro Giulio Tremonti. Poi Mario Monti lo sostituì con l’aumento dell’Iva. Che ora si ripresentano insieme.
Ma c’è di più: il Sole 24 Ore dice invece che il percorso di discesa del deficit, dal 2,4% di quest’anno all’1,8% del 2021, è identico alla strada tracciata in autunno.
Ma il punto di partenza del debito è più alto di 2,8 punti di Pil rispetto al piano della Nadef 2018.
E soprattutto i numeri sono agganciati a una serie di misure extra che fra quest’anno e il prossimo devono portare la bellezza di 46,6 miliardi alla causa di deficit e debito.
Senza questi aiuti, tutti i parametri punterebbero decisamente in alto aprendo rischi ulteriori per l’accoglienza dei nostri conti pubblici in Europa e soprattutto sui mercati.
(da agenzie)
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