IL DISASTRO DELLA LEGGE CARTABIA
MIGLIAIA DI SEQUESTRATORI, LADRI E AGGRESSORI IMPUNITI
Con l’avvento del nuovo anno, migliaia di processi per reati puniti fino a due anni di carcere, tra cui il sequestro di persona, le lesioni personali dolose, le molestie e il furto potrebbero andare rapidamente in fumo. Dall’inizio del 2023, per effetto della riforma Cartabia, approvata nella scorsa legislatura sotto il “cappello” del governo guidato da Mario Draghi, le indagini penali per tali reati scattano infatti soltanto se i pm ricevono la querela di parte. I magistrati, insomma, non possono più agire d’ufficio come accaduto finora: se la querela non viene prodotta direttamente dalla vittima oppure viene successivamente ritirata, i fascicoli decadono automaticamente, così come le misure cautelari già applicate.
L’obiettivo primario della legge in questione sarebbe – almeno sulla carta – quello di velocizzare le tempistiche dei processi, così come richiesto dall’Ue affinché l’Italia possa usufruire dei denari del Pnrr. Ma la riforma nasconde numerose crepe che hanno già da tempo sollevato le lamentele di numerosi ed autorevoli esponenti della magistratura: basti pensare al nuovo meccanismo della “improcedibilità”, che “uccide” quei processi che in Appello e in Cassazione si prolungano oltre il tempo limite stabilito dalla norma.
Gli effetti nefasti della riforma Cartabia sono già ampiamente visibili nella cornice di numerosi casi di cronaca che stanno facendo discutere. A Savona, ad esempio, due persone con precedenti penali sono alla sbarra per avere rapito, legato ed imbavagliato un giovane che veniva terrorizzato dai suoi aguzzini con richieste di denaro continuative e costretto a salire su un’automobile per essere condotto in un appartamento dove veniva chiuso a chiave per molte ore. Per i pm, i due imputati avrebbero dimostrato “una sorprendente pervicacia nelle condotte criminose”, ma dal momento che la vittima ha nel frattempo ritirato la querela saranno prosciolti. E lasceranno l’istituto penitenziario in cui sono ristretti.
Altro episodio indicativo è avvenuto poi in provincia di Venezia, precisamente a Jesolo, dove alcuni ladri hanno razziato il Pineta Aparthotel nella notte tra il 4 e il 5 gennaio. Non potendo il titolare sporgere denuncia nei loro confronti, gli autori del furto sono rimasti in libertà. Poco lontano, a Vicenza, nella medesima data un 21enne romeno è stato fermato per avere rubato tre automobili, ma rilasciato subito dopo: le denunce-querele erano state infatti presentate dal padre di una delle vittime del reato e da una dipendente dell’azienda cui era intestata la vettura e non direttamente dai proprietari delle macchine rubate.
Negli scorsi giorni, inoltre, sono stati scarcerati alcuni membri di una gang milanese, tra cui il trapper Simba La Rue, che erano stati arrestati per aver sequestrato Baby Touché, altro trapper della zona. Lo scorso 9 giugno, dopo averlo accerchiato, il gruppo lo aveva colpito con calci e pugni e chiuso dentro una macchina per due ore. Gli aggressori avevano ripreso con i loro smartphone la vittima con il volto tumefatto, dileggiandolo e trasmettendo il video sui social. Nonostante tutto, Touché aveva negato le responsabilità di Simba e dei suoi sodali, sostenendo che si fosse “inscenata una finta faida per fare spettacolo” con l’obiettivo di farsi “pubblicità”. Il gip le aveva ritenute “menzogne finalizzate a non far emergere l’esistenza di una faida tra le due bande, nell’ambito della quale lui stesso è coinvolto per la commissione di gravi fatti di sangue”. Ma ora, dato che la vittima non ha presentato querela, “liberi tutti”.
In questi giorni, i magistrati di tutta Italia stanno correndo ai ripari, cercando di contattare le vittime di tali reati per spingerle a sporgere querela in tempi brevi. Spesso non riuscendo a concretizzare il proprio intento a causa del considerevole lasso di tempo trascorso dalla consumazione del reato ad oggi, oppure perché vittime di altre nazionalità, avendo subito il reato in Italia in veste di turisti, avevano presentato una semplice denuncia e non una querela formale, facendo poi immediato ritorno al proprio paese.
“Nei mesi scorsi ho invitato i miei sostituti a sollecitare le querele delle parti offese, altrimenti a Belluno sono centinaia di fascicoli che potrebbero rivelarsi improcedibili. – ha affermato il procuratore della città veneta Paolo Luca, mettendo in luce le criticità della norma –. È un lavoro che passa attraverso le segreterie dei pubblici ministeri, ma a complicare tutto c’è la cronica carenza di personale: su ventisei dipendenti amministrativi previsti dalla pianta organica, ne abbiamo appena sedici. La riforma Cartabia ci chiede, comprensibilmente, prestazioni performanti, ma se alla macchina della Giustizia manca il carburante, diventa difficile ottenere i risultati prefissati”.
Lo scenario si dimostra però estremamente preoccupante per motivi ancora più problematici. Molto spesso, infatti, si verificano casi in cui la vittima non denuncia un determinato reato perché ha il timore di possibili rappresaglie da parte di chi l’ha aggredita o vessata: “A differenza dei ‘furtarelli’, spesso gli autori di questi reati sono criminali di alto spessore, in grado di intimorire le vittime, che quindi molte volte non denunciano per evitare ritorsioni – ha spiegato la giudice Francesca Zancan, che fa parte della giunta dell’Associazione nazionale magistrati del Veneto –. Di recente mi sono occupata di un caso di questo tipo: la parte lesa ha avuto molti dubbi se venire a testimoniare in aula contro l’imputato. L’ha fatto, ma le si leggeva in faccia la paura. Per questo motivo, temo che molto presto si rassegnerà a ritirare la querela”.
Tutti gli occhi sono ora puntati sull’azione del governo, chiamato a dare risposte. A questo proposito, è intervenuto il deputato di Fratelli d’Italia e sottosegretario al Ministero della Giustizia Andrea Delmastro: “È evidente che anche se la vittima non sporge querela lo Stato deve tutelarla e deve tutelare tutte le altre ipotetiche vittime del sequestratore. Non si può non perseguire un reato gravissimo come il sequestro di persona. Noi abbiamo intenzione di rivedere una riforma che sicuramente ottiene il vantaggio della velocizzazione della giustizia penale attraverso l’improcedibilità in Appello e la procedibilità per molti reati solo a querela ma lo fa a scapito della sicurezza dei cittadini. Dobbiamo, però tenere conto degli impegni presi in Europa in vista del Pnrr”. Vedremo se alle promesse seguiranno i fatti. E, soprattutto, come gli azionisti di maggioranza, che sul tema giustizia paiono “sparpagliati”, prenderanno posizione rispetto a questa emergenza.
(da lindipendente.online)
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