IL DISASTRO DELL’ECONOMIA RUSSA, IN UN ANNO PER MOSCA MENO 170 MILIARDI DI DOLLARI DI ESPORTAZIONI (-30%)
GAS E PETROLIO GUIDANO IL CROLLO (-24%… IL GREGGIO AI MINIMI DA SEI MESI
Il disastro dell’economia russa, in un anno per Mosca meno 170 miliardi di dollari di esportazioni (-30%). Gas e petrolio guidano il crollo, -24%. Il greggio ai minimi da sei mesi
Le esportazioni russe sono crollate di 170 miliardi di dollari in un anno. Lo si ricava dai dati del servizio russo ufficiale Rosstat. No, la Russia non sta vincendo la guerra. E sta precipitando in una crisi economica seria, se si guardano numeri e dati, usando peraltro fonti ufficiali di Mosca. Proviamo a farlo.
Fino a oggi i prezzi alti del petrolio avevano aiutato l’economia russa a evitare il collasso, ma ora i prezzi si stanno abbassando. Secondo il Ministero delle Finanze russo, nel 2023 il prezzo medio del principale marchio di petrolio russo, Urals, è stato inferiore del 17% rispetto all’anno precedente: 63 dollari al barile contro 76,1 dollari nel 2022. I proventi delle vendite di petrolio e gas per il bilancio federale russo sono scesi di circa il 24% a 99,4 miliardi di dollari, secondo i dati del ministero delle Finanze.
Ciò determina un tracollo del volume generale di tutto l’export russo. L’anno scorso le esportazioni russe (dati Rosstat e Banca centrale russa elaborati da Moscow Times) sono arrivate solo a 422,7 miliardi di dollari, 169,4 miliardi di dollari (quasi il 30%) in meno rispetto al 2022 (quando erano state 592,1 miliardi di dollari): è la valutazione preliminare fornita dalla Banca Centrale russa. Siamo ai minimi storici recenti per la Russia, numeri catastrofici. Per capirci, solo nel primo anno della pandemia Covid è andata peggio.
Le importazioni sono invece aumentate di 27,9 miliardi di dollari (10%) e sono tornate al livello ante guerra – 304,4 miliardi di dollari, come nel 2021. Questo determina il crollo del saldo delle partite correnti della bilancia dei pagamenti, di quasi 5 volte, da 238 miliardi di dollari nel 2022 a 50,2 miliardi di dollari. Una catastrofe, sia detto chiaramente.
Guardiamo il solo petrolio. Nel solo dicembre 2023, i ricavi per la vendita di petrolio russo sono stati ai minimi da 6 mesi, 14,4 miliardi di dollari (fonte IEA). E dire che la Russia ha aumentato le forniture all’estero di 500mila barili al giorno, a 7,8 milioni, il livello più alto da marzo). In sostanza, la Russia cede in giro (soprattutto via India e Cina) molto più del suo petrolio, ma ci ricava molto molto meno. No, la Russia non sta vincendo la guerra.
L’export di gas russo, come si sa, è crollato ancora peggio del petrolio russo. L’esportazione di carbone, scrive la Banca Centrale riferendosi alle compagnie carbonifere, registra perdite di questo livello: «Perdite tangibili sta subendo la più grande regione carbonifera del paese, Kuzbass, dove il declino delle esportazioni, che prosegue da due trimestri consecutivi, ha già portato a una riduzione della produzione nel periodo agosto-ottobre in media del 5% al mese. I piani per l’esportazione del carbone non sono stati realizzati a causa della mancanza di capacità di trasporto». Riassumendo, il calo è del meno 13% nei metalli, meno 23% nei macchinari e attrezzature, meno 37% nei prodotti chimici. Le principali esportazioni di materie prime e prodotti minerari (che comprendono anche, ma non solo, petrolio e gas) calano del 35%.
La morale della guerra della Russia all’Ucraina è che stanno crollando i ricavi di tutti i generi di esportazione russi, esclusi quelli alimentari, che hanno portato a Mosca ricavi per 36 miliardi di dollari nel periodo gennaio-ottobre, il 9,1% in più rispetto all’anno precedente. Non si conosce il dato disaggregato della vendita di grano – forte è il sospetto di alcuni analisti che l’aumento sia dovuto all’export di grano che però è ucraino, non russo.
Stanno diventando estremamente più difficili anche le transazioni, collegate a queste esportazioni o importazioni. Izvestia ha riferito giovedì, con alcune fonti nel mondo finanziario russo, che le banche cinesi si sono rifiutate di accettare pagamenti in dollari da società russe, e alcune hanno interrotto i rapporti con le banche russe. Il 22 dicembre gli Usa avevano inasprito ulteriormente le sanzioni a chi traffica con la Russia e hanno minacciato le banche straniere di sanzioni secondarie – per le quali la Cina non è disposta a immolarsi. E tutto avviene nel quadro di una sostanziale rinuncia ormai, della Banca centrale russa, ai 300 miliardi di dollari di riserve in valute occidentali, che l’Occidente ha sequestrato e sta ora discutendo concretamente come dare (più che il “se” darli) all’Ucraina. «Abbiamo già detto addio alle riserve»: 4 fonti di Reuters che hanno familiarità con la posizione del governo e della Banca centrale hanno spiegato che governo e Banca Centrale russa hanno ammesso riservatamente l’impossibilità di fermare la confisca di 300 miliardi di dollari congelati in Occidente. No, la Russia non sta vincendo la guerra.
(da La Stampa)
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