IL FRATELLO DI EPSTEIN: “JAFFREY SAPEVA COSE COMPROMETTENTI SU TRUMP E PER ME E’ STATO UCCISO”
“HO CHIESTO A BANNON LE VIDEO INTERVISTE, NON MI RISPONDE PIU’”
«Ho visto uno dei video perché me l’aveva mandato Jeffrey. Mi aveva inoltrato un’email ricevuta da Bannon con un link su dropbox di una di queste videointerviste in cui Jeffrey diceva che aveva smesso di vedersi con Trump perché aveva capito che era un truffatore. Dopo la morte di Jeffrey ho contattato Bannon, volevo vedere le altre registrazioni, ma non mi risponde più». Risponde così al Corriere della Sera Mark Epstein, fratello del finanziere pedofilo alla domanda sul documentario-fantasma che si sarebbe dovuto trarre dalle ore di interviste a Jeffrey in possesso di Steve Bannon. Che però non ha ancora visto la luce.
Il doc su Epstein e il ruolo di Bannon
Il documentario, o meglio ancora le ore di interviste rilasciate da Epstein a uno dei cultori della teoria del complotto dei files (ma anche sostenitore di Trump), è solo uno dei tanti misteri che ruotano attorno alla storia. Mentre Ghislaine Maxwell è ancora sotto ascolto da parte del ministero della Giustizia, nella persona di un ex avvocato del presidente, e sarà convocata dal
Congresso, Mark dice cose chiare: «Le hanno chiesto se ha visto Trump nell’ufficio di Jeffrey? Anche se lui nega, sappiamo tutti che c’è stato». Poi, sempre sull’ex fidanzata del fratello: «Guardate, Jeffrey disse di avere informazioni dannose su Trump: forse lei sa di cosa parlava. Non so se glielo chiederanno. È interessante che lo speaker Mike Johnson abbia detto che Ghislaine ha molte ragioni per mentire, stroncando la testimonianza prima ancora che parlasse. Ho pensato: perché non ascolti prima di giudicare? Penso che stesse preparando il terreno, così se dice qualcosa di dannoso potrà dire che è una bugia».
La teoria dell’omicidio
Mark Epstein è convinto che il fratello sia stato ucciso in carcere e non si sia suicidato: «Quando è morto non me l’hanno notificato. Ho saputo dalla Cnn al mattino che era stato trovato morto e che era un apparente suicidio. All’inizio non avevo ragione di dubitarne. L’ho accettato, ho immaginato che l’avesse fatto perché rischiava di passare molto tempo in prigione. Ma il giorno dopo, quando sono dovuto tornare a New York a identificare il corpo e hanno fatto l’autopsia il medico legale della città, Kristin Roman che ha effettuato l’autopsia con Michael Baden per mio conto sono entrambi usciti dall’autopsia dicendo che non potevano definirlo suicidio perché appariva troppo simile a un omicidio», dice a Viviana Mazza.
Il ruolo di Barr
Infine, l’ultimo sospetto: «È stato Bill Barr (l’allora ministro della Giustizia di Trump ndr), che ha detto che aveva visto il video e nessuno poteva entrare in quel livello del carcere, trascurando che c’erano altri 12 detenuti in quel livello che possono aver ucciso Jeffrey? E ci sono molte altre cose…».
(da agenzie)
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