IL MIO MONDONICO, GENEROSO E DISPONIBILE FINO ALL’ULTIMO
IL RACCONTO DI CHI L’HA FREQUENTATO PER ANNI: “UN UOMO AGGRAPPATO ALLA VITA CON LE UNGHIE E CON I DENTI”
Non era solito negarsi alle interviste. Non l’aveva mai fatto, non era nel suo stile, fino alla settimana scorsa quando rispose con un messaggio alla richiesta di un’analisi sul momento del suo amato Toro. Era molto strano, il Mondo era una persona generosa, il padre che tutti vorrebbero, l’amico che tutti sognavano, il vicino di casa che tutti desideravano. Dovevo richiamare, a costo di fare l’invadente.
Ma era solo per affetto, grande, enorme nei confronti dell’allenatore più importante della mia vita, conosciuto sui campi di Sestriere quando, nel pieno della sua prima esperienza in granata, portava il Toro ad allenarsi d’estate.
Io lo guardavo con gli occhi sognanti di un ragazzino e ipnotizzati dai quei modi gentili e mai banali di una persona diversa anche per questo, in un mondo del calcio che dimentica tutto in fretta e sorride per finta.
Lui, che era già diventato fenomeno sulla panchina dell’Atalanta, portandola in semifinale nella Coppa delle Coppe, ma che era ancora lontano dal giorno della sedia alzata col Toro allo stadio Olimpico di Amsterdam contro l’Ajax, maledetta finale, era diverso da tutti gli altri.
Mi prese sotto braccio, mentre la squadra entrava al campo d’allenamento, dandomi una pacca sulle spalle e una spettinata ai capelli.
E allora, aggrappandomi ai ricordi, l’ho richiamato e l’ho sentito rispondere con un filo di voce che mi ha spezzato il cuore, mentre raccoglieva tutto il fiato che aveva nel suo corpo debilitato da 7 anni di lotta durissima contro il cancro.
«Scusami, non riesco a parlare, mi hanno operato per la quinta volta alla pancia, mi hanno tolto praticamente tutto, sto facendo riabilitazione, ciao», le sue ultime parole con l’energia residua che aveva in corpo.
Parole calde, di un uomo aggrappato con le unghie e con i denti alla vita, che ci ha creduto fino all’ultimo, come quando faceva l’allenatore.
Oggi sgorgano soLo lacrime per la scomparsa di Emiliano Mondonico, libero di guardare il Toro da lassù e giocare a carte, tra un panino al salame e un bicchiere di vino, con gli altri eroi della storia granata.
(da “La Stampa”)
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