IL MIRACOLO DI “BOBO”: “SEMBRAVA IMPOSSIBILE, MA AL BALLOTTAGGIO CI SONO ARRIVATO”
GIACHETTI AVEVA INIZIATO LA CORSA QUARTO, DIETRO MELONI E MARCHINI… DOPO MAFIA CAPITALE E IL CASO MARINO, IL PD A ROMA ERA DATO AL 16%, LUI E’ RIUSCITO AD ARRIVARE AL 24%…E ORA PUNTA A VINCERE
«Due mesi fa non ci credeva nessuno, giravo la città e il clima intorno a me lo sentivo, è chiaro che il passato pesava. Ma ora davvero ce la posso fare, perchè dopo la rabbia arriva il turno della ragione e i romani sceglieranno il sindaco che loro ritengono possa far meglio».
Roberto Giachetti, Bobo per gli amici, è carico «a palla» come dicono a Roma, pure se esausto: il candidato di un Pd sfibrato al 17%, che malgrado tutto ha superato l’asticella remando da solo, non dorme da 48 ore dopo aver compiuto il primo exploit contro ogni pronostico: arrivare al ballottaggio partendo quarto dietro alla Meloni e Marchini.
Un «miracolo» che gli ha fatto guadagnare sms di complimenti, tra i più vari, dalla sorella della Pivetti, l’attrice Veronica, fino a Fabrizio Barca che condusse la campagna di ascolto tra i circoli Pd.
Per tutta la notte dello spoglio si è messaggiato con Matteo Renzi, con il quale condivide la stessa convinzione, a dispetto di quello che vanno dicendo i sostenitori della tirannia dei numeri che albergano tra le fila dei renziani: quelli ormai rassegnati al fatto che matematicamente è quasi impossibile battere la Raggi con questo scarto.
Il leader e il suo candidato sono sicuri invece che a Roma si può vincere.
Anche se il leader condisce questa convinzione con una battuta, «se Giachetti fa Giachetti, se parla di Roma e racconta cosa vuole fare, sarà divertente».
Una battuta che a sentire i depositari di quanto avviene nelle segrete stanze svela in realtà una perplessità per una campagna fin qui poco espansiva, con guizzi non incisivi a sufficienza, come la scelta dei nomi per la squadra di assessori.
Ma Giachetti ha un’impressione del tutto diversa. «Ma no, la questione è semplice: io ho fatto una campagna tutta sul concreto, cercando di mantenere una linea di rispetto verso gli avversari, evitando le provocazioni e le polemiche, anche perchè eravamo in quattro. Solo una volta quando hanno tirato in ballo la svolta di cui ha bisogno Roma sull’onestà , ho reagito dicendo che io sono onesto e l’ho dimostrato per anni. Dunque ora che siamo in due, uno di fronte all’altro, Renzi si aspetta che Giachetti entri in campo con la sua verve, chiamiamola così».
Insomma, lui questo termine non lo usa, ma è chiaro che il premier si aspetti che ora Bobo «meni» di più metaforicamente parlando.
Ed è quello che già sta facendo, provando a trascinare Raggi in un match tv, dice che lei già ieri si sia sottratta.
Alla sinistra Pd lancia una «supplica» accorata: «Basta polemiche, finiamola qui, ora uniti, poi scateniamoci al congresso».
Chiarendo che «non farò accordi di palazzo con nessuno. Dicono che faccio un accordo con Marchini. Non è vero, gli elettori non sono pacchi postali. Posso dire con quali carte vincerò?».
E qui Giachetti sgancia la sua gragnola di colpi. «La Raggi parla di baratto e io di come rinegoziare il debito e abbassare le tasse. Io voglio portare la metro fino allo stadio olimpico, lei dice fermiamoci dove siamo arrivati. Io dico sì alle Olimpiadi con 170 mila posti di lavoro e lei dice no. Io dico sì allo stadio della Roma che porta 400 milioni di urbanizzazione e lei dice no. Quando i romani capiranno questo, io avrò vinto».
Nel frattempo, «incontro chiunque, ma parlo al popolo romano. Se facessi accordi con Marchini sarebbe inutile, i suoi elettori votano come vogliono, non come dice lui».
Carlo Bertini
(da “La Stampa”)
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