IL PDL DISSE CHE ERA STATA IMPEDITA LA PRESENTAZIONE DELLA LISTA IN LAZIO: ERA TUTTA UNA BALLA, ORA E’ UFFICIALE
AVEVAMO RAGIONE NOI: IL PRESENTATORE DELLA LISTA, ALFREDO MILIONI, SE NE ERA ANDATO PER MODIFICARLA, NESSUNO GLI HA IMPEDITO L’ACCESSO…IL SETTIMANALE “L’ESPRESSO” PUBBLICA IL VERBALE DI ARCHIVIAZIONE DELLA PROCURA DI PERUGIA: IL TRACCIATO DEL CELLULARE RIVELA CHE MILIONI ERA A SEI KM DA PIAZZALE CLODIO E ALLA FINE E’ STATO COSTRETTO A RITRATTARE…PER BERLUSCONI ERA STATO UN COMPLOTTO
Il Cavaliere urlò che al suo partito era stato impedito di presentarsi.
E fece anche un ‘decretino’ apposta.
Bene, ora è ufficiale, era tutta una balla: Alfredo Milioni era uscito e nessuno lo ha mai ostacolato.
Milioni di balle. E anche grosse. Raccontate sulla vicenda delle liste del Pdl per le regionali del Lazio, presentate da Alfredo Milioni fuori tempo massimo e non ammesse.
Una polemica che ha tenuto banco per giorni e che ha rischiato di mettere in forse la poltrona di Renata Polverini.
Ora però un’inchiesta dei pm perugini Dario Razzi e Massimo Casucci getta finalmente luce sul pasticciaccio.
Ma andiamo per ordine.
È il 27 febbraio scorso, ultima data utile per la presentazione delle liste dei candidati alle regionali del 28 e 29 marzo.
Incaricati di presentare quella del Pdl a Roma e provincia sono due personaggi secondari: Alfredo Milioni e Giorgio Polesi. I due arrivano in tempo presso l’ufficio elettorale del Tribunale di Roma di piazzale Clodio.
Eppure non presentano la lista. Perchè?
“Stavo a chiacchierà con delle persone, poi sono uscito”, spiega nel suo slang romanesco Alfredo Milioni in un’intervista a caldo a “Repubblica”, “ho approfittato per mangià qualcosa”.
Le ricostruzioni ufficiose parlano invece di contrasti dell’ultimora nel Pdl, di trattative in extremis per inserire in lista l’uno o l’altro nome che avrebbero provocato il disastroso ritardo in Tribunale.
Intanto però il panino di Milioni diventa immediatamente proverbiale, oggetto di infiniti sfottò.
Ma le reazioni dei politici Pdl sono di tutt’altro tono. “In questo paese la democrazia deve prevalere sulla burocrazia e sulla violenza”, tuona Renata Polverini durante una manifestazione di piazza, convocata il giorno dopo per protestare contro la mancata presentazione della lista del Pdl nel Lazio.
“È stato compiuto un gesto di violenza contro due persone perbene che si sono lasciate intimidire da esponenti del Partito radicale e da qualche altra forza della sinistra”, incalza la Polverini.
Violenza? Sì, perchè Milioni e Polesi l’hanno raccontata così: loro erano nell’area deputata alla presentazione delle liste fin dalle 11,30.
Milioni si era allontanato di poco, il tempo di un panino e al suo ritorno i militanti radicali, che erano lì per presentare la lista Bonino, avevano scatenato il finimondo.
La baraonda aveva provocato l’intervento del presidente dell’ufficio elettorale, che aveva chiesto alle forze dell’ordine di creare un cordone, così i due si erano ritrovati fuori dall’area giusta e la presentazione della loro lista era saltata.
Nel Pdl l’autogol di Milioni provoca accuse inferocite di dilettantismo, poi, però, l’ordine di scuderia prevale: nessuna colpa di Alfredo.
“Ci è stato impedito di presentare le liste”, insiste Berlusconi qualche giorno dopo, in una conferenza stampa infuocata a via dell’Umiltà , “non vi è stata da parte nostra nessuna responsabilità riconducibile ai nostri dirigenti. Il comportamento della sinistra è stato ed è antidemocratico e meschino”. Seguono le carte bollate.
In una querela alla Procura di Roma, Milioni e Polesi denunciano per violenza privata alcuni militanti radicali – individuati poi nelle persone di Diego Sabatinelli e Atlantide Di Tommaso – accusandoli di aver “inscenato una provocazione destinata a impedire la presentazione di altre liste”.
Nella denuncia finisce anche il presidente dell’Ufficio elettorale, Maurizio Durante, il magistrato che, una volta scoppiata la bagarre, aveva disposto la creazione del cordone. Per lui l’accusa è di abuso di ufficio.
Ed è stato il coinvolgimento di questo magistrato a far finire la querela alla Procura di Perugia, competente per i procedimenti che chiamano in causa le toghe capitoline.
Sentito dai magistrati perugini, Milioni dichiara di essersi allontanato da Polesi verso le 11,45, ma da quel momento fino alle 12,30 è “rimasto sempre lungo il corridoio principale, oppure lungo il corridoio parallelo”.
I radicali, però, “insieme ad altri rappresentanti di liste avverse, sostanzialmente gli impedivano di accedere fisicamente all’ufficio elettorale”.
Risentito qualche settimana dopo, Milioni “mutava versione”, come scrivono i pm nella loro richiesta di archiviazione: nessuno sbarramento insormontabile creato dai radicali aveva impedito loro l’accesso all’ufficio elettorale.
Sabatinelli e Di Tommaso “non pronunciarono nei nostri confronti frasi minacciose, non ci fu alcun contatto fisico”, dichiara Milioni ai pm, “fecero un po’ di chiasso e si limitarono a sdraiarsi per terra”.
Al che i magistrati concludono che l’accusa di violenza privata è “palesemente insussistente e sostanzialmente ritrattata dagli stessi denuncianti”. Così come infondata è l’accusa di abuso di ufficio contro Maurizio Durante
Ma non è finita: dopo aver disposto l’acquisizione dei tabulati telefonici, i pm perugini scoprono che tra le 11,40 e le 12,30 del 27 febbraio il telefonino di Milioni “disegna un percorso che lo porta fino a verso la via di Pineta Sacchetti”. Dunque non è vero che quel giorno i due delegati del Pdl sono rimasti ininterrottamente davanti alla cancelleria, come insisteva Berlusconi nella sua conferenza stampa.
Via di Pineta Sacchetti è a sei chilometri dal piazzale Clodio: si trova nell’area del XIX municipio di Roma, di cui è presidente Milioni. “L’oggettivo e non confutabile riscontro della localizzazione del suo telefono cellulare”, scrivono i pm, “apre ad altre possibili verità , nascoste tra le molte falsità riferite, circa i reali spostamenti del Milioni e le loro effettive ragioni”.
Insomma, doppio autogol per Milioni.
In un colpo solo è riuscito a mettere a segno l’esclusione della lista che era incaricato di presentare e l’innesco di un’inchiesta che ha smascherato le sue panzane.
Un record.
I pm Razzi e Casucci hanno chiesto l’archiviazione della denuncia di Milioni e Polesi.
I radicali, però, non intendono mollare: l’avvocato Giuseppe Rossodivita, che ha assistito Sabatinelli e Di Tommaso nel procedimento, annuncia una denuncia per false dichiarazioni ai pm e calunnia contro Milioni, ma non solo.
“A questo punto”, dichiara Rossodivita, “ci aspettiamo che la Procura di Roma agisca anche in riferimento alla querela per diffamazione presentata da Marco Pannella e da Diego Sabatinelli nei confronti di Renata Polverini”.
( Stefania Maurizi – da l’Espresso)
Leave a Reply