IL PIANO B DI RENZI: POLIZIA SULLE COSTE LIBICHE E DIVIETO DI ATTRACCO ALLE NAVI STRANIERE
PER IL PRIMO SI RISCHIA UN CONFLITTO BELLICO CON LA LIBIA, PER IL SECONDO UNO DIPLOMATICO CON LA GRAN BRETAGNA
Un Piano B sull’emergenza immigrazione. Un piano segreto e con tre possibili facce. La prima: un intervento di polizia sulle coste libiche con il doppio obiettivo di impedire la partenza dei barconi e distruggere, affondare, le imbarcazioni vuote e che — dato più importante — prescinde dal via libera delle Nazioni Unite.
La seconda: interdire l’attracco nei porti italiani alle navi inglesi, ma anche a quelle militari straniere, che stanno navigando nel canale di Sicilia nell’ambito dell’operazione Triton-Frontex.
La terza: agire su qualche altro dossier, magari economico, perchè “l’Italia non può più essere il buco nero di uno scarica-barile insopportabile”.
Il premier Renzi ha preso in mano il dossier immigrazione.
Nell’intervista al Corriere della sera ha annunciato l’esistenza di un “Piano B”. Un piano segreto. Che, come dice il ministro dell’Interno Angelino Alfano, “mostrerà un’Italia fin qui sconosciuta perchè questa situazione non è più tollerabile”.
Palazzo Chigi stoppa ogni speculazione.
Il Piano B appartiene a quel tipo di operazioni che “si fanno e non si annunciano”. Indiscrezioni raccolte presso più fonti di governo sembrano però condurre verso la decisone di “dare il via a quell’operazione di polizia internazionale che prescinde dal via libera del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e ha invece la propria giustificazione normativa nella lotta contro una nuova forma di schiavismo quale è la tratta dei migranti che è un crimine contro l’umanità ”.
Si spiega che l’Italia “potrebbe avere l’appoggio di qualche partner europeo (e in questo senso potrebbero essere letti gli incontri di Renzi con Cameron e Hollande previsti tra mercoledì e domenica, ndr) ma anche di qualche paese arabo”.
E’ chiaro che l’operazione deve avere anche il via libera di “almeno uno dei governi libici”. Tobruk sarebbe inutile perchè non controlla le spiagge da dove partono le imbarcazioni.
Con Tripoli, governo islamico non riconosciuto dalla comunità internazionale, “potrebbe essere in corso una forma di interlocuzione”.
Sarebbe una guerra navale sulle coste libiche.
La seconda faccia del Piano B sa un po’ di provocazione ma sarebbe sacrosanta.
Nei giorni scorsi è accaduto un episodio che ha molto irritato palazzo Chigi. La nave militare inglese Bulwwark, impegnata nel canale di Sicilia nell’ambito di Triton-Frontex, ha soccorso un migliaio di migranti in mare e poi li ha scaricati nel porto di Pozzallo in Sicilia.
La manovra era stata sconsigliata dalla Capitaneria di porto che aveva invece pregato la nave di Sua Maestà di attraccare nel porto di Ancona perchè la Sicilia era già in overbooking.
Per tutta risposta il comandante ha disatteso gli ordini sostenendo che “l’unità navale inglese risponde alle disposizioni di Sua Maestà ”. E cioè consegnare i migranti nei porti siciliani.
In casi del genere, suggerisce Sandro Gozi, il sottosegretario con delega agli Affari europei, “possiamo appellarci ad un principio sacrosanto del diritto marittimo internazionale per cui l’attracco deve avvenire nel porto più sicuro. E il porto più sicuro potrebbe non essere italiano”.
Possiamo anche vederla così: Francia, Austria, Slovenia blindano i valichi di frontiera dispiegando gendarmeria e controlli e noi rendiamo indisponibili i nostri porti.
Un braccio di ferro assurdo. Un’ipotesi estrema ma praticabile.
La nave inglese sarebbe così costretta a tenersi il carico di migranti soccorsi.
La via maestra resta sempre il Piano A che prevede due pilastri e senza rinvio: distribuzione dei profughi che hanno diritto all’asilo; immediato rimpatrio nei paesi di origine per chi non ha i requisiti; applicazione immediata, a luglio.
Gozi lavora personalmente al dossier che sarà nuovamente discusso a Bruxelles il 25 giugno.
“Possiamo limare sul numero — dice – scendere rispetto ai 40 mila iniziali ma è chiaro che i 25 paesi devono offrire accoglienza a chi è in fuga da guerre, carestie e persecuzioni”.
E’ indispensabile poi che il piano diventi subito operativo perchè “aspettare settembre significa mettere in ginocchio l’Italia nei mesi estivi”.
Nella IV parte del Piano europeo è tornata, dopo essere scomparsa per qualche giorno, la direttiva su rimpatri e riammissioni. Il tasso europeo di rimpatri si aggira sul 39 per cento.
Quello italiano è molto più basso: nel 2014 sono state riportate nei paesi di origine 14 mila persone che non avevano diritto all’asilo.
Tutto dipende dagli accordi con i paesi ed è chiaro che l’Europa, soprattutto Francia e Inghilterra, ha più potere contrattuale. E abbatterebbe di parecchio i costi.
Un dato è certo: l’Italia non può più sostenere l’emergenza nell’emergenza, le centinaia di “transitanti” che vogliono raggiungere il nord Europa e bloccati ai valichi e nelle stazioni.
L’Italia è per loro solo un luogo di passaggio. Ma alle spalle hanno il mare.
E davanti, da dieci giorni, trovano solo frontiere chiuse.
(da “Huffingtonpost”)
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