IL PROBLEMA VERO NON E’ PERCHE’ MARONI FOSSE ASSENTE ALLA FESTA DELLA REPUBBLICA, MA PERCHE’ STIA AL GOVERNO
CHE IL SASSOFONISTA PREDILIGA “LA GATTA” ALL’INNO NAZIONALE E’ AFFAR SUO… IL PROBLEMA DEGLI ITALIANI E’ CHE QUALCUNO ABBIA FATTO ENTRARE AL GOVERNO UN PARTITO CHE ALL’ART 1 DELLO STATUTO DICHIARA DI “PERSEGUIRE L’INDIPENDENZA DELLA PADANIA SOVRANA”… IN PAESI SERI LA SECESSIONE SI PERSEGUIREBBE PER LEGGE, DA NOI CHI LA PROPUGNA LO FACCIAMO MINISTRO DEGLI INTERNI O DELLE RIFORME
Abbiamo letto che Napolitano era seccato per l’assenza dei ministri leghisti alla cerimonia di celebrazione della Festa della Repubblica.
Alla domanda di come mai fosse assente Maroni, Napolitano ha risposto seccamente: “chiedetelo a lui”.
In seguito, di fronte all’incalzare delle accuse di aver disertato la Festa per una piccola cerimonia a Varese, con sottofondo musicale de “la gatta” di Gino Paoli, Maroni ha precisato: “sono sorpreso della sorpresa del Capo dello Stato, sono dieci anni che festeggio a Varese, è stato sollevato un polverone per riempire le pagine dei giornali”.
Peccato che fossero assenti tutti i leghisti di primo piano: il fatto che il massimo rappresentante fosse il sottosegretario ligure Belsito la dice lunga.
Quello che ci stupisce è che, da sinistra a destra, si siano avanzate critiche per questa defezione.
Se il sassofonista predilige la musica di Gino Paoli all’inno nazionale è affar suo, il problema è un altro: come sia possibile che un esponente di un partito del genere stia al governo.
Troppo comodo sollevare ogni tanto la questione leghista come fatto folkloristico e in relazione a manifestazioni estemporanee.
Se un movimento come la Lega è al governo di un Paese civile, le responsabilità vanno ricercate nella politica del Pdl in primis e anche nel complice corteggiamento della sinistra in secondo luogo.
Ieri due parlamentari europei della Lega hanno dichiarato: “il 2 giugno, come molti milanesi, io lavoro” (Matteo Salvini, senza precisare quale lavoro abbia mai fatto in vita sua) e “quando raggiungeremo il nostro obiettivo, cioè l’indipendenza della Padania, allora sì che avremo la nostra festa” (Mario Borghezio).
Eccessi verbali di Borghezio?
Affatto, basta leggere l’art 1 dello Statuto della Lega: “il movimento politico Lega Nord per l’indipendenza della Padania ha per finalità il conseguimento dell’indipendenza della Padania e il suo riconoscimento internazionale quale repubblica federale indipendente e sovrana”.
In pratica si precisa che il fine è una secessione dalla repubblica italiana, quindi è normale che usino il tricolore per pulirsi il culo (Bossi) o che non gliene freghi nulla di celebrare la festa della Repubblica.
Il problema è perchè si consenta a soggetti del genere di essere ministri e parlamentari (lautamente pagati da Roma ladrona) di questa Repubblica tanto odiata, perchè qualcuno sia stato fatto addirittura ministro degli interni e delle riforme.
Possobile obiezione: una forza politica dell’11% non si può emarginare dal governo del Paese.
Balle: in Francia, il Fronte nazionale di Le Pen è arrivato anche al 17%, eppure Sarkozy al governo non li ha mai chiamati.
Certo qua non abbiamo Sarkò, abbiamo Silviò, quindi tutto è chiaro: per evitare due processi van bene anche i fedeli razzisti padani, ammansiti a suon di poltrone nelle cenette di Arcore.
Sia ben chiaro, non ci troviamo di fronte a gente che la secessione la vuol fare davvero, altrimenti la cosa si risolverebbe facilmente: da una parte gli archibugi degli insorti in Mercedes, dall’altro una bella raffica di mitra dei rappresentanti dello Stato e in dieci minuti la secessione è finita, come prevede peraltro la Costituzione in caso di insurrezione.
Qua siamo di fronte a secessionisti da operetta che lucrano sugli egoismi locali di coloro che pensano solo ai soldi da lasciare “a casa loro” (da intendersi nel senso stretto).
Ma dato che le leggi vietano sia la propaganda contro le istituzioni statali e l’unita dell’Italia, sancita dalla Costituzione, nonchè l’istigazione alla discriminazione e all’odio razziale, basterebbe applicarle.
Invece questo è il Paese e il governo che non solo li accoglie con tutti gli onori, ma dà loro anche il compito di mantenere l’ordine e di riformare il Paese.
Salvo poi far finta di meravigliarsi quando disertano la parata militare del 2 giugno.
In fondo hanno fatto bene a non presentarsi: il loro impeto rivoluzionario e il loro innato coraggio avrebbe potuto spingerli a impugnare, di fronte all’esercito unitario dello Stato italiano, la pistola ad acqua inquinata del Po per l’assalto secessionista finale.
Una bella morte in combattimento, in nome dell’ideale della padagna del magna magna, per riscattare una vita da sguatteri del potere romano.
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