INTERCETTAZIONI: FINI VINCE PER KO TECNICO, IL GOVERNO FA RETROMARCIA
SI POTRA’ INTERCETTARE PER PIU’ DI 75 GIORNI, I PROCESSI IN CORSO SONO SALVI, NIENTE PIU’ RETROATTIVITA’….ACCANTONATO IL PROGETTO DI AMPLIARE I LIMITI DEL SEGRETO DI STATO, SI POTRANNO USARE LE CIMICI LADDOVE NECESSARIO…IL BRACCIO DI FERRO HA VISTO LA VITTORIA DEI FINIANI
Al termine della discussione che stava portando il Pdl sull’orlo del baratro, ovvero della spaccatura definitiva tra maggioranza e opposizione interna, sul tema delle intercettazioni, le truppe finiane portano a casa la vittoria.
L’80% delle richieste di modifica del decreto da loro avanzate sono state accolte: prima della presentazione al Senato, entro martedi saranno predisposti degli appositi emendamenti che di fatto cambieranno il testo fin qui annunciato.
Il termine di 75 giorni per le intercettazioni sarà ampiamente prorogabile, la norma transitoria non comporterà nè l’automatica ricusazione del pm, nè l’invalidamento degli atti compiuti fino a quel momento: in pratica viene meno la retroattività che avrebbe favorito ad es. la cricca del G8.
Inoltre l’emendamendo che ampliava i limiti del segreto di Stato sui colloqui telefonici degli agenti segreti sarà accantonato.
Si potranno usare le cimici ovunque si possano acquisire elementi utili per l’indagine.
Dopo le insistenze dei finiani e del Quirinale si specificherà che il decreto non si applicherà ai processi in corso e si chiarirà che “tutti gli atti compiuti fino a quel momento sono validi”.
Vi sono poi altri due passi indietro sui processi in Tv e sull’allontanamento dei pm sospettati di una fuga di notizie.
Una delle parti del processo potrà negare l’autorizzazione alle riprese, na l’ultima parola spetterà al presidente della Corte.
Il pm denunciato lascerà il processo solo se a deciderlo sarà il capo del’Ufficio, senza automatismi.
Una vittoria a tutto campo dei finiani che sottolineano: “Se ci avessero dato retta da subito, invece che fare la guerra alla Bongiorno quando il ddl era alla Camera, questo testo sarebbe già pronto da due anni. Ci hanno fatto la guerra e hanno perso, non solo nel merito, ma anche nel metodo”.
I falchi del Pdl, quando Ghedini ha illustrato le modifiche decise alla Consulta per la giustizia del partito, sono insorti: “Questo è un cedimento totale alle richieste di Fini”, mentre Ghedini si è difeso parlando di “modifiche procedurali”.
In realtà il cedimento a Fini ha una semplice spiegazione: Berlusconi coi i suoi fidati collaboratori ha spuntato per ore, uno a uno, i nomi dei deputati e senatori fedeli a Fini.
Quando ha dovuto prendere atto che, nonostante le pressioni, sono oltre 40 gli irriducibili ( 30 solo alla Camera), ha capito che la legge non sarebbe mai passata.
Anche perchè Fini stavolta sarebbe andato fino in fondo per una emplice ragione: il 70% degli italiani sulle intercettazioni la pensa come lui.
Per il premier sarebbe stato un suicidio politico.
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