IL PUGNO DI FERRO DI MARINA: IMPONE IL NUOVO TESORIERE, “CHIUDE” LA VENDITA DEL MILAN, BLINDA FININVEST
LA FIGLIA DI SILVIO PIAZZA UOMINI DELL’AZIENDA NEI SETTORI CHIAVI
C’è un filo rosso che unisce la vendita del Milan e il riassetto di Forza Italia, gestito col pugno di ferro. Passando per le nuove nomine in Fininvest. Nell’Impero è l’ora della svolta di Marina Berlusconi. La quale, col consenso del padre, sia pur dubbioso su alcuni dossier, sta mettendo le basi per la nuova era, quella dell’uscita dal campo.
Da padre nobile che si gode la salute ritrovata e il cuore nuovo, senza assecondare l’istinto alla pugna e i suoi rischiosi ritmi.
Ecco il dossier più complicato: il Milan. Forse anche il più “politico” perchè parte integrante della narrazione berlusconiana per un ventennio, quando sarebbe stato inimmaginabile pensare a Berlusconi politico senza Berlusconi patron del Milan.
Tra il 7 e il 15 luglio le firme, poi l’annuncio all’uscita di Berlusconi dal San Raffaele. L’accordo prevede che la cordata cinese acquisterà subito l’80 per cento del Milan — con una valutazione attorno ai 750 milioni (debiti compresi).
Il 20 per cento resta a Fininvest, per tre anni, poi potrà essere rilevato. In questi tre anni Berlusconi rimane presidente, un ruolo evidentemente più onorario che operativo.
Proprio ieri il Cavaliere ne ha parlato con Adriano Galliani e i manager che hanno seguito la trattativa. Ma, raccontano i ben informati, è stato indeciso fino all’ultimo, per ragioni di cuore, dopo trent’anni di presidenza, e consapevole dell’inquietudine dei tifosi.
È stata soprattutto Marina, che ha seguito la trattativa con attenzione, a mantenere la fredda lucidità del manager di fronte alle incertezze dei sentimenti, fornendo così al padre — col suo comportamento — un appoggio per andare avanti in una decisione che, razionalmente, aveva identificato come la più giusta.
L’argomento cessione è entrato nella grande faida tra la famiglia e il famoso cerchio, ormai in dismissione.
“Lo stanno facendo soffrire”, “lui non voleva”, “Marina non asseconda la sua volontà ”: sono alcune delle frasi, pronunciate in modo concitato e scomposto dalle signore che stavano attorno al Cavaliere.
E che hanno sortito, nella primogenita, l’effetto di rafforzarla nei suoi convincimenti di “impacchettarle tutte”.
Tornano con insistenza le voci di un trasloco di Francesca nella villa in Brianza comprata qualche tempo fa Berlusconi, mentre si è di fatto già insediato colui che sostituirà la Rossi nella gestione dei conti di Forza Italia.
È un uomo azienda tout court: Alfonso Cefaliello, trent’anni in Fininvest, poi membro del consiglio di amministrazione del Milan e curatore del progetto del nuovo stadio del club rossonero.
Cefaliello vanta anche un passato in Fininvest. Finora ha affiancato la Rossi. Ora la sostituzione è imminente, nell’ambito di un riassetto complessivo dell’azienda. Cifaliello è molto legato a Danilo Pellegrino, un altro uomo chiave di Marina Berlusconi, nominato ieri amministratore delegato di Fininvest, la holding di famiglia che ha tra i propri asset rilevanti Mediaset, Mondadori, Mediolanum oltre a Milan, partecipazioni in Mediobanca e Teatro Manzoni.
Pellegrino è, in assoluto, uno dei più stretti collaboratori di Marina, sin da quando la primogenita del Cavaliere ha iniziato a lavorare nel gruppo.
Ed è del tutto ovvio che, in questo contesto, il riassetto del partito sia una variabile del resto più che un urgente obiettivo.
Raccontano quelli che ci hanno parlato che Berlusconi è rimasto molto colpito dal successo dei Cinque Stelle: “È innamorato di Di Maio come all’inizio era innamorato di Renzi, gli piace, dice che funziona in tv”.
Ma la politica è nelle salde mani di Gianni Letta, uno che non ha mai amato nè Renzi nè Di Maio nè altri, ma è consapevole che bastano due righe ostili in un decreto per colpire gli interessi aziendali e quindi col potere si tratta.
E dunque meglio non innervosire i manovratori. Anzi, ora che Renzi appare in difficoltà già sogna le larghe intese dopo il referendum.
Non proprio la costruzione di una alternativa.
Un ex ministro di Forza Italia varcando il Transatlantico, ammette sconsolato: “La verità è che noi non ci siamo e non c’è più il centrodestra. Altro che direttori, cabine di regia. Il paese sta archiviando Renzi e noi siamo appesi a una stanza del San Raffele, sperando che il futuro passi di là . C’è l’azienda e basta”.
A rifletterci il finale è all’insegna del paradosso, dopo anni di tormentone sulla discesa in campo di Marina.
Ecco, Marina è scesa in campo. E questo coincide con la grande dismissione della politica, delle sue strutture, di badandi e codazzi. E con essa del Milan.
(da “Huffingtonpost”)
Leave a Reply