IL VERTICE RAI SCELTO DA LETTA E DALLA BOSCHI, SCONFITTA DI RENZI
IL NUOVO NAZARENO: RENZI AVREBBE VOLUTO SIMONA ERCOLANI
Che dice Gianni Letta?”. Così s’è ridotto il Rottamatore, appeso agli umori di Silvio Berlusconi, costretto a plasmare un patto con l’ex Cavaliere, non più del Nazareno, ma di Viale Mazzini, per archiviare in posizione di debolezza la pratica Rai.
“Che dice Gianni Letta?”. All’ennesima identica domanda, il ministro Maria Elena Boschi, che da mesi coltiva il rapporto con sua eminenza Letta e dam e tenta di carpirne i segreti in nome e per conto delle riforme boschiane, ha risposto: “Dice sì, per Monica Maggioni”.
E come poteva, l’immarcescibile Letta, classe ’34, negare il nullaosta per la Maggioni? Una giornalista che Gianni ha allevato a distanza, infilato in decine di liste per scalare Viale Mazzini, indicata già come direttore del Tg1, ma bocciata un paio di anni fa perchè considerata troppo smaccatamente di destra da Pier Luigi Bersani. Troppo legata al regno di Arcore, troppo addestrata per “tradire” in passato Augusto Minzolini al Tg1, nonostante mezza redazione — quella non sedata da prebende — gli fosse ostile.
È la Maggioni, non un’omonima, che si schierò in favore di Minzolini nel referendum di Saxa Rubra in epoca di controllo militare dell’informazione di Berlusconi.
Così si è ridotto il Rottamatore, capace di accettare senza isterismi nè proteste il veto di Forza Italia su Simona Ercolani, proposta da Antonello Giacomelli e, soprattutto, da Luca Lotti, lo scudiero di sempre, l’amico che durante le riunioni in macchina metteva su la musica leggera anni ’80 che tanto piacere e tanto magone provoca al fiorentino.
C’è la firma di Gianni Letta con l’inchiostro di Berlusconi sul foglio di nomina per la Maggioni.
E per Renzi è davvero un sollievo. Perchè ancora non ha smaltito la figuraccia in commissione di Vigilanza Rai, la dannosa narrazione che trasmette quel Cda farcito con carneadi, portaborse e trasformisti dai capigruppo Ettore Rosato e Luigi Zanda, umiliati dal collega Paolo Romani perchè poco ferrati con le tabelline (solo tre consiglieri su sette è un fallimento per il Nazareno) e molto ingenui nel mediare con la minoranza.
Ha un po’ di colpe pure Luca Lotti, chiamato a sorvegliare mentre il capo rientrava dal Giappone, però distratto, non incisivo nel momento topico.
Allora conviene riesumare il patto con l’ex Cavaliere, srotolare la mappa di Viale Mazzini e avviare una spartizione totale: a Renzi va il direttore generale Antonio Campo Dall’Orto, a Berlusconi andrà un vice (in corsa c’è Giancarlo Leone), il presidente Maggioni è in condominio, le testate giornalistiche e i vertici dei canali si valutano assieme da settembre.
E chi valuta per Renzi? Non soltanto Lotti, non più un Matteo Orfini qualsiasi nè un deputato semplice che frequenta la Vigilanza Rai, ma la Boschi.
Perchè la Boschi ha quel dialogo già aperto e intenso con Gianni Letta, e questa sintonia può tornare preziosa per la maggioranza fragile di Palazzo Madama.
Carlo Tecce
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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