IN AUTUNNO C’È IL CONGRESSO DELLA LEGA IN LOMBARDIA, DOVE MASSIMILIANO ROMEO SFIDA IL FEDELISSIMO DI SALVINI ANDREA CRIPPA: CHE SUCCEDE SE VINCONO I “DISSIDENTI”?
LE TURBE DI VANNACCI: CHE VUOLE FARE IL GENERALE CON IL SUO “COMITATO”?,,, LA RAI: SALVINI VUOLE DIMOSTRARE DI CONTARE QUALCOSA MA LA MELONI FRENA…IL “CAPITONE” SPENDACCIONE FA VENIRE IL MAL DI PANCIA AL “RIGOROSO” GIORGETTI
Ma quanti problemi ci sono sul Carroccio-catorcio di Matteo Salvini? Il Capitone strepita e ogni giorno dà il suo contributo per indebolire la leadership di Giorgia Meloni.
Ma l’agitazione del leghista non è solo una strategia anti-Ducetta. Salvini si deve guardare le spalle dai suoi avversari interni, deve fare i conti con un consenso in picchiata, e allo stesso tempo vuole conservare il potere all’interno del suo partito.
I “dossier” che turbano le notti dell’ex reuccio del Papeete sono cinque.
1) Il congresso in Lombardia
In autunno si terrà il congresso per decidere chi dovrà guidare il partito in Lombardia, regione chiave del leghismo. In quella sede si sfideranno il turbo-salviniano Andrea Crippa e l’anti-salviniano Massimiliano Romeo, molto critico su quasi tutte le ultime scelte del Capitone.
2) Vannacci
Il generale, che è stato paracadutato all’europarlamento grazie alla candidatura concessagli da Salvini, vorrebbe restare al fianco del ministro delle Infrastrutture, ma i suoi sostenitori-fedayn lo tempestano di mail incensandolo oltremodo: “Sei un leader”, “Non puoi stare sotto Salvini”, “Devi creare un tuo partito”.
E il militare vanesio sta valutando il da farsi: sicuramente entro ottobre dovrà decidere se il “comitato Mondo al Contrario” si limiterà ad essere un movimento interno alla Lega oppure autonomo da essa. Forse più la seconda, ma ancora è tutto in divenire, come fa intendere Umberto Fusco, 68 anni, ex militare in carriera, senatore della Lega fino al 2022, “poi passato a Forza Italia e adesso rapito dal verbo vannacciano”, come scrive “Repubblica”: “Il generale lo conoscevo da prima, da militare, mi sono congedato nel 2008 con il grado di tenente colonnello”, racconta.
Fusco ha riallacciato i rapporti con l’attuale eurodeputato eletto con la Lega. Ed eccoci qui, alla formazione di un partito, di un correntone nel Carroccio, vai a sapere: ‘Sarà la festa di chi sta vicino a Vannacci – mette le mani avanti Fusco – Non parliamo di partiti o altro, sarà poi il generale che deciderà'”. Di sicuro qualcosa in più si intuirà al ritrovo di Pontida del 6 ottobre, dove Vannacci è stato invitato a parlare al popolino leghista.
3) Rai
Salvini vuole dimostrare di contare qualcosa nella maggioranza con uno sfoggio di potere a Viale Mazzini: nella diatriba sulle nomine Giorgia Meloni ha fatto presente al leghista di voler mantenere le promesse: nominare Giampaolo Rossi amministratore delegato e Simona Agnes (in quota Forza Italia- Gianni Letta) presidente.
La Ducetta ha anche rintuzzato le ambizioni di poltrone del fidanzato di Francesca Verdini sostenendo che gli assetti interni si discutono con l’amministratore delegato. La poltrona di direttore generale o quella di Rai Cultura, molto ambite dalla Lega, dovranno essere negoziate direttamente con Rossi
4) Il rapporto con Giorgetti
Salvini, si sa, è uno spendaccione: vorrebbe attingere al bilancio dello Stato per mantenere tutte le sue promesse elettorali, a partire dalla costosissima riforma delle pensioni (“Stop alla Fornero”).
Il ministro dell’Economia Giorgetti, invece, in vista della legge finanziaria 2024, ha già fatto capire di tenere i cordoni della borsa strettissimi: non ha intenzione di sgarrare rispetto ai parametri europei.
Non solo: l’economista di Cazzago Brabbia vorrebbe mandare un segnale di distensione a Bruxelles procedendo alla ratifica del Mes, a cui Salvini, invece, è contrarissimo (l’Italia è l’unico paese dell’area Euro a non averlo approvato).
Poi ci sarà da trattare – e bene – con l’Europa, sull’allentamento dei vincoli del nuovo Patto di stabilità, che Salvini preferirebbe ignorare completamente, mentre Giorgetti non vede l’ora di adeguarsi alle mordacchie dell’Ue, così da non dover mercanteggiare le liste della spesa con gli incauti ministri.
5) Il rapporto con Meloni
Il conflitto tra la premier e il suo vice è ormai a tutto campo, i due si scontrano su ogni dossier e non si risparmiano calcioni e gomitate (politica estera, rapporti con Bruxelles, nomine Rai, lite sul terzo mandato, giustizia, e poi i candidati da trovare per Liguria, Umbria e Emilia Romagna).
I prossimi temi di scazzo saranno l’autonomia regionale e l’invio di armi all’Ucraina. Nel primo caso, sulla riforma cara alla Lega, Giorgia Meloni ha un po’ scaricato il “Capitone”, che ha voluto portare subito a casa l’approvazione, ma si ritrova tutti contro. Della serie: hai voluto la riforma in tempi rapidi, e ora pedala!
L’accelerazione sull’autonomia ha compattato l’intera opposizione e ha fatto imbizzarrire anche Forza Italia (con con i portatori di voti Occhiuto-Martusciello-Schifani è a trazione meridionale), e quella parte di Fratelli d’Italia da sempre statalista contraria a cedere alle regioni importanti pezzi di potere dello Stato centrale.
Senza considerare i governatori leghisti, Zaia e Fedriga, che chiedono un’ulteriore passo avanti nel progetto di autonomia nelle materie che non necessitano dell’approvazione dei Lep (i livelli essenziali di prestazioni). Come scrive Lorenzo De Cicco su “Repubblica” raccontando il faccia a faccia di ieri del “Doge” con Salvini: “Zaia spera che il tavolo di trattativa col governo per la cessione delle prime 9 materie parta poco dopo l’estate. Da ottobre”.
Sull’invio di armi a Kiev, a cui Salvini da sempre è contrario per non irritare il suo vecchio amico Vladimir Putin, Giorgia Meloni invece traccheggia e vuole prendere tempo: l’obiettivo della premier è rinviare ogni decisione a dopo il risultato elettorale delle presidenziali americane. Se vince Trump, le carte si rimescoleranno…
(da Dagoreport)
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