IN ITALIA I PROFESSORI SONO SOTTOPAGATI E ABBANDONATI A SE STESSI, MA SI PENSA SOLO AI TAGLI
DAL RAPPORTO OCSE EMERGE UN QUADRO DESOLANTE DELLA SCUOLA ITALIANA… SI INVESTE NELL’ISTRUZIONE MENO DEGLI ALTRI STATI EUROPEI.….IL LIVELLO DI APPRENDIMENTO E’ TRA I PIU’ BASSI, I CRITERI DI VALUTAZIONE DEI DOCENTI INESISTENTE
Sono pagati una miseria, rispetto agli altri Paesi europei, restano abbandonati a sè stessi, privati di un moderno sistema di valutazione: sono gli insegnanti della scuola italiana, quale emerge dall’impietoso quadro tracciato dal rapporto dell’Ocse.
Risultano eccessive le ore di insegnamento e vi sono troppi docenti rispetto agli studenti: uno ogni 11 rispetto a una media di 1 ogni 16.
L’Italia risulta il Paese che investe meno delle altre nazioni nell’istruzione e nell’Università e i risultati dei livelli di apprendimento relegano l’Italia nelle parti basse della graduatoria internazionale.
Partiamo dagli stipendi.
Nella scuola primaria in Italia gli stipendi oscillano tra 24.945 euro a inizio carriera e 36.765 alla fine, mentre la media Ocse va da 28.678 a 47.747 euro.
Nella scuola secondaria di primo grado in Italia si passa da 26.877 a inizio carriera a 40.351 alla fine, contro una media europea che oscilla tra i 31.000 euro e i 51.470 euro.
Alle superiori in Italia gli stipendi vanno da 26.877 appena assunti a 42.179 euro finali, mentre la media Ocse oscilla tra i 32.183 e i 54.440.
In pratica i docenti italiani vengono pagati almeno il 20%-25% in meno dei loro colleghi europei. Ma chissà perchè la Gelmini di questo non parla.
In compenso taglia 42.000 insegnanti per risparmiare 8 miliardi di euro, unica e vera motivazione spacciata per riforma.
Qualcuno potrà obiettare che gli insegnati in Italia sono troppi rispetto agli alunni, se paragonati ad altri Paesi europei.
In verità la comparazione degli organici non è possibile perchè da noi gli 80.000 insegnanti di sostegno sono a carico del Ministero della Pubblica Istruzione, mentre nel resto d’Europa dipendono da quello del Welfare e quindi in realtà la forbice è minima.
Non solo: noi abbiamo quasi 20.000 insegnati di religione cattolica assunti con contratto a tempo indeterminato, caso unico in Europa.
In pratica dai dati Ocse occorrerebbe scorporare ben 100.000 insegnanti, un ottavo dell’intero corpo docente e allora il rapporto docenti-alunni marcerebbe sulla media europea.
Questo per eliminare un luogo comune infondato che spesso giustifica il discorso dei tagli.
Il numero delle ore trascorse in classe da parte degli studenti italiani è di 1.098 ore rispetto alla media europea di 977, ma anche qua le cose stanno diversamente.
Noi abbiamo un’organizzazione del lavoro ottocentesca, fatta di compiti in classe, esercizi, interrogazioni.
Nei Paesi con un sistema moderno di istruzione, più della metà delle ore di insegnamento si fanno in laboratorio o all’esterno della scuola: in Finlandia, nazione che risulta in testa alle valutazioni Ocse, alla fine le ore dedicate allo studio a scuola sono molto superiori a quelle italiane.
Per finire con la valutazione dei docenti: il 50% degli insegnanti non viene mai valutato in Italia da strutture ad hoc e il 20% non riceve giudizi neanche all’interno della propria scuola.
Quanto al livello di istruzione in Italia, la percentuale di crescita annua delle persone in possesso di diploma è solo del 6%, inferiore persino al 7% di Spagna, Turchia e Polonia.
Come si può quindi notare la riforma della scuola passa attraverso scelte di metodo che si riveleranno strategiche nei prossimi anni, una strada che stanno percorrendo altre nazioni europee. In Italia invece che aumentare gli investimenti nella scuola pubblica e nell’Istruzione, si pensa a tagliare cattedre e posti.
E si spaccia questa necessità finanziaria per riforma della scuola.
Indubbiamente sappiamo essere originali
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