IN ITALIA O HAI I SOLDI O NON TI CURI
PROMESSE SOVRANISTE IN FUMO: SALTA IL PIANO DI ASSUNZIONI, SOLO POCHE DECINE DI EURO IN PIU’ PER I MEDICI
Niente piano di 30mila assunzioni per medici e infermieri, saltata anche la defiscalizzazione dell’indennità di specificità medica trasformata in una mancetta da 50 milioni nel 2025 che porterà poche decine di euro nelle tasche dei dottori.
Non c’è traccia nemmeno di stanziamenti per pagare i camici bianchi che fuori orari di lavoro si impegnassero a smaltire le liste di attesa, mentre il prossimo anno 61,5 milioni andranno ai privati convenzionati per aumentare l’offerta di prestazioni proprio al fine di accorciare i tempi per visite e accertamenti. Somma che sale a 123 milioni nel 2026.
Ma soprattutto nella manovra appena firmata dal Presidente Mattarella non ci sono nella realtà soldi in più di quelli già previsti a legislazione vigente, ossia ante-manovra. L’articolo 47 sul rifinanziamento del Servizio sanitario nazionale in realtà, oltre il miliardo e passa già previsto per il 2025 della manovra dello scorso anno, stanzia un ulteriore miliardo e 302 milioni. Poca roba si dirà, ma in realtà non ci sarebbero nemmeno quelli perché da quanto risulta agli ambienti dello stesso ministero della Salute oltre un miliardo sarebbe vincolato al rinnovo del contratto 2025-27 dei dipendenti di Asl e ospedali. Soldi insomma che non sarebbero utilizzabili per finanziare alcun ché di nuovo.
I fondi crescono poi di 5,078 miliardi nel 2026 e di 5,780 l’anno successivo. Ma anche in questo caso non è tutto oro quello che luccica perché nel computo vengono di volta in volta aggiunti soldi in più stanziati gli anni precedenti. Detto altrimenti i 5,780 miliardi in più del 2026 si intendono rispetto al 2024, mentre in raffronto all’anno precedente sarebbero i 3,6 miliardi annuncianti da Giorgia Meloni il giorno dopo il varo della manovra.
Dal testo scompare anche l’annunciato aumento dello 0,55% del tetto per la farmaceutica, che sarebbe valso 880 milioni. Tutti soldi che dovranno ripienare per metà le regioni e per l’altra metà le aziende del farmaco, visto che la spesa per pillole e sciroppi è destinata anche quest’anno a sfondare non di poco il tetto prefissato, oltre il quale scatta il meccanismo del pay back.
Restano invece gli aumenti per i medici specializzandi, che sarà del 5%, mentre un aumento del 50% della parte variabile della loro retribuzione è prevista per le specialità meno attrattive, come anestesia e rianimazione, medicina d’emergenza e urgenza, chirurgia generale e terapia intensiva, per citarne alcune di quelle elencate nel testo della manovra.
In partenza un miliardo era previsto per l’aggiornamento dei Drg, le tariffe con le quali le Regioni rimborsano i ricoveri di ospedali e strutture private convenzionate, ferme da 20 anni. Uno stallo che porta i privati a scaricare sul pubblico le prestazioni meno remunerative con effetti negativi sulle liste di attesa. Per il prossimo anno non si andrà oltre 77 milioni, mentre per vedere il miliardo annunciato bisognerà attendere il 2026.
Rimarranno invece delusi i camici bianchi ospedalieri che speravano nella flat tax al 15% sull’indennità di specificità medica percepita da tutti e che si sarebbe così incrementata di circa 250 euro mensili netti grazie a un finanziamento che si era ipotizzato di circa 380 milioni. Poi si è annunciata una defiscalizzazione in due tranche, il prossimo anno con un prelievo portato dal 43 al 30% per poi dimezzarsi nel 2026. Ora invece la defiscalizzazione viene sostituita da un incremento dell’indennità di specificità medica finanziato con appena 50 milioni nel 2025 e 327 nel 2026. Ancora meno, 35 milioni il prossino anno e 285 in quello successivo sono stanziati per incrementare la stessa indennità percepita dagli infermieri.
Briciole che già fanno prospettare un autunno caldo per la sanità, con i camici bianchi che già prima di queste magre cifre avevano minacciato di incrociare le braccia.
(da La Stampa)
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