IN LOMBARDIA IL 25% DEI LEGHISTI E’ CONTRO LA SVOLTA DI MARONI: “CI SIAMO TERRONIZZATIâ€
AL CONGRESSO DI BERGAMO L’AUTOCRITICA DEI LUMBARD TRA FORTI DIVISIONI INTERNE E PRETORIANI MINACCIOSI
Solo un accenno di rissa, quando Cesarino Monti rivendica i suoi 65 anni, la sua fede e il suo fastidio: «Sono bossiano e non mi vergogno. Io voglio star vicino a quell’uomo, un uomo che soffre. Quando mi ha chiamato perchè ho un tumore gli ho detto “Umberto, sono più dispiaciuto per la Lega che per me: per il cancro che è entrato tra noi e ha trasformato la Lega in un “postificio”».
Tra i delegati c’è chi grida «Cesarino, Cesarino!».
C’è chi lo fischia. Insomma, a momenti parapiglia.
Non se le sono date, sotto il tendone. Ma quante se ne sono dette, venerdì notte, i delegati.
Cesarino Monti è bossiano orgoglioso.
Gli altri, quasi tutti i delegati, leghisti orgogliosi.
Avevano ascoltato Roberto Castelli e Roberto Calderoli, qui in versione tenerone padano: «Basta con la Lega dell’odio, avanti con la Lega dell’amore».
E vai con le mazzate, con l’ex assessore regionale Corrado Della Torre che lo maltratta: «Sentirsi fare la paternale da te, che hai eseguito il peggior berlusconismo con il ghigno più servile…».
Vecchi rancori, forse. Ma pure una certa rabbia contro la nomenklatura.
Un delegato bergamasco in camicia verde: «Voglio sentire una parola sola: scusa. Quella che dovremmo dire alla nostra gente».
Leghisti orgogliosi e ancora storditi. Come l’assessore regionale Daniele Belotti: «La cosa più brutta è il nostro crollo morale, è andare in giro e sentirsi presi per il culo».
Ancora l’altro bergamasco in camicia verde: «Un movimento di popolo non può diventare uno stipendificio. E troppi nella Lega senza uno stipendio dalla politica non saprebbero cosa fare nella vita».
E Alessandro Vedani, già sindaco di Buguggiate: «O ci rinnoviamo in fretta o ci penserà il voto a mandarci via. Basta con la sclerotizzazione della Lega. Basta con figli e amici e amiche e amichette».
Dal palco sfoghi, amarezze, i toni di chi ci ha sofferto e ci soffre ancora.
Nella notte di venerdì erano stati proprio i varesini, cresciuti con Bossi e Maroni, a condannare una Lega che non piace più.
Come Stefano Candiani, già sindaco di Tradate: «certi nostri parlamentari sembrano mercenari al banchetto romano. E noi non siamo nati per governare a Roma, ma per cambiare il sistema. Il risultato è che alla Padania non crede più nessuno, non ci crediamo nemmeno noi. La Lega in questi anni si è “terronizzata”. E adesso dovremo imparare a dare contenuto a quello che diciamo. Dobbiamo essere credibili».
Contro le «badanti, le Trote e le Pantegane», è quasi facile prendere l’applauso così.
Più difficile, ed è il caso del senatore Giovanni Torri, prendere il microfono per rivendicare una posizione ormai di minoranza: «da quando qualcuno ha parlato di Lega degli Onesti ecco che è partita la magistratura…».
E’ quel che sostengono i bossiani, i reduci del “Cerchio Magico”. «Non si può continuare a sparare sulla croce Rossa», che in questo caso sarebbe Renzo, il figlio di Bossi.
E si stupisce, «schifato», quando scopre che tra i delegati c’è Nadia Degrada, la segretaria intercettata con il tesoriere Belsito. «Non ci volevo credere…».
Ha vinto Salvini, evviva Salvini.
Ma ci sono Cesarino Monti, Torri, quel 25% di leghisti lombardi che credono ancora in Bossi e non riescono ad immaginare un futuro con la Lega di Maroni.
Più che nostalgici, come Monti, non ci vogliono credere, non capiscono cosa stia succedendo.
«Io in 23 anni non ho mai chiamato il Capo -si toglie il cappellino e si sfoga Monti- Non gli ho mai chiesto un appuntamento o un posto. Ma adesso vedo tutti quelli che si mettevano in fila davanti alla stanza del capo che non ci sono più, e non ci sono più perchè temono per la loro carriera politica, perchè loro sono cresciuti nello “stipendificio”».
Bossi si sta alzando dalla prima fila, il palcoscenico non è più per lui, se ne andrà da solo. «Hanno fatto un congresso vicino al manicomio», diceva l’altra notte alle due, nella hall dell’Una hotel.
E forse non era solo una battuta.
Quante ne ha sentite, il vecchio Capo…
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