“INASPRIRE LE PENE NON SERVE A NULLA”: L’EX CAPO DELLA POLIZIA, FRANCO GABRIELLI, SUONA LA SVEGLIA AL GOVERNO CHE PER RISPONDERE ALL’ONDATA DI DOSSIERINI VUOLE CREARE NUOVI REATI
“NON È POSSIBILE BUTTARLA COME AL SOLITO IN CACIARA GRIDANDO ALL’EVERSIONE, AL COMPLOTTO E ALLE TEORIE PIÙ FANTASMAGORICHE. QUI È NECESSARIO PRENDERE COSCIENZA: IL PROBLEMA È CHE IL 90 PER CENTO DELLE BANCHE DATI PUBBLICHE DI QUESTO PAESE SONO INSICURE”
“Basito” non dalla cronaca di questi giorni, ma “sono stupito che ci si stupisca”. E’ quanto dice, in una intervista a La Repubblica, Franco Gabrielli, ex capo della Polizia e già direttore dell’Aisi, intervenendo sull’inchiesta di Milano riguardo ai dossieraggi.
“Com’è possibile che nel 2024, in un tempo in cui le informazioni sono milioni e facili da reperire, qualcuno pensi che non esista un mercato?
Nel deep e dark web da sempre c’è un mercimonio: si vendono e si comprano informazioni per danneggiare o ricattare avversari. I dossieraggi fanno parte della nostra storia – sottolinea Gabrielli – Questa indagine di Milano, d’altronde, assomiglia molto a quella di 18 anni fa sull’affaire Telecom dove, vorrei ricordare, è stato posto anche un segreto di Stato”.
Secondo Gabrielli “non è possibile buttarla come al solito in caciara gridando all’eversione, al complotto e alle teorie più fantasmagoriche. Qui è necessario prendere coscienza: il problema è che, come diceva il ministro Vittorio Colao, il 90 per cento delle banche dati pubbliche di questo Paese sono insicure.
Il fatto che ci mette davanti l’indagine della procura di Milano non è certo lo spione di turno. Ma lo stato di salute delle nostre infrastrutture. È un dato di fatto che ci sono delle persone che delinquono, e direi che su questo non c’è da sorprendersi. Il dibattito non può esaurirsi qui. Dobbiamo chiederci: cosa si sta facendo perché ciò non avvenga?”. Ed “io credo siano necessari investimenti importanti. Ma prima di tutto c’è un dato culturale: bisogna capire che la sicurezza costa. Inasprire le pene, creare nuovi reati, non costa invece niente.
Ma non serve a nulla, se non a intercettare un dividendo di consenso immediato. Mettere mano alla sicurezza delle infrastrutture, controllarle, sanzionarle è molto più dispendioso”.
Dall’inchiesta di Milano emerge anche la difficoltà dei controlli su ditte esterne che si occupano della manutenzione delle reti. “In questo Paese – afferma Gabrielli – manca purtroppo il concetto di infrastruttura critica che deve essere di esclusiva competenza pubblica. Perché quelle banche dati custodiscono i nostri dati sanitari, finanziari, economici, di giustizia, la nostra libertà. Guardate, quello che ha scoperto la procura di Milano è gravissimo. Ma temo sia ancora molto poco”.
(da ilfattoquotidiano.it)
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