“INTERVIENI SUI GIUDICI E TI RINNOVIAMO LA NOMINA”: LA FRASE CHE INCASTRA IL LEGHISTA BRUZZONE
PARLA LA MOGLIE DEL MAGISTRATO CHE HA DENUNCIATO L’ILLECITO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE DELLA LIGURIA, GIA’ COINVOLTO CON L’ALTRO LEGHISTA RIXI NEL PROCESSO PER LE SPESE PAZZE… MA IL MANDATO DI ARRESTO PER LA CASTA PADANA NON ESISTE … TOTI SENZA DIGNITA’ FA FINTA DI NULLA, LE OPPOSIZIONI DORMONO
La proposta d’uno scambio secco: «Tu intervieni tramite tuo marito sull’inchiesta spese pazze, e il presidente ti rinnova per cinque anni l’incarico».
L’exploit dello stesso presidente durante un colloquio faccia a faccia: «Ora capisce cosa significa subire delle ingiustizie?».
Le confidenze ad alcune colleghe, che hanno poi confermato date e circostanze agli inquirenti.
E un arco di tempo – dal novembre/dicembre 2015 al marzo scorso – durante il quale è andata in scena una vicenda che rischia di terremotare la maggioranza di centrodestra in Regione.
Incontro riservato
Secondo il pubblico ministero Massimo Terrile che lo ascolterà domani, Bruzzone ha fatto pressioni su Afra Serini, dipendente della Regione e moglie del pm Alberto Lari in servizio a Genova, affinchè insieme al marito si prodigasse per limitare i danni del caso scontrini, in cui lo stesso Bruzzone è coinvolto.
Sempre agli occhi degli investigatori il politico non ha agito in prima persona, ma con l’iniziale collaborazione della segretaria Anna Cavallini, indagata per lo stesso reato. Ed entrambi, sostiene l’accusa, hanno usato come merce di scambio il rinnovo dell’incarico di capo di gabinetto all’ufficio di presidenza, che Serini ha ricoperto fino a marzo, quand’è stata di fatto silurata dopo la scadenza.
Questa scansione è basata in primis sulle rivelazioni che la funzionaria ha fornito nel corso di vari interrogatori andati in scena a fine marzo, quando si è rivolta per la prima volta ai magistrati.
La donna (è attualmente assistita dall’avvocato Chiara Antola) ha spiegato che ai primi di dicembre aveva ricevuto una richiesta di colloquio urgente da parte della più stretta collaboratrice di Bruzzone.
“Siamo andate in una stanza a parlare — ha raccontato al magistrato —, lei ha chiuso a chiave la porta e mi ha detto che se non intervenivo con mio marito per le ‘spese pazze’, non mi avrebbero rinnovato il ruolo che ricoprivo”.
Il capo di gabinetto è sconcertata e chiede un incontro con Bruzzone. Lui la fa aspettare parecchio, fin dopo Natale. Quando la riceve, rimane evasivo, parla di richieste di autorizzazioni difficili da ottenere”
La dirigente non ha ceduto al ricatto, non ha chiesto al marito, il magistrato Alberto Lari, di mettere una buona parola per lui. Male.
Bruzzone fa intendere a Serini cosa abbia provocato non aver accettato determinate condizioni e che la sua carriera è in pericolo. “Una situazione problematica”, l’avverte prima di congedarla. È l’epilogo di un lungo e pressante tentativo di uscire dalle sabbie mobili, iniziato ai primi di dicembre.
Parallelamente c’è l’inchiesta madre in cui Bruzzone è stato rinviato a giudizio con Edoardo Rixi, attuale assessore allo Sviluppo Economico in Regione e vice segretario nazionale di Matteo Salvini e l’ex consigliere regionale Maurizio Torterolo.
I tre leghisti tra il 2010 e 2012 avrebbero speso i soldi pubblici per scopi personali e non istituzionali e di funzionamento del gruppo. Torterolo in sede di udienza preliminare ha patteggiato due anni.
(da agenzie)
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