INTERVISTA A COHN-BENDIT: “RENZI? NON SO SE SIA DI DESTRA O DI SINISTRA”
“I PARTITI SOCIALISTI SONO VECCHI E NON ATTIRANO PIU’ I GIOVANI”
Che aspetto ha l’irregolare premier Renzi agli occhi di un trasgressivo doc come Daniel Cohn-Bendit, rottamatore ante litteram di qualsiasi regola scritta prima e dopo il suo ’68?
«Difficile giudicare, Renzi è stato sindaco di Firenze ma non ha esperienza di governo» risponde il leader «liberale-libertario» del maggio francese passato negli anni dalla fede marxista a quella nell’Europa, dove è stato a lungo parlamentare dei Verdi. Un ecologista convinto che, diversamente dai NoTav, difende l’alta velocità .
Basta l’adrenalina di Renzi a fare un leader politico?
«L’energia è importante soprattutto in un paese bloccato come l’Italia che resiste ai cambiamenti. Ma non è sufficiente. Personalmente non ho ancora capito la sua posizione politica, se è un liberale o se è per le regole. Sembra un libro aperto ma con le pagine bianche».
È un libro rivoluzionario?
«Di certo Renzi ha fatto una rivoluzione, nel senso che ha preso il potere con una rivolta interna al suo partito. Non so però dove vada questa rivoluzione, a destra, a sinistra, verso l’altro, verso il basso..»
Il debutto internazionale del neo premier italiano è stato il congresso romano del PSE. Che peso ha oggi la famiglia socialista in Europa?
«Grazie a un paio di governi i socialisti potrebbero avere un ruolo ma non si mettono d’accordo. Hollande non ha saputo lavorare nè con i suoi colleghi italiani nè con gli spagnoli. Il limite del PSE è che manca di una strategia riformista e socialdemocratica per l’Europa».
Renzi ha parlato dell’Europa dei popoli, dell’urgenza di colmare lo spread sociale prima di quello politico.
«Belle frasi ma del tipo che possono essere pronunciate da tutti, conservatori compresi. Nessuno direbbe mai che vuole l’Europa dei governi. Il punto è avere una visione, lavorare perchè gli Stati Uniti d’Europa diventino una realtà che si muove compatta sul riscaldamento globale, su come regolare la globalizzazione, sulla difesa delle economie dei paesi del sud dall’attacco dei mercati, sull’ambiente. Ecco, Renzi non ha idee sull’ecologia, pare qualcosa che per lui non esiste».
Dopo il voto del 25 maggio il Parlamento di Strasburgo sarà invaso dai barbari, populisti, nazionalisti, neonazi?
«Ci sarà un’avanzata dei populismi. Ma non prenderanno la maggioranza. Tra l’altro sono molto diversi l’uno dall’altro, si va dal qualunquismo italiano alla Beppe Grillo al nazionalismo francese. Ma il loro impatto dipenderà dalla resistenza che sapranno apporre le forze democratiche disposte a fare compromessi, i conservatori, i socialisti, i liberali, i verdi di cui in Italia parlate così poco».
Dei verdi italiani si parla quando ci sono proteste NoTav.
«In Italia ci sono forze con un potenziale ecologista. La Tav è fondamentale se vogliamo ridurre l’impatto degli aerei. Ma la questione è complessa: se non può passare da lì, la discussione non dovrebbe vertere sul no ma sul dove farla passare in alternativa. Io credo che ci serva».
Vent’anni fa l’Europa era sinonimo di Erasmus per i giovani, un vero mito. Come mai oggi interessa così poco ai ragazzi?
«I giovani vivono l’Europa quotidianamente, vedi italiani, francesi, spagnoli, lavorare in tutte le città di tutti i paesi. Solo che seppure sono nell’associazionismo non si interessano alla politica tradizionale. Il problema è che oggi Bruxelles fa una politica tradizionale. Io vorrei che la Commissione finanziasse ogni anno lo studio all’estero di un milione di studenti europei che poi statisticamente si fidanzerebbero tra loro. Che nazionalità avrebbe il figlio di un’olandese nata a Amsterdam da genitori turchi e un francese nato a Parigi da genitori marocchini? Europea».
Una volta i partiti socialisti e comunisti seducevano i giovani. Oggi, se va bene, i loro genitori. Come mai?
«Perchè i partiti socialisti sono vecchi e non solo sull’Europa. Come può un giovane essere attratto da Hollande? Lo dico da verde, ma è così. Dobbiamo parlare ai ragazzi, spiegare loro che in un futuro prossimo la soluzione a tanti problemi non sarà più nazionale, dal clima al regolamentare la globalizzazione, e la sovranità europea farà la differenza. Anche oggi potremmo sperare di avere un peso sulla crisi Ucraina se, per esempio, dicessimo in coro a Putin che nessuno parteciperà alla Coppa del mondo tra quattro anni e mezzo e i suoi stadi resteranno vuoti. Tra trent’anni nè la Francia, nè l’Italia nè la Germania saranno nel G8. O conteremo qualcosa nel mondo come Europa o saremo nulla»
Francesca Paci
(da “la Stampa”)
Leave a Reply