INTERVISTA A NICOLA MORRA: “TORNIAMO AL M5S SENZA LEADER”
“PER RISOLVERE I PROBLEMI BISOGNA PARTIRE DALLA BASE”
“La razionalità prevale sempre. Non stiamo assistendo a una lacerazione, ma a un’evoluzione, una crescita”. Nicola Morra ha un eloquio inconfondibile, cita Dante, Kant e Luciano Canfora.
Butta acqua sul fuoco dell’incendiaria riunione di qualche giorno fa al Senato, ma la sua idea di evoluzione è ben precisa, e non piacerà a qualcuno: “Dobbiamo ritornare all’intuizione di Gianroberto, secondo il quale la grande forza del Movimento è sempre stata quella di svilupparsi senza leader. Dobbiamo recuperare quel modello visionario”.
C’è qualcosa che non va in come M5s è cambiato nell’ultimo periodo?
Il Movimento è nato circondato da grande entusiasmo, perchè ha permesso a tanti cittadini di sentirsi parte di un progetto comune. Soprattutto soggetti dimenticati, o emarginati, perchè in questo paese c’è una grande domanda di giustizia sociale rimasta inevasa. Molti hanno visto una forza politica che dal basso portava avanti quelle istanze. Se vogliamo alimentare con nuova linfa il Movimento dobbiamo fare in modo che partecipazione non cessi, come in parte sta accadendo, ma che riparta.
Qual è il punto? Perchè state perdendo il contatto con la vostra gente?
La parlamentarizzazione del movimento ha reso alcuni portavoce nazionali più orientati a dare risalto alla loro attività in Parlamento, o nell’ultimo periodo anche al governo, invece che ascoltare le voci del territorio. Da quando siamo nei Palazzi non ci ricordiamo troppo di frequente Beppe e Gianroberto, che sempre ci ricordavano che dovevamo stare un piede dentro e un piede fuori dalle stanze della politica.
C’è chi ci ha messo le tende, altro che piede fuori.
Questo lo sta dicendo lei.
Non lo dico solo io, lo dicono anche molti suoi colleghi, che si sentono tagliati fuori dal processo decisionale.
Per questo è decisivo ripensare il modello. E ripartire dal basso, dal mondo dei meetup. Devono tornare a essere incubatori di idee, spazi di collaborazione tra persone che hanno esperienze e competenze diverse, dove dare spazio e incentivare analisi e soluzioni dei problemi locali e nazionali. Dai nostri attivisti di Varese, dalla loro esperienza, può uscire una soluzione efficace, non so, per la cooperazione internazionale, che può essere condiviso a tutti attraverso Rousseau.
Scusi, ma non è già così?
Oggi questa dinamica vale solo per gli eletti, i portavoce in comune regione e Parlamento. Così si mortifica la volontà di partecipare alla risoluzione dei problemi, servono luoghi fisici e virtuali dove coinvolgere i cittadini.
Pensa a sedi, modello partito tradizionale?
Il meetup dovrebbe essere presente fisicamente in ogni città o provincia. Guardi Cosenza, la mia città . Ci siamo riuniti più e più volte su un progetto specifico, un parcheggio sotterraneo. Lo abbiamo studiato e ne abbiamo discusso, abbiamo avvicinato persone altrimenti a noi distanti, gli abbiamo fatto vedere un modello di dialogo altrimenti sconosciuto. Noi siamo anzitutto un metodo, siamo intelligenza collettiva.
Nella realtà che lei vive, quella del Parlamento, le dinamiche sembrano impostate su meccanismi decisionali profondamente gerarchizzati. Almeno per quanto riguarda le scelte più importanti
Questa proposta è finalizzata proprio ad alleviare problemi esplosi con la parlamentarizzazione del Movimento. Non dobbiamo farci assorbire dalle logiche del Parlamento e dei Palazzi della politica. Dobbiamo esportare le dinamiche che vi rimangono rinchiuse, i meccanismi, i temi anche virtuosi, le possibilità di fare cose e di come farle, che non devono essere proprietà di pochi eletti.
Luigi Di Maio ha spiegato che prossimamente verrà costituito un “team del futuro”, dodici persone che lo affiancheranno nella gestione del Movimento.
Come lo stesso capo politico ha asserito, per una forza di maggioranza così ampia come è la nostra non è sufficiente un capo politico. Servono più contributi, i contributi di tutti. Ma dobbiamo partire dalla base della piramide, non dalla testa, per arrivare a uno schema che da verticale diventi orizzontale.
Insomma, questa proposta di riassetto non la convince.
Se noi rivoluzioniamo i meetup rivoluzioneremo quello che verrà dopo. Costruendo la rete dal basso, un modello che sia quello delle origini, non ci sarà più bisogno di un primus inter pares, e di conseguenza non ci sarà più bisogno di queste articolazioni.
E qui ritorna la questione della leadership, affrontata di petto da molti suoi colleghi.
Dobbiamo ritornare all’intuizione di Gianroberto, secondo il quale la grande forza del Movimento è sempre stata quella di svilupparsi senza leader. Dobbiamo recuperare quel modello visionario, che non prevedeva la figura di un leader al comando.
Gli chiede un passo indietro?
Vede, per come si è evoluta la politica e la comunicazione noi vogliamo associare a un volto alcuni contenuti. Più quel volto è efficace, più veicola bene quei contenuti, qualunque essi siano. Questo spiega il successo Facebook, il libro delle facce. Ma noi siamo nati proprio per sfidare questa prospettiva, sostituendo ai volti teste pensanti. Se Nicola Morra non produce cerebrofatti, al posto di manufatti, magari quando va in tv il suo volto comunica bene, arriva al pubblico, ma comunica stereotipi. Mi permetta una citazione di Luciano Canfora: libertà e libro sono termini etimologicamente da connettere.
Sulla libertà , per esempio quella di eleggere autonomamente il vostro prossimo capogruppo, alcuni suoi colleghi sono arrivati alle urla.
La razionalità prevale sempre. Non stiamo assistendo a una lacerazione, ma a un’evoluzione, una crescita del gruppo. Dobbiamo saper governare il nostro spontaneismo, ma la discussione, a volte anche aspra, è ricchezza.
Bene, ma la sua posizione?
Mi sembra che alla Camera il capogruppo lo eleggano. Quanto meno c’è una contraddizione da risolvere.
La senatrice Gelsomina Vono è passata con Renzi.
Dante diceva: non ragionar di loro ma guarda e passa. Ma in una fase di crescita come quella tumultuosa che abbiamo avuto dobbiamo perfezionare i meccanismi di apertura alla società civile. Ricordo che la Vono è stata eletta in un collegio uninominale senza avere un passato da 5 stelle. La prossima volta magari chi di dovere starà più attento ad ascoltare i suggerimenti. Detto questo, la Vono è una. Fossero stati numeri ben diversi sarebbe stato fenomeno preoccupante.
Il leghista Crippa dice che in almeno venti hanno bussato alla porta della Lega.
Dico a Crippa che sono in duecento ad aver bussato alla nostra porta. Tutti quelli scontenti di come Salvini ha fatto finire lo scorso governo.
(da “Huffingtonpost”)
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