INTERVISTA A VERDINI: “CON MATTEO TUTTO BENE, I NUMERI NEGATIVI DELL’ECONOMIA NON VANNO ENFATIZZATI”
“IL PIL NON E’ LA VITA REALE”… “LE PREFERENZE? NON E’ VERO CHE GLI ITALIANI LE VOGLIANO, SERVONO SOLO AI PICCOLI PARTITI”
«Questa non è un’intervista e lei non deve pubblicare nulla di quanto le dico, siamo intesi? Io non parlo mai con i giornalisti».
Al di là della fama di burbero e autoritario, Denis Verdini è il tipico rappresentante di quella fiorentinità alla ”Amici miei” in cui alla fine tutto sfuma in battuta.
Ma non c’è dubbio che sia al centro di tutte le trattative con il governo.
Incontrarlo non è facile, indurlo a parlare molto complicato. Alla fine, però, tra una votazione e l’altra al Senato, per una volta si lascia andare al telefono.
Allora Verdini, come è andata ieri con Renzi e Berlusconi a palazzo Chigi? Da uno a dieci?
«10 e lode».
Pil a — 0,2, mentre eravate nello studio del premier l’Istat ha pubblicato questo dato…
«Di economia non abbiamo parlato, però abbiamo parlato di donne».
Difficile da credere.
«Ma con Berlusconi…che vuole: chi sta con lo zoppo impara a zoppicare».
Davvero non vi siete offerti di dare una mano sull’economia o sulla giustizia?
«Ma sì, su tre ore avremo parlato cinque minuti della situazione economica. E poi quei numeri non vanno enfatizzati, una cosa è il Pil, una cosa è la vita reale. Non sempre coincidono».
Italicum, avete concordato le modifiche sulle soglie e sulle preferenze?
«Alt, non abbiamo concordato un bel niente. Per noi l’Italicum prima versione resta la migliore legge possibile e da lì non ci muoviamo. Abbiamo solo detto a Renzi, che ci ha sottoposto delle ipotesi di modifica, che le valuteremo con calma alla ripresa. Nulla è scontato. La nostra disponibilità c’è, ma non abbiamo fissato dei paletti».
Si parlava di alzare al 40 per cento la soglia per avere il premio, di portare al 4% lo sbarramento e di introdurre le preferenze salvo che per i capilista…
«Eh come correte! Non c’è nessun protocollo segreto, abbiamo avuto delle discussioni ma nulla è deciso. Quelli a cui lei accennava possono essere semmai dei punti di arrivo. Di arrivo, non di partenza».
Il professor D’Alimonte ha suggerito il Toscanellum. Che ne pensa?
«Quel sistema l’abbiamo adottato in Toscana, vuole che non lo conosca? Il professor D’Alimonte ha molta fantasia, ma secondo me è complicato esportarlo a livello nazionale. Comunque vedremo».
E i collegi uninominali?
«Mmmm».
Renzi deve tener conto delle richieste di Alfano sulla legge elettorale: preferenze e soglie di sbarramento più basse. Voi cosa siete disposti a concedere?
«Alfano racconta favole. Il suo problema non sono le preferenze ma i voti che non ha. E lo dimostrano le Europee. Gira voce che io sia piuttosto bravo con le leggi elettorali e mi è stato affidato il compito di escogitare una legge che faccia vincere chi non ha voti. Purtroppo ancora non ci sono riuscito, ma ci sto lavorando eh».
Ma come fate a difendere le liste bloccate? I cittadini vogliono scegliere chi li rappresenta…
«Quanta demagogia: le preferenze sono un elemento di democrazia…i cittadini le vogliono! No, state a sentire due che ragionano come D’Alimonte e Panebianco: le preferenze sono una merce avariata e la favola che sono i cittadini a volerle è solo propaganda dei piccoli partiti. E glielo posso dimostrare».
Come?
«Mi segua nei numeri. I 26,5 milioni di cittadini che hanno votato alle ultime elezioni avevano a disposizione tre preferenze ciascuno. In teoria avrebbero dovuto essere espresse 80 milioni di preferenze, giusto?»
In linea teorica.
«Invece le preferenze sono state solo undici milioni, quasi tutte al Sud. Anche volendo ipotizzare che ogni cittadino di quei 26,5 milioni abbia espresso solo una preferenza, tradotto in percentuali significa che il 42 per cento degli elettori se ne è servito e il 58% no. Ma invece nella realtà le cose stanno in altro modo: solo 14 su 100 hanno votato usando le preferenze. Dunque di che stiamo parlando? Una legge elettorale va fatta per il cento per cento dei cittadini, non per una minoranza o per i partiti che la chiedono».
Perchè insistono sulle preferenze?
«Ha visto i loro numeri? Glieli dico io, perchè in politica bisogna studiare. Ncd alle europee ha ricevuto preferenze dal 90% dei suoi elettori, Fdi all’80 per cento, mentre il Movimento 5Stelle solo dal 17%, numeri simili a Forza Italia e Pd. Questo significa che i partiti piccoli sono sorretti dai voti della loro stessa classe dirigente, mentre i grandi hanno un voto d’opinione, più libero. Ergo, è un falso dire che le preferenze sono la democrazia. Servono solo a salvare il posto alla nomenclatura dei partiti più piccoli».
È vero che sta spingendo Berlusconi a entrare nella maggioranza di governo?
«Ma noi siamo già al governo, non se n’è accorto? Il governo delle riforme!»
E per l’altro governo, quello vero?
«Per convincerci a entrare, ci devono dare il presidente del Consiglio…la saluto”».
Click.
(da “La Repubblica”)
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