INTERVISTA A VITTORIO FELTRI: “BERLUSCONI? POLITICAMENTE MORTO. RENZI? INNOVATORE PER FINTA”
FELTRI SI RACCONTA: VITA, CARRIERA, SFIDE E VELENI…”RENZI E’ UN RAGAZZOTTO CHE SI CREDE ONNIPOTENTE”
“Ai soldi ho sempre guardato, sarà perchè sono nato povero. Mio padre è morto quando avevo sei anni: ho solo qualche flash, sfocato, di lui. Mia madre aveva tre figli e ha dovuto lavorare sempre: siamo cresciuti così, un po’ per contro nostro”.
Vittorio Feltri si racconta al Fatto Quotidiano, da quando a 14 anni e mezzo faceva “il fattorino per un negozio di cristalli” al passaggio “a una bottega di confezioni” fino al “corso di vetrinista” utile per il suo mestiere perchè “fare una vetrina è come fare una prima pagina”.
Quel diplomino “ancora lo conservo”, mentre “la laurea superflua in Scienze politiche non ricordo dove l’ho messa”.
Poi l’assunzione in Provincia, “sono stato il capostipite dei fannulloni” dice, “però a me non piaceva, mi annoiavo. E allora ho cominciato a collaborare all’Eco di Bergamo”.
Aveva 20 anni il primo incarico da “vice critico cinematografico” e un matrimonio perchè “ho messo incinta una ragazza” e nascono “due gemelle. Ma lei è morta, in conseguenza del parto – racconta Feltri – È stato uno choc terrificante, non sapevo cosa fare, dove mettere queste bambine”.
Le portò al brefotrofio e lì c’era “una signora giovane. Teneva anche le mie gemelle, le guardava, le curava: l’ho sposata. Lei non mi voleva, l’ho corteggiata a lungo e poi alla fine ce l’ho fatta. E ha preso le bambine, le ha fatte diventare grandi”.
Dall’Eco di Bergamo è nata una carriera che lo ha portato alla Notte, inizialmente come praticante per tre mesi, poi assunto grazie a un articolo su una prostituta accoltellata in casa dal fidanzato davanti a una bambina di tre anni mentre affettava il panettone.
Poi al Corriere della Sera, l’Europeo e quindi all’Indipendente: “l’ho trasformato da sala da thè in una trattoria. Ho sfruttato tantissimo Mani pulite” spiega Feltri, anche perchè Antonio Di Pietro “era stato a Bergamo a fare il pm: mi dava delle notizie pazzesche. Quando è scoppiata Tangentopoli, Di Pietro mi ha chiesto di dargli una mano. Gli ho fatto un’intervista e sono diventato una specie di organo ufficiale di Mani Pulite”.
Ed ancora il passaggio al Giornale del dopo Indro Montanelli, quello di Silvio Berlusconi: “Mi sono fatto pagare bene. Non che guadagnassi male dall’altra parte: 500 milioni. E qui un miliardo. Nel 1994 hai presente cos’era un miliardo? E chi è lo scemo che ci sputa su?”.
Feltri spiega che “a me piaceva l’idea di sostituire Montanelli e di mantenere le copie di Montanelli. E sono raddoppiate. Io non mi sto dando delle arie, perchè le opinioni si discutono, i fatti no”.
E faceva il direttore del quotidiano del premier: “mica dicevo che Berlusconi era un cornuto. Come alla Stampa: non ho mai visto un articolo che dicesse che le Fiat sono bare a rotelle”.
Comunque poi Feltri fonda Libero “perchè ne avevo piene le balle. Dopo quattro anni .. i giornali sono come le donne, a un certo punto ti stufi”.
Vittorio Feltri guarda la situazione politica e vede un Silvio Berlusconi “politicamente morto” e un Matteo “innovatore per finta”.
Sul primo fronte, il direttore editoriale del Giornale spiega che “nel 2008 il centrodestra era un bel salame. La prima fetta la taglia Casini, che se ne va. La seconda Fini. La terza Alfano. Poi altra fetta la Meloni, insieme con quello .. La Russa. A Berlusconi è rimasto il culetto. So che a lui piace il culetto, però è il culetto”.
Sul secondo fronte, “ho fatto il tifo per Renzi quando doveva diventare segretario del Pd, mi sembrava se non altro un innovatore. Ma era un innovatore per finta”.
È, secondo Feltri, “un ragazzotto con la sindrome di onnipotenz, del faso tuto mi. Ma non è nemmeno capace di usare le persone che gli servono”.
(da “Huffingtonpost“)
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