INTERVISTA ALLO STORICO CANFORA: “L’ULTIMA METAMORFOSI DEL PD: PORTABORSE DI DRAGHI”
“NON E’ PIU’ UN PARTITO DI SINISTRA, E’ UN OGGETTO GOVERNISTICO SUBALTERNO A CHIUNQUE LO PORTI AL POTERE, COSI’ COME LA STAMPA CHE ADULA DRAGHI”
Professor Luciano Canfora, lei nel suo ultimo libro Metamorfosi si chiede perchè la sinistra si vergogni delle sue origini e da questa rinuncia alla critica dell’esistente fa discendere l’assenza dell’anima di oggi. Scriviamo l’ultimo capitolo del libro, sull’attuale crisi del Pd.
Ringrazio per questa considerazione delle mie capacità profetiche, cercherò di essere all’altezza. La premessa è già contenuta nella diagnosi fatta in questi giorni da Arturo Parisi. Il Pd è diventato un oggetto subalterno a qualunque interlocutore lo porti al governo.
Game over. Completata la metamorfosi.
Beh. È un oggetto “governistico” che non ha un rapporto con una base intesa non come un mero serbatoio di voti, ma come popolo dentro cui trovare una identità . Credo che il Pd non abbia sezioni, una struttura territoriale degna di questo nome. Ed è la ragione per cui è passata l’idea demenziale che il segretario del partito lo eleggono i passanti attraverso il rituale comico delle primarie. Uno passa e vota… Ma le pare?
Qui arriviamo al nodo di un partito che, parafrasando Gianni Cuperlo, è più forte nel Palazzo che nel paese e che però è riuscito negli ultimi dieci anni a rimanere sempre al governo, pur perdendo le elezioni. Non è la fotografia di una sinistra che si è irrimediabilmente persa?
Non è più un partito di sinistra. Ha sostituito al bagaglio intellettuale e pratico suo caratteristico, una parola priva di senso che diventa un Santo Graal discriminante: l’europeismo. Mi chiedo cosa significhi. Siamo tutti europeisti, ma stai con i lavoratori o con i detentori del capitale? Con gli sfruttati o con chi trae profitto dal lavoro dipendente? Un continente non è un’idea politica, magari lo era nella testa di Altiero Spinelli che diceva “l’Europa, se ci sarà , dovrà essere socialista”. Citano Spinelli ma non hanno letto il Manifesto di Ventotene.
Però europeismo non è un’opzione neutra. È l’opposto del sovranismo che, quella costruzione la metteva in discussione. Si può discutere di un’Europa socialista o conservatrice, ma prima deve esserci l’Europa. O sbaglio?
Sovranismo è una parola inventata e priva di contenuto. Dire che la sovranità nazionale è un disvalore è una stupidaggine. Se una cosa è giusta, anche se la dice un uomo di destra, non cessa di essere giusta. Ad esempio, la difesa della sovranità nazionale di fronte al capitale finanziario non è sbagliata.
Lo ammetto, mi ha fatto saltare la scaletta preparata per questa conversazione. Torniamo all’8 settembre del Pd: occupazione del Nazareno, dirigenti sbandati, Grillo che si candida, Letta richiamato per salvare il salvabile.
Sa cosa mi colpisce, che non si stia parlando per nulla della presa di posizione seria e garbata da parte del presidente della fondazione De Gasperi Domenico Cella il quale ha contestato le procedure attraverso cui è nato il governo Draghi. Governo che senza l’accorrere devoto del Pd non sarebbe mai nato. Il Pd è il portaborse di Draghi.
Prego? Cosa c’è di strano? Il capo dello Stato ha fatto appello un appello alle forze politiche e il Pd, con un certo mal di pancia e senza entusiasmo, lo ha accolto.
La Costituzione prevede l’appello del presidente al Parlamento semmai, non l’appello alle forze politiche. Ripeto: portaborse. L’errore è stato non andare alle Camere e chiedere la fiducia. Non mi dica anche lei che non si poteva votare, perchè si vota in tutto il mondo.
Sono state appena rimandate le amministrative, ma non ci infiliamo in questa discussione. Le chiedo: cosa rappresenta Enrico Letta? Lei lo vede solo come l’esecutore dell’agenda Draghi o l’espressione di un riformismo moderno, capace di dialogare con Draghi, ma anche di ricongiungere riformismo e popolo?
Ho un’ottima considerazione di Letta come studioso, ha avuto un grande successo a Parigi. Persona fine, colta, vittima del bullismo renzismo che il Pd ha ancora dentro di sè. Cosa riesca a fare questo uomo intelligente, colto e molto educato, non lo posso sapere. Temo si troverà alle prese con squali dentro fuori il suo partito. Poi, sa, magari avremo delle sorprese. Nessuno pensava che Mossadeq avrebbe cacciato lo Scià di Persia.
Come si spiega il collasso dopo Draghi? Cioè che proprio il partito che poteva avere più nel Dna questo tipo di soluzione è quello che ne ha pagato maggiormente gli effetti?
Invidio le persone che conoscono il Dna. Perchè lo ha nel Dna? Nel senso che avendo già praticato harakiri ai tempi di Monti è il partito dell’harakiri? Era matematico prevedere che il cittadino che lo ha votato si chiedesse: ma per chi ho votato?
Draghi è una dura necessità . Cogliere, nella necessità , l’opportunità sarebbe il compito della politica. Lei questa opportunità la vede oppure, come parecchi a sinistra, vede solo la preparazione di uno sbocco inevitabile a destra, dopo averla ripulita del sovranismo?
Lo sbocco a destra c’è già stato. Gli unici partiti che crescono sono la Lega e la Meloni che ha superato il Pd nelle intenzioni di voto. Era ovvio che accadesse. Dopo anni di contrapposizione frontale è complicato dire: “Possiamo governare assieme senza problemi”. Se la realtà coincidesse con l’elite non ci sarebbero problemi, ma la società è più grande e funziona diversamente, chiede verità . Dovrebbero uscire da questo circolo autoreferenziale nel quale si sono imbottigliati.
Non pensa che sia un errore lasciare Draghi alla destra?
È un meccanismo mentale già conosciuto, penso agli ultimi cancellieri della Repubblica di Weimar, dal 1930 al 1933 venivano elogiati perchè si riteneva che con loro il partito nazionalsocialista sarebbe stato tenuto a bada. E alla fine? Quei cancellieri consegnarono al capo di quel partito il governo della repubblica. Draghi fa il premier, ha intorno alcuni ministri suoi, altri, per dirla alla De Gaulle, sono la ricreazione. Ma l’unico che interloquisce con Draghi, che va lì a protestare, condizionando, è Salvini, come nel caso delle chiusure.
Tutto questo condizionamento non lo vedo. Proprio sulle chiusure c’è una robusta continuità col governo precedente. E, aggiungo, menomale.
Io vedo che è l’unico interlocutore che parla, in un clima di conformismo mediatico su questo governo.
Ci sono due scuole di pensiero sulla fine dell’esperienza giallorossa. C’è chi vede in quel governo un’esperienza di sinistra che la borghesia ha liquidato utilizzando Renzi per arrivare a un equilibrio moderato. Personalmente ci ho visto poca sinistra e tanto governismo che, alla fine, è imploso su contraddizioni mai sciolte.
Non penso che fosse un governo di sinistra. A me è parso il meno peggio. Per esempio su terreni di cui si parla poco come nel caso del dicastero dell’Interno: almeno non avemmo col Conte 2 nuove situazioni tipo Gregoretti, Carola Rackete. eccetera.
Claudio Petruccioli, in un’intervista al Riformista, critica la subalternità della sinistra in quell’esperienza e il suo essere orfana di Conte, neanche fosse Allende.
Non riesco a seguire questa impostazione perchè non mi piace il metodo consistente nel combattere una posizione altrui rendendola la comica. Se cioè attribuisco ai partiti la visione estatica di Conte uguale ad Allende, posso combatterla ridicolizzandola. Ma non è corretto. La vera subalternità è quella di tutta la stampa italiana di fronte all’attuale premier. Mi viene in mente un articolo della Stampa di Torino del 2 dicembre 34: “Il Duce pratica ogni giorno a Villa Torlonia uno sport: il lunedì marcia ad andatura rapida e cadenzata, il martedì nuota…. E così via”..
La parola più abusata, in questa esperienza, è dopoguerra, evocando l’unità nazionale di allora. Allora però fu una scelta, oggi il frutto del default della politica. Non è un paragone del tutto infondato?
Potremmo farlo rispetto alla guerra dei trent’anni, l’Europa a pezzi… Paragoni della mezza cultura che non sa come cavarsela. Amico mio, è qualunquismo parlare di default. Non ha fallito la politica, ci sono state precise responsabilità di qualcuno, cioè Renzi.
Le chiedo: il Pd ha ancora un senso o sono venuti meno i presupposti per cui è nato?
Basta ricordarsi come è nato il “partito a vocazione maggioritaria” come lo definì Veltroni. Che vuol dire? Che il Padreterno ha detto: sarai grande? Che Jahvè sul Sinai ha detto all’autoproclamato Mosè “porterai il popolo alla salvezza”?. È nato da una abdicazione completa, basta vedere il Pantheon di partenza con Norberto Bobbio, John Fitzgerald Kennedy e Martin Luther King. Il decadimento è frutto, tra l’altro, di quella scelta autolesionistica.
Vado ancora più diretto: questo partito è riformabile o è come l’Urss, irriformabile in attesa che precipiti un evento esterno?
Bella domanda. Qualche mese fa forse avrei detto: forse è ancora riformabile. Ora lo penso molto meno.
Dia un consiglio a Letta.
Di non cadere nell’errore commesso la volta precedente. Di non fidarsi di coloro che lo vogliono rassicurare.
(da “Huffingtonpost”)
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