IRAN, LA SORELLA DI KHAMENEI CRITICA IL FRATELLO: “L’INSURREZIONE DEL POPOLO E’ LEGITTIMA E NECESSARIA”
ATTACCO ALLA GUIDA SUPREMA, MENTRE NEL PAESE CONTINUANO LE PROTESTE
Badri Hossein Khamenei, la sorella della Guida suprema della Repubblica islamica Ali Khamenei, ha pubblicato una lettera in cui si augura “presto la vittoria del popolo e il rovesciamento di questa tirannia al potere”. Nella lettera pubblicata sull’account twitter di suo figlio e rilanciata da alcuni media, Badri Khamenei critica il fratello affermando che “il regime della Repubblica islamica non ha portato altro che sofferenza e oppressione per l’Iran e gli iraniani. Il popolo dell’Iran merita libertà e prosperità e la loro insurrezione è legittima e necessaria per ottenere i loro diritti”.
La nipote della Guida in carcere
Anche la figlia di Badri Khamenei, Farideh, aveva sostenuto le proteste in corso e per questo motivo è stata arrestata e si trova nel carcere di Evin a Teheran, mentre suo padre, il predicatore Ali Moradkhani Tehrani, è recentemente morto agli arresti domiciliari, situazione in cui si trovava per avere espresso critiche contro la Repubblica islamica.
Nella lettera, Badri Khamenei si dissocia dalle “atrocità” e invita le Guardie della rivoluzione ad “abbandonare le armi il prima possibile e ad unirsi al popolo prima che sia troppo tardi”.
La Guida suprema Ali Khamenei “non ascolta la voce del popolo iraniano e al contrario ritiene che la voce del popolo sia quella dei suoi mercenari”, si legge nel testo dove Badri Khamenei esprime “simpatia per tutte le madri che hanno perso i loro figli negli ultimi quarant’anni e sono state sottoposte alle atrocità, alla tirannia e alle bugie del regime della Repubblica islamica, dal periodo di Ruhollah “Khomeini fino all’attuale califfato oppressivo di Ali Khamenei”, si legge nella lettera, scritta a Teheran ma pubblicata dal figlio Moradkhani, che vive in Francia.
Il monito agli studenti
“La protesta è diversa dalla rivolta”, ha commentato il presidente della Repubblica islamica dell’Iran Ebrahim Raisi, durante un incontro all’università di Teheran in occasione della Giornata dello studente. Lo riporta Bbc Persia. “Non c’è nessun problema nel protestare”, ha detto Raisi agli studenti, “porta alla riforma. Ma il disturbo e la distruzione sono diversi dalla protesta”. Gli Stati Uniti – ha continuato Raisi – “vogliono che la rivolta in Iran porti alla distruzione del Paese”. Mentre il presidente si trovava nell’ateneo ci sono state manifestazioni. Alcuni studenti sono stati picchiati.
Terzo giorno di sciopero
Intanto si è arrivati al terzo giorno di sciopero. I negozianti tengono le serrande abbassate in segno di protesta. La magistratura iraniana sta sigillando negozi e imprese che aderiscono allo sciopero e la polizia esegue arresti tra chi protesta. Ma la serrata si è estesa a 40 città iraniane, tra cui la capitale. Il sindaco di Teheran Alireza Zakani ha accusato gli studenti dell’Università Sharif che manifestano di essere ‘traditori’.
(da agenzie)
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