ISTITUTO PIEPOLI: “DA QUESTE ELEZIONI SEGNALI A FAVORE DEL CENTROSINISTRA, MA DEVE ESSERE UNITO”
“GLI ELETTORI VOGLIONO ARMONIA IN UNA COALIZIONE”
Un dato è certo e queste elezioni amministrative, pur essendo territoriali, lo dimostrano: “Gli elettori hanno fatto capire quanto sia importante l’armonia all’interno della coalizione, hanno preferito un centrosinistra che si è manifestato più compatto, rispetto a un centrodestra che ha pagato la propria disunione. Gli elettori chiedono grande unità e compattezza, sono preoccupati, i dati dell’astensione sono da leggere anche come un allarme sociale”.
Livio Gigliuto, vicepresidente dell’Istituto Piepoli, analizza con l’Huffpost i flussi elettorati sulla base anche dei sondaggi svolti costantemente in questi mesi.
Dottor Gigliuto, partiamo dall’astensione dal momento che più di un italiano su due, il 56%, in questo secondo turno non è andato a votare. Nessun partito è riuscito a intercettare il voto di protesta che invece M5s e un po’ la Lega negli anni passati erano riusciti a individuare?
Il calo dei votanti è un allarme, significa che c’è distacco dalla vita pubblica e questo è molto pericoloso. Lo dimostra l’alta astensione nelle periferie. Già negli ultimi anni si era registrato un trend in calo, in più questa volta c’è stata una scarsa presenza dei candidati sul territorio. Il M5s aveva parzialmente attratto questo elettorato, ma il suo nuovo profilo più istituzionale ha creato un po’ di distacco dalle aree più periferiche del Paese. Per questo molti voti grillini sono stati persi a favore dell’astensione. E Ora c’è una parte del paese non coinvolta nel dibattito pubblico, nelle ultime due settimane si è parlato poco del disagio sociale ma tanto, ad esempio, di Green pass, che poco ha a che fare con il voto delle amministrative.
Dalle analisi dell’Istituto Piepoli, quali sono i dati che emergono da queste elezioni? Anche in vista dell’appuntamento con le elezioni Politiche.
Prima di tutto queste elezioni vanno lette attraverso la lente territoriale. Sono state elezioni amministrative, incentrate sulle figure dei sindaci con l’assenza dei leader. Qualche segnale però già c’è. Tendenzialmente sono andate a favore del centrosinistra. Il Pd ha mantenuto e lievemente accresciuto i propri consensi. Mentre sul Movimento 5 Stelle si è registrato un calo rispetto al 2016. Va anche detto che ogni giudizio su M5s va ponderato rispetto alla sua tradizione dal momento che nelle elezioni amministrative non ha mai brillato ad eccezione delle vittorie di Raggi e Appendino.
E il centrodestra?
Nel centrodestra si è registrato un calo soprattutto nella Lega, con una battuta d’arresto piuttosto significativa rispetto rispetto al 2016 e, con una piccola forzatura statistica, anche rispetto alle ultime Europee e Politiche di portata nazionale. Fratelli d’Italia ha confermato o rafforzato in alcune realtà i suoi consensi, ma lo ha fatto meno di quanto era atteso.
Tornando al centrosinistra, il Pd dovrebbe guardare più a Carlo Calenda o al Movimento 5 Stelle?
Dal punto di vista numerico a entrambi perché uno solo non basta. Mentre da un punto di vista politico agli elettori viene sempre più difficile capire perché non si possa tenere unita una coalizione tra Conte e Letta. La difficoltà sta nell’allargare questa coalizione, in questo momento il Pd non è nelle condizioni di poter scegliere.
Gli elettori però sembrano essere più avanti dei propri leader, molti sembra abbiano preso una decisione netta. Cosa risulta dai flussi elettorali che avete esaminato?
Il voto su Roma ci ha testimoniato che l’elettorato di Carlo Calenda quando deve scegliere e non può votare il suo leader tende a spostarsi verso il centrosinistra, quindi verso un partito moderato di centrosinistra.
E il Movimento 5 Stelle?
Nella percezione degli elettori una coalizione c’è già. Nei ballottaggi, dovendo scegliere, M5s è andato più sul candidato di centrosinistra perché lo ha sentito più prossimo e perché Conte ha completato quel processo di disambiguazione.
C’è stato un travaso di voti dalla Lega verso Fratelli d’Italia?
Non è ancora così netto questo travaso. E questo lo vediamo soprattutto nelle intenzioni di voto nazionali in cui la famosa dinamica del principio dei vasi comunicanti, va giù un partito e ne cresce un altro, non si sta verificando. Quello che sta andando positivamente è una discreta crescita di quelle forze politiche più moderate. Come per esempio Azione di Carlo Calenda sembra una proposta politica che ha spazio e non è un caso se Roberto Gualtieri lo ha citato nel suo discorso dopo la vittoria. Bisogna vedere se questa forza politica avrà vita autonoma al centro o se avrà bisogno di appoggiarsi a uno dei due lati del bipolarismo italiano.
I voti del Movimento 5 Stelle sono andati verso il Pd?
M5s in questi anni ha perso il 15-18%. Essersi avvicinato al centrosinistra ha portato un po’ di voti al Pd anche se parliamo di pochi punti percentuali. La gran parte li ha persi verso il partito dell’astensione, perché i 5Stelle hanno perso un po’ quell’anima movimentistica o alternativa al sistema, altri sono andati verso il centrodestra. Nel Conte I una parte dell’elettorato M5s ha abbandonato passando verso la Lega e un’altra parte verso l’astensione. In quest’ultima fase la perdita è stata marginale ed è andata verso il Pd. L’elettorale del Pd ha una stima molto forte nei confronti di Giuseppe Conte, mentre non c’è lo stesso sentimento tra gli elettori M5s nei confronti di Enrico Letta. Per questo vediamo meno travaso di quello che ci potremmo aspettare perché ancora l’armonia tra i due partiti non si è composta.
Come possiamo riassumere il quadro politico attuale sulla base dei vostri dati?
In questo momento la politica italiana è ferma su quattro partiti tutti compresi tra il 16 e il 20% divisi a metà: due afferiscono al mondo di centrosinistra e due al mondo di centrodestra. Quindi la situazione è molto equilibrata. Forse Forza Italia è l’unico partito di centrodestra che ha registrato una lieve crescita, con questa sua posizione più moderata ma chiaramente favorevole rispetto al governo.
(da agenzie)
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