ITALICUM, IL SI’ DI BERLUSCONI A PREFERENZE E NUOVE SOGLIE
“VA TUTTO CONCORDATO, OCCORRE RICOMPATTARE TUTTO IL CENTRODESTRA”
Se l’Italicum andrà rivisto, come vuole Renzi, allora «servirà un Patto del Nazareno bis».
Silvio Berlusconi è pronto a sedere a questa sorta di tavolo supplementare sulla legge elettorale. Soprattutto se potrà servire a sbloccare la riforma del Senato, ancor più se i ritocchi gli consentiranno di riavvicinare i partitini-satellite del centrodestra.
A Villa San Martino, ad Arcore, arrivano Denis Verdini e Gianni Letta, due degli “ambasciatori” (il primo soprattutto) che stanno trattando più direttamente la partita delle riforme con Palazzo Chigi.
Al pranzo – con il padrone di casa ancora convalescente dopo il virus che lo ha colpito a inizio settimana – partecipa anche Niccolò Ghedini
Torneranno a Roma in serata con un’apertura in tasca.
«L’importante per noi è che ogni modifica sia sottoscritta insieme, è restare in partita con Renzi – è la linea dettata dal capo – Per me poi è prioritario recuperare il rapporto con la Lega, con Fratelli d’Italia, se sarà possibile anche con l’Ncd e a tal fine qualche sacrificio possiamo anche farlo».
Il tam tam nel pomeriggio ha presto raggiunto Roma e Palazzo Madama, dove nel frattempo divampava la battaglia in aula.
E tutti dentro Forza Italia hanno compreso che la strada per rimettere mano da settembre alla legge elettorale è spianata.
Per il disco verde, quello ufficiale, ha tenuto il punto l’ex Cavaliere, sarà però solo dopo un altro faccia a faccia col premier.
Potrebbe avvenire con molta probabilità martedì o al più il giorno dopo. Con sette giorni di ritardo rispetto a quello programmato e poi saltata per l’indisposizione del leader forzista.
Ad Arcore il big sponsor Verdini ha portato le tre proposte di modifica che il segretario Pd gli ha virtualmente consegnato.
«Ci propongono di introdurre le preferenze, ma col capolista bloccato in tutte le oltre cento circoscrizioni – ha spiegato il senatore toscano a Berlusconi – e ancora, di abbassare lo sbarramento per i partiti coalizzati dal 4,5 al 4 per cento e infine di alzare dal 37 al 40 per cento la soglia per incassare il premio e evitare il ballottaggio».
La partita è delicata, di preferenze deputati e senatori forzisti non vogliono sentire parlare.
Ma la trovata dei capolista bloccati consentirebbe di blindare l’intera squadra dei fedelissimi, vantaggio non da poco per l’ex Cavaliere.
Non mancano però le obiezioni: «Sarà costituzionale? E poi, se giusto i capilista sono automaticamente eletti, chi tira la volata? »
Per non dire dell’Ncd di Alfano che vorrebbe abbassare lo sbarramento al 2,5, massimo 3 per cento.
Tutti argomenti dei quali Berlusconi vuol parlare de visu a Renzi. Sta di fatto che perfino un nemico delle riforme come Renato Brunetta adesso annuncia dal “suo” Mattinale che «Berlusconi e Fi sono in campo, pronti a dare una mano per attraversare il deserto che ci aspetta».
Mentre al Senato, nei panni dell’“ultimo giapponese”, Augusto Minzolini ha guidato per tutto il giorno la fronda dei 15 dissidenti forzisti, agitatissimo quando è stato bocciato con 57 voti il suo emendamento sul Senato elettivo: «Non hanno i due terzi, andremo a referendum».
Fuori dal tavolo della trattativa, il grillino Luigi Di Maio rilancia il dialogo sulla legge elettorale rivolgendosi a Renzi: «Diciamo sì al ballottaggio tra i primi due partiti, ma chiediamo in cambio le preferenze e che rompa con Berlusconi».
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica”)
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