LA CASTA E’ TRASVERSALE: SALVATI DALLA CAMERA SIA PECORARO SCANIO CHE LUNARDI
NEGATA L’AUTORIZZAZIONE ALL’UTILIZZO DELLE INTERCETTAZIONI A CARICO DELL’EX MINISTRO DEI VERDI, INDAGATO PER CORRUZIONE, ASSOCIAZIONE A DELINQUERE E TRUFFA… LA CAMERA RINVIA POI ALLA PROCURA DI PERUGIA GLI ATTI CONTRO L’EX MINISTRO LUNARDI
Secondo l’accusa, l’ex Ministro dell’Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, è indagato per associazione per delinquere, corruzione e truffa insieme all’imprenditore Mattia Fella, titolare della società ‘Visetur’, con il quale avrebbe intrattenuto uno scambio di favori.
Per questo motivo il Tribunale dei Ministri, che ha competenza sul caso, ha chiesto alla Giunta per le Autorizzazioni a Procedere di poter usare le intercettazioni telefoniche che riguardano l’ex Ministro, autorizzazione che è stata naturalmente negata.
Il paradosso è che a salvare l’ex Ministro dell’Ambiente sono stati i deputati del PDL, cioè i suoi più acerrimi nemici.
Infatti, mentre il PDL e i Radicali hanno votato contro l’autorizzazione all’uso delle intercettazioni, si sono detti a favore gli ex alleati del Partito Democratico e dell’Italia dei Valori.
Astenuti UDC, Lega Nord e Futuro e Libertà .
Fermo restando la presunzione di innocenza di Alfonso Pecoraro Scanio, la decisione ci sembra francamente un basso tentativo di salvare l’ex Ministro dell’Ambiente dalle grinfie della giustizia e comunque qualcosa di lontanissimo dal cosiddetto “garantismo” sbandierato anche ieri dall’On. Maurizio Paniz il quale si è affrettato a dichiarare che “il PDL è sempre garantista”.
Garantismo non può e non deve essere impunità .
La presunzione di innocenza non deve essere scambiata con la presunzione di immunità .
Quasi ad avallare la copertura trasversale dei partiti di fronte alle richieste della magistratura, sempre ieri la Camera ha deciso di rinviare alla Procura di Perugia gli atti nei confronti del’ex ministro Pietro Lunardi, coinvolto in una tranche dell’inchiesta sugli appalti per il G8 dell’Aquila.
Montecitorio, che aveva già respinto la richiesta di autorizzazione a procedere contro Lunardi, ieri ha fatto il bis con 290 voti contro 208 e 44 astenuti (terzo polo).
Da segnalare che i deputati finiani sono riusciti a dividersi in tre: 15 sono usciti, 10 si sono astenuti e tre hanno votato per Lunardi.
Con Granata che ha minacciato di uscire dal Gruppo se il partito avesse votato a favore dell’ex ministro.
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