LA CEI ATTACCA IL GOVERNO: “I MIGRANTI NON SONO PACCHI”
PEREGO: “SENZA DI LORO IL NOSTRO PAESE NON OTRA’ VIVERE”… E SUL PROCESSO A SALVINI: “A NOSTRO PARERE NON HA AGITO A TUTELA DELLE PERSONE”
I vertici della Conferenza episcopale italiana lanciano un attacco a più voci contro il governo sulla gestione dei richiedenti asilo. I membri dell’Esecutivo guidato da Giorgia Meloni «non ci hanno ascoltato. Noi proponiamo di rafforzare un’accoglienza diffusa sul territorio. L’accompagnamento in sicurezza, attraverso in particolare i corridoi umanitari. L’integrazione. E allo stesso tempo la possibilità per chi arriva, attraverso progetti mirati, di costruire la propria vita anche nel paese d’origine». Altrimenti «tra qualche anno l’Italia, senza le persone che giungono da altre terre, non potrà vivere».
Lo afferma a La Stampa monsignor Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio e abate di Pomposa, alto prelato che nella Cei è il presidente della commissione per le migrazioni e presidente della Fondazione Migrantes.
Invece le «discutibili politiche migratorie del governo nascono dall’ideologia; e dall’aspetto culturale diffuso nell’opinione pubblica: circa il 54% degli italiani adulti preferirebbe che gli immigrati stessero a casa loro». Nel frattempo il vicepresidente dei vescovi monsignor Francesco Savino dice all’Ansa: «I migranti sono fratelli e sorelle con la loro dignità, non pacchi da sbattere da una parte all’altra».
Come cittadino e «come pastore chiedo di stare attenti allo scontro tra poteri. Sono convinto che quando i poteri non si rispettano reciprocamente – sottolinea il Vescovo di Cassano all’Jonio – il cuore della democrazia è a rischio. Se facciamo memoria di tutte le leggi, dalla Bossi-Fini al decreto Cutro, fino alla scelta di esternalizzare i migranti in Albania il filo rosso è considerare l’immigrato un criminale. C’è un atteggiamento securitario che va al di là di ogni oggettività». Sul centro in Albania aggiunge: «Chiedono sacrifici, dispiace per i soldi buttati via».
Il Vicepresidente dei presuli italiani ricorda: «È da anni che papa Francesco dice “basta con i muri, invece rafforziamo i ponti” rispetto alla grande questione dei fratelli e sorelle migranti». Il Pontefice «invita a un’accoglienza seria, responsabile, una accoglienza nella legalità. Io non voglio entrare a gamba tesa nelle scelte della politica ma la Cei ha già manifestato la sua perplessità all’esternalizzazione dei migranti in Albania». Ora si aggiunge quello che il Vescovo di Cassano all’Jonio definisce «uno scontro tra i poteri che mette a rischio la nostra democrazia. Io sono per un equilibrio, una reciproca responsabilità, senza questo rispetto reciproco si alimenta la sfiducia dei cittadini e la gente si allontana sempre più, non va a votare perché non crede in una possibilità di cambiamento». Ci sono poi «certe leggi, e non mi riferisco solo a quelle di questo periodo, che spesso non sono fatte molto bene, non sono precise e si prestano a un ermeneutica non unica».
La preoccupazione «già espressa dalle Cei è pastorale. Chiediamo il rispetto delle persone. Avevamo detto che si rischiava di considerare il migrante una specie di pacco ed è successo proprio questo». Adesso il centro in Albania «torna a essere vuoto ed era abbastanza ovvio che una procedura così accelerata, senza considerare tutti gli elementi della storia della persona, comportasse questo rischio. Il vulnus più grave è il Patto europeo che entrerà in vigore nel 2026 e che prevede questa esternalizzazione». Il Pastore esprime anche un’altra considerazione: «Si chiedono tanti sacrifici agli italiani e poi quanti soldi sono stati buttati…». Savino ci tiene a dire che «noi interveniamo come vescovi, come pastori, e non c’è una questione di appartenenza politica. Noi non vogliamo essere tirati dalla giacchetta, o sarebbe meglio dire dalla talare, da una parte o dall’altra. Rilanciamo ciò che dice sempre papa Francesco, ovvero che occorre mettere al centro la persona immigrata con i suoi diritti e i suoi doveri. Come dice il Santo Padre, dobbiamo accogliere, proteggere, accompagnare, integrare».
Sulla vicenda dei migranti trasportati nella struttura in Albania e poi riportati in Italia, Perego mette in guardia: «Andiamo incontro a un anno e mezzo così, fino all’attuazione del Patto europeo nel 2026 in cui sono previste le esternalizzazioni: per i prossimi 18 mesi i tribunali ricuseranno ogni forma di accelerazione e di non considerazione della situazione personale dei richiedenti asilo. Perché il diritto d’asilo non è un diritto legato a un paese, è un diritto legato a una persona».
Secondo il Monsignore, «l’avere stabilito 22 paesi sicuri contro i 9 della Germania e della Francia, non considerando alcune situazioni gravi che ci sono in questi luoghi, dimostra che non si è attenti a tutelare un diritto che è personale».
Il problema «sarà serio sarà nel 2026 quando entrerà in vigore il Patto. Le manovre di questi giorni di alcuni paesi che sono nella stessa linea dell’Italia dell’esternalizzazione, un blocco di un gruppo di 15 paesi che avevano scritto una lettera favorevole all’esternalizzazione, porranno il problema serio fra un anno e mezzo; credo che la Corte dei Diritti umani europei dovrà essere molto attenta su questo aspetto, perché andiamo incontro sostanzialmente a un blocco che avverrà sulla tutela di un diritto che è fondamentale e che è fondamentale per ogni paese dell’Europa. In Italia l’articolo 10 della Costituzione potrebbe essere messo a rischio».
Per quanto riguarda il nostro Paese «non è tutto: l’azione così diretta nel limitare, se non addirittura togliere alla società civile la possibilità di essere presenti in mare, con le navi e in cielo, con aerei o con più aerei, attraverso le Ong, per monitorare la situazione, potrebbe portare a maggiori respingimenti in mare perché non ci sarà più nessuna nave e nessun aereo che potranno denunciare situazioni di respingimenti illegittimi».
Il Prelato evidenzia che «il governo mai ci ha ascoltato. Noi suggeriamo da tempo di rafforzare un’accoglienza diffusa sul territorio dei richiedenti asilo. Un sistema unico di accoglienza con la valorizzazione della protezione temporanea che permette ai richiedenti asilo, a coloro che ricevono questa protezione come è avvenuto per gli ucraini, di muoversi nel contesto europeo, di lavorare da subito, di riorganizzare la propria vita, credo che non creerebbe sfruttamento, non creerebbe centri, non creerebbe limbo per molte persone che hanno invece diritto a un discorso di tutela dell’asilo».
Una seconda azione «importante noi l’abbiamo indicata come Conferenza episcopale italiana attraverso il progetto “Liberi di partire, liberi di restare”: un lavoro di cooperazione internazionale che favorisca l’accompagnamento in sicurezza di molte persone, anche attraverso i corridoi umanitari, e al tempo stesso la possibilità per le persone con progetti mirati – in micro realizzazione, non grandi progetti – di poter costruire la propria vita anche nei paesi d’origine».
Le politiche migratorie «del governo nascono dall’ideologia; e dall’aspetto culturale nell’opinione pubblica, perché siamo ancora al 54% di persone che preferirebbe che gli immigrati stessero a casa loro. In troppi ritengono gli immigrati un problema e non una risorsa». Avverte Perego: «Tra qualche anno il nostro Paese, senza le persone che provengono da altri paesi, non potrà vivere».
Infine, un commento su Matteo Salvini a processo per il caso Open Arms: «Lasciamo giudicare ai giudici. A nostro parere la scelta di Salvini non fu a tutela delle persone. Vedremo che cosa diranno i giudici: se il Ministro ha agito per il bene del Paese, o se contro il diritto di alcune persone».
(da La Stampa)
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