LA FALSA PARTENZA DEL CANCELLIERE TEDESCO MERZ CHE INCASSA LA FIDUCIA SOLO AL SECONDO VOTO: CHI HA TRADITO?
SOSPETTI CHE SI CONCENTRANO VERSO L’ALA DESTRA DELLA CDU, QUELLA DI SPAHN, CHE VOLEVA FINO A POCHI GIORNI FA TRATTARE CON L’AFD COME CON UN “PARTITO NORMALE”… LA SOLUZIONE CON L’AIUTO DELLA LINKE
Chi ha tradito? Chi ha fatto mancare il sì alle dieci, quando sono spariti ben 18 voti, e Merz è finito «sotto» di sei? I soliti sospetti portano subito alla Spd, alla vecchia guardia, quella tagliata fuori da tutti i posti di governo da Lars Klingbeil e ai giovani dell’ala sinistra. È questa la voce più accreditata al primo piano del Bundestag, dove si mischiano giornalisti e deputat
Ma la Spd non ci sta a prendersi le colpe. Ralph Stegner, mandato a
rappresentarla, alla domanda se non è chiaro, o almeno probabile che mancassero proprio i voti dalle sue file, risponde quasi rabbioso: «No, non vengono dalla Spd, chiaramente non siamo stati noi». Racconta, e sembra sincero, la riunione prima del voto, «non era assolutamente questo il clima da noi». Quando ti guardi in faccia, dice Stegner, si capisce cosa pensano i compagni. «Chi sta da tanto in politica, questi sentimenti li coglie».
Si sentiva la responsabilità a casa Spd, l’impegno per la democrazia: «È un partito che ragiona così».
E allora, se non è la Spd ad aver sabotato, di ora in ora crescono le accuse verso la compagine di Merz, la Cdu. Verso l’ala destra, quella di Spahn, che voleva fino a pochi giorni fa trattare con l’AfD come con un «partito normale».
Sanno bene che un ribaltone, qualsiasi patto con l’estrema destra è impossibile, guardano però male alle concessioni fatte da Merz alla Spd, al piano da mille miliardi, al rilancio dell’industria a debito, al cosiddetto «militarismo keynesiano».
E c’è forse un secondo gruppo di scontenti: deputati che hanno agognato così tanto di tornare al governo, e si sono visti la «quota Cdu» riempita da tecnici, da cloni o fiduciari di Merz. È da lì che è arrivato il «pizzino» — senza di noi non vai avanti — in un partito così disunito da voler rovinare la festa d’insediamento al proprio cancelliere, da voler lanciare un segnale che nel mondo esterno viene già letto come un allarme sul sistema-Germania?
Non lo sapremo mai probabilmente, chi ha tirato fuori i coltelli. Chi tra la Spd e la Cdu controlla peggio le proprie truppe. A mezzogiorno, Merz si è chiuso in ufficio, con la famiglia e i fedelissimi. Ha deciso di andare avanti, che bisognava votare lo stesso giorno: una battuta d’arresto era tollerabile ma lasciare la festa all’AfD, incassare una sconfitta che resta sulle prime pagine dei giornali no.
Bisognava cercare la Linke: il partito con cui la Cdu non parla. Serviva la maggioranza dei due terzi per chiedere un nuovo scrutinio subito, serviva un «largo fronte democratico». A sorpresa, il più duro della compagnia, il bavarese Alexander Dobrindt aveva il cellulare del capogruppo della Linke e l’ha convinta.
Si è tornati in aula il pomeriggio. Quando la presidente del Bundestag Julia Klöckner ha letto i risultati, Friedrich Merz ha annuito tre volte, sorridendo. È un uomo abituato alle sconfitte, e forse anche temprato per tornare a galla.
(da La Stampa)
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