LA FAVOLA DI YEMAN CRIPPA, BRONZO ITALIANO NEI 10.000 METRI
NATO IN ETIOPIA E ADOTTATO IN ITALIA CON SETTE FRATELLI, TUTTI SALVATI DALLA GUERRA
Ha ottenuto il bronzo nei 10mila agli Europei di atletica a Berlino.
Yemaneberhan Crippa, o Yeman Crippa, 22 anni, nato in Etiopia, è stato adottato in Italia da genitori speciali insieme a sette fratelli e cugini rimasti orfani.
A Quotidiano.net, il padre Roberto ha espresso il suo orgoglio per il traguardo raggiunto dal figlio e ha raccontato la scelta sua e della ex moglie di adottare otto bambini, salvandoli dalla guerra.
I piccoli sono stati riuniti tutti tra il 2003 e il 2008: “Come li ho cresciuti? Puntando sulla qualità del cibo e riciclando gli abiti”, ha spiegato Crippa.
I ragazzi, ormai diventati grandi, vivono ognuno per conto proprio: hanno trovato la propria strada o la stanno cercando. In ogni caso hanno abbandonato il nido familiare, di comune accordo con i genitori, e pagano l’affitto o il mutuo.
“Il mio orgoglio per loro è immenso. E il loro orgoglio per quello che stanno realizzando è ancora più grande”, ha raccontato il padre.
È proprio lui a ricapitolare i loro lavori:
“Mekdes, femmina, ha 19 anni, fa la commessa e abita a Trento; Mulu, femmina, 20 anni, è cameriera e anche lei abita in provincia di Trento; Gadissa, 21 anni, maschio, fa il cameriere stagionale in provincia di Trento; Yeman, 21 anni — quasi 22 — è poliziotto nelle Fiamme Oro e con la medaglia al collo adesso se lo coccolano tutti; Asna, 23 anni, femmina, è parrucchiera a Milano; Neka, 24 anni, maschio, fa il cameriere a Trieste ed è l’altro atleta di casa: nel 2013 ha vinto il Mondiale juniores di corsa in montagna, poi si è infortunato e ora sta cercando di risalire con due sessioni di allenamento quotidiane; Elsabet, 27 anni, femmina, è rientrata in Etiopia e lavora nella cooperazioone; Kelemu, 28 anni, maschio, fa l’operaio a Tione, in provincia di Trento”.
Di certo, vivere con otto figli non è una scelta facile. Ma Roberto non si è mai pentito della sua decisione. La quale non sembra essergli pesata più di tanto.
“Un buon stipendio aiuta, ma più importante è guardare alla sostanza. Si investe sulla qualità del cibo, si riciclano i vestiti e per il resto si fa economia. La motivazione è tutto. I ragazzi si responsabilizzano e i genitori ringiovaniscono. Ho 51 anni e me ne sento 31”.
Il padre è soddisfatto anche dell’educazione che gli è stata data: “Sono stati educati al rispetto. E se rispetti gli altri, il rispetto ti torna indietro”.
Per questo, dice, non hanno subito episodi di razzismo. In ogni caso, Roberto non si sente un santo nè un pazzo:
“Sono solo entusiasta. Del resto senza entusiasmo non vai in Etiopia ad adottare tre figli in orfanotrofio e poi torni indietro a prendere i fratellini che erano dagli zii, e poi i cugini”.
(da “La Repubblica“)
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