LA GUERRA DI DONNE NEL CIRCO MAGICO DI BOSSI: CADE LA TESTA DI ROSY MAURO
UNA SORTA DI STRETTA CUSTODIA “PROTEGGE” IL SENATUR: LA GESTISCE LA MOGLIE CON UN GRUPPO DI FEDELISSIMI…DOPO UNA LITE, ANCHE LA BADANTE E’ STATA RIDIMENSIONATA: LA MANUELA VUOLE PIAZZARE IL TROTA COME SUCCESSORE, D’INTESA CON BRICOLO, REGUZZONI, CAPARINI E BELSITO… MARONI CERCA SPAZIO MA NEL PARTITO E’ GUERRA FREDDA
Le due vicende delle microspie e del botto alla sede della Lega di Gemonio nascono tutte vicino a Umberto Bossi che dopo il ritorno all’attività politica, all’indomani dell’ictus, di fatto è un uomo protetto, circondato ma soprattutto controllato.
Una sorta di custodia stretta attorno a cerchi concentrici composti da donne e uomini, parenti e fedelissimi, che formano un fitto cordone sanitario di protezione al leader leghista che – anche in questa edizione dell’immancabile trasferta invernale a Ponte di Legno – non ha fatto mancare le sue partite a braccio di ferro, parolacce e pernacchie ai microfoni e gli allegri cazzotti contro il palmo delle mani di quanti riescono a penetrare la cortina di ferro del primo livello di protezione: il fantomatico “cerchio magico” voluto e realizzato dalla moglie Manuela Marrone.
Tra i pochi fortunati ci sono il capogruppo a Palazzo Madama Federico Bricolo e quello alla Camera Marco Reguzzoni; si sono poi aggiunti Francesco Belsito, un ligure che a 37 anni gestisce la cassa del partito in qualità di segretario amministrativo e Bruno Caparini (padre dell’onorevole Davide), imprenditore bresciano della Alta Valcamonica, membro del consiglio di sorveglianza di A2A oltre che proprietario del castello in cui alloggia la corte dei miracoli di Bossi.
Già perchè questo inverno, più che negli anni passati, la Lega rappresenta la “gallina dalle uova d’oro” (parafrasando proprio un manifesto leghista) per il peso politico che è riuscita ad imporre soprattutto in nuovi ambiti di azione. Uno su tutti? La sanità .
Non è un mistero per nessuno che dopo la rimozione del precedente assessore in Lombardia Alessandro Cè (sostituito con l’attuale Luciano Bresciani, il medico di Bossi) nessun leghista si sia mai occupato del sistema sanitario lombardo (che più o meno rappresenta il 70% del bilancio regionale) e che come tutti sanno, nel corso degli anni, ha accentuato la sua natura di meccanismo che guarda con particolare attenzione agli accreditamenti a strutture private che spesso sottraggono risorse al pubblico.
Dunque il passaggio dal 2009 al 2010 ha segnato una svolta anche nella presenza leghista nell’orbita sanitaria con tanto di nomine “verdi” ai vertici delle direzioni generali.
Qualcuno dal Pirellone ha addirittura parlato di una “Lega sempre più vorace e ingorda che non si accontenta più”. Insomma il partito di Umberto Bossi, che al nord controlla tutto, è sempre più appetibile soprattutto per quanti tentano di creare antagonismi interni alimentando correnti che potrebbero sfociare in vere contese.
Ma sui festeggiamenti di fine anno del Senatùr, ha pesato anche un altro fatto importante: quello cioè dell’assenza di Rosi Mauro: ex leader del sindacato padano e attuale vicepresidente del Senato considerata fino a prima di Natale l’ombra di Bossi.
Anche lei era stata tra gli eletti del “cerchio magico” ma qualcosa sembra essersi incrinato.
I ben informati parlano di un litigio che si è consumato tra la signora Bossi e la Mauro che però, ufficialmente, pare caduta in disgrazia dopo la bagarre al Senato (21 dicembre) dopo l’approvazione di quattro emendamenti al ddl Gelmini presentati dall’opposizione.
La bruna leghista dopo aver perso il perso il controllo ha disposto votazioni a raffica senza attendere o ascoltare le richieste che provenivano dalle opposizioni.
Ma tutto ciò cosa c’entra con Bossi?
C’entra, perchè nel “cerchio magico” oltre ad accudire il capo viene gestita anche la macchina parlamentare della Lega che non è indenne dalle tensioni della successione del suo fondatore.
Per Manuela Marrone l’unico candidato dovrà essere un Bossi (Renzo detto il Trota) ma per la base, invece, il nome più credibile sarebbe quello di Roberto Maroni che da tempo sta lavorando alla costruzione di un suo profilo moderato-istituzionale grazie al quale riesce a piacere ad una parte dell’ opposizione tanto da entrare, con Tremonti, nell’ipotesi di caduta del governo Berlusconi, nella lista dei nomi capaci di ottenere il favore di buona parte delle forze politiche.
Elisabetta Reguitti
(da “il Fatto Quotidiano”)
Leave a Reply