LA MOSSA DEL CAVALLO DI LETIZIA MORATTI: ALLEARSI CON UN PEZZO DELLA LEGA ANTI-SALVINI
L’IDEA E’ LANCIARE UNA LISTA DEL TIPO “LOMBARDIA AUTONOMISTA”: CI STA LAVORANDO SU GIANNI FAVA, ASSESSORE REGIONALE CON ROBERTO MARONI
Il giorno dopo la manifestazione pro-Ucraina all’arco della Pace, la quale non a caso aveva tutto il sapore di prequel, ecco l’annuncio: Letizia Moratti si candida alla guida della Regione Lombardia, per ora con il sostegno di Azione e Italia Viva, poi si vedrà.
La carriera di Moratti è lunga e tutta a destra: presidente Rai, ministra dell’Istruzione con Silvio Berlusconi, sindaca di Milano e fino a cinque giorni fa vicepresidente della giunta regionale guidata dal leghista Attilio Fontana. Ora c’è il colpo di coda, con la speranza di allargare la base del suo consenso anche al centrosinistra.
L’operazione è in salita, intanto però le reazioni leghiste al suo annuncio stanno lì a dimostrare che per il Carroccio le preoccupazioni non sono poche. Lei, che fu richiamata proprio da Matteo Salvini a inizio ’21 per guidare la campagna vaccinale in Lombardia e con la ripromessa di essere la futura candidata del centrodestra, lei che a inizio ’22 fu tra i nomi messi in campo sempre da Salvini per la presidenza della Repubblica – sempre lei si incontrò anche con Giorgia Meloni – e che fino a dieci giorni fa il vicepremier definì «assolutamente una risorsa non solo per la Lombardia, ma per l’intero Paese», può pescare parecchi consensi a destra.
Per farlo Moratti sta già tessendo la tela con un pezzo di vecchia Lega Nord che potrebbe portare in dote una lista con l’obiettivo specifico di rubare voti a Salvini e soci, qualcosa tipo “Lombardia autonomista”; ci sta lavorando su Gianni Fava, assessore regionale con Bobo Maroni e tuttora membro del Consiglio federale del Carroccio originale. Non a caso Moratti annunciandosi parla di una «rete civica a me vicina, ampiamente aperta all’adesione di tutti gli interlocutori politici, culturali, del terzo settore e delle associazioni».
Lo scorso 26 ottobre Moratti e Salvini si erano visti a Roma, alla sede del Mit; ne era uscita fuori anche la photo opportunity , entrambi sorridenti, con il ministro che dopo il colloquio pensava di aver placato le ambizioni dell’allora assessora al Welfare.
È andata male e così se tre giorni fa la campagna comunicativa leghista si era orientata a darle della “comunista”, ieri il registro è cambiato: «Prendiamo atto che chi come la Moratti fino a pochi giorni fa ha governato per oltre vent’ anni da ministro, sindaco e assessore regionale con il centrodestra, adesso senza uno straccio di coerenza si candiderà per la sinistra», mastica amaro il commissario regionale della Lega Fabrizio Cecchetti.
Moratti per la Lega è una “comunista” o un’esponente di destra? Anche al Pirellone nel gruppo del Carroccio c’è chi resta alla finestra e, magari già in polemica con il potere accentratore di Salvini che sta rinviando i congressi alle calende greche, pensa di imbarcarsi nella flotta di Moratti. Nella sua (o sue) lista civica possono aprirsi spazi altrove preclusi e peraltro la campagna elettorale si preannuncia ricca, nel senso di un ingente investimento economico da parte della candidata stessa.
Lì possono trovare una casa anche pezzi di Forza Italia in libera uscita, vedi ad esempio Valentina Aprea, assessora regionale al Lavoro e poi sottosegretaria che ha appena rotto con gli azzurri, delusa per la mancata rinomina nella squadra di sottogoverno. Dopodiché la candidatura di Moratti ha un effetto dirompente anche nello schieramento opposto.
Ruberà più voti a destra oppure correndo con il terzo polo precluderà le possibilità di una larga e competitiva coalizione contro Attilio Fontana? Per una volta +Europa, Alleanza verdi-sinistra, Articolo 1, 5 Stelle e un bel pezzo di Pd sembrano concordare che quello di ieri ad opera della ex vicepresidente lombarda è «un assist al centrodestra ». Lei comunque tirerà dritto, la convinzione di sicuro non le manca
(da La Repubblica)
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