LA POLEMICA SULL’AUMENTO DI STIPENDIO PER TRIDICO SI SGONFIA: L’INPS SMENTISCE IL COMPENSO RETROATTIVO
PER UN ANNO HA PERCEPITO 62.000 EURO LORDI, ORA PASSA A 150.000 EURO LORDI… IL TETTO MASSIMO PER DIRIGENTI PUBBLICI E’ DI 240.000 EURO, QUINDI NON SI CAPISCE DOVE SIA LO SCANDALO… SI DISCUTA SE E’ BRAVO O MENO, MA GUADAGNARE 60/70.000 EURO L’ANNO NETTI PER DIRIGERE L’INPS NON E’ CERTO UNA CIFRA FOLLE
Ha creato non poche polemiche la notizia che la ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, insieme al ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, abbiano raddoppiato con un decreto lo stipendio del presidente dell’Inps, Pasquale Tridico.
A far accendere ancora di più gli animi dei parlamentari dell’opposizione anche il fatto che il provvedimento sia retroattivo, “forse a dispetto della legge” e sia stato fatto, quasi di nascosto, “in piena estate con la speranza di passare inosservati”, scrive il quotidiano la Repubblica.
Lo stipendio del ‘padre’ del reddito di cittadinanza è così schizzato da 62.000 euro a a 150.000 all’anno, il 50% in più del suo predecessore Tito Boeri che guadagnava 103.000 euro l’anno.
La decisione è stata presa dallo stesso Cda dell’istituto di previdenza, in pieno lockdown.
Come detto, oltre all’incremento della paga, a Tridico andrebbero corrisposti altri 100.000 euro per gli arretrati, hanno denunciato i sindaci dell’Inps.
Inps: “Nessun compenso retroattivo a Tridico”.
La Direzione Risorse Umane dell’Inps comunica che non ha corrisposto al presidente Pasquale Tridico compensi arretrati in seguito all’emanazione del Decreto del 7 agosto 2020 e, in ogni caso, gli Uffici dell’Istituto non hanno mai previsto l’erogazione di un compenso arretrato al presidente per il periodo che va da maggio 2019 al 15 aprile 2020.
“Pertanto -scrive la direttrice centrale delle Risorse umane Maria Grazia Sampietro – la notizia apparsa sul quotidiano La Repubblica di oggi, a firma di Giovanna Vitale, in merito ad un compenso arretrato al Presidente pari a 100 mila euro è priva ogni fondamento”.
“Non ho preso nessun arretrato. 100mila euro? Un falso. Il decreto interministeriale prevede i compensi del cda e del presidente da quando il cda si è insediato, ovvero aprile 2020“.
Un aumento che era previsto — anche se non nell’importo — dalla legge che nel marzo 2019, sotto il governo gialloverde, ha riformato la governance dei due istituti ripristinando i consigli di amministrazione.
Quanto alla cifra — 150mila euro lordi, 90mila in meno rispetto al compenso massimo per i dirigenti pubblici — la documentazione ufficiale rivela che a deciderla non è stato il cda ma il ministero del Lavoro guidato da Nunzia Catalfo (M5s), peraltro confermando una proposta risalente all’anno scorso quando a guidare il dicastero era Luigi Di Maio. Nel frattempo l’istituto ha tagliato altre spese per un totale di 522mila euro, per cui l’aumento non comporta esborsi aggiuntivi per le casse pubbliche.
La cifra è stata proposta dal ministero del Lavoro — Il caso è stato sollevato da Repubblica, secondo cui “è stato lo stesso Cda, riunitosi nel bel mezzo del lockdown, ad auto-assegnarsi il quantum, poi suggerito alla Catalfo”. Il verbale del cda Inps del 22 aprile sembra raccontare un’altra storia: nelle premesse viene infatti citata la Nota n. 6445 del 7 aprile 2020, con la quale il capo di Gabinetto del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali ha comunicato all’istituto l’importo degli emolumenti del presidente, del vicepresidente e del consiglio di amministrazione, nella misura di euro 150.000 per il presidente, 40.000 per il vicepresidente — estensibile fino a 100.000 in funzione delle deleghe allo stesso attribuite — , di euro 23.000 per ciascun altro componente del cda (…), invitando il predetto organo, una volta insediato, all’adozione della delibera di proposta dei citati compensi, con l’indicazione delle relative coperture finanziarie“.
Per quanto riguarda il compenso del presidente, la cifra è peraltro identica a quella che era stata proposta nel giugno 2019 — subito dopo la nomina di Tridico — dall’allora capo di gabinetto di Luigi Di Maio, Vito Cozzoli (nella sua nota, l’emolumento riconosciuto al vicepresidente è di 100mila euro senza riferimento alle deleghe).
Ricapitolando: il cda non si è “auto assegnato” gli aumenti. E’ stato il ministero del Lavoro a proporre la cifra, disponendo così l’adeguamento previsto dalla legge e mettendo fine al periodo transitorio che si era aperto nella primavera 2019, quando i gialloverdi hanno nominato Tridico commissario dell’Inps affiancandogli Adriano Morrone (area Lega) come subcommissario.
Nella fase transitoria a Tridico 62mila euro l’anno — In quella prima fase, ai due era stato attribuito rispettivamente uno stipendio di 62mila e 41mila euro lordi, ripartendo tra loro i 103mila euro che fino all’anno prima spettavano al predecessore Tito Boeri. Cifre evidentemente basse a fronte delle responsabilità legate alla gestione di un istituto che eroga prestazioni per oltre 200 miliardi l’anno (molto di più nel 2020 del Covid). Tanto più che il tetto dei compensi per i dirigenti pubblici è fissato a 240mila euro. Tridico inoltre non ha altri redditi: dal 14 marzo 2019 è in aspettativa dall’università di Roma 3 dove insegnava Politica economica.
La legge 26 del 28 marzo 2019 — il “decretone” su reddito di cittadinanza e quota 100 — stabiliva comunque che fosse nominato un cda e rimandava a un successivo decreto interministeriale Lavoro-Economia la definizione dei compensi, “senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica“.
(da agenzie)
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