LA REPUBBLICA CECA SI SMARCA DA ORBAN: “GIUSTO FORNIRE ARMI ALL’UCRAINA, NON VOGLIAMO TORNARE UNA COLONIA RUSSA”
“MOSCA E’ UNA MINACCIA PER LA SICUREZZA EUROPEA”
Con l’elezione del presidente Petr Pavel, l’ex generale della Nato che alle elezioni dello scorso mese ha archiviato i populisti del miliardario Andrej Babis, la Repubblica Ceca sembra aver allineato tutti i suoi pianeti in modo deciso e inequivocabile verso l’Alleanza atlantica, l’Unione europea e il sostegno all’Ucraina.
Messi da parte i due predecessori di Pavel, gli imprevedibili Miloš Zeman e Václav Klaus, il Paese che fa parte del Gruppo Visegrad e dei Nove di Bucarest 9, si è ricompattato con un governo e una presidenza che procede, almeno per ora, di pari passo.
Entrambe le istituzioni sono decise europeiste e determinate a mantenere il ruolo consolidato di Praga come uno dei primi dieci sostenitori militari di Kiev, smarcandosi dalle posizioni sempre più estreme di Budapest. «Mosca è una minaccia per la sicurezza europea – dice il ministro degli Esteri Jan Lipavský –. Noi, che sappiamo cosa vuol dire, non vogliamo rischiare di tornare ad essere una colonia russa».
Ministro, qual è la priorità della politica estera della Repubblica Ceca?
«Senza dubbio affrontare l’aggressione russa contro l’Ucraina. Stiamo facendo tutto il possibile per fermare questa barbara e ingiustificabile aggressione. Stiamo inviando a Kiev molti aiuti umanitari e militari, e stiamo facendo pressione in seno alla Ue affinché tutti i membri lo facciano. Inoltre, la Repubblica Ceca ha accolto il più alto numero pro capite di rifugiati di guerra, aprendo le porte a oltre mezzo milione di ucraini. Non da ultimo, stiamo facendo di tutto per ottenere sanzioni più pesanti contro Mosca, che incidano sulla capacità russa di produrre armamenti. Dobbiamo fare in modo che non possano produrre nuovi missili, tank e armi. Più armi producono, più ucraini verranno massacrati».
Dopo l’invasione cos’è cambiato all’interno del Gruppo Visegrad?
«Siamo decisamente in una situazione delicata. L’Ungheria ha formalmente aderito alla linea europea, ma Orban e il suo ministro degli esteri Péter Szijjártó continuano a dire cose completamente diverse. Sulla guerra i V4 non sono uniti».
Siete più vicini alla Polonia?
«Assolutamente, condividiamo posizioni strategiche e il convincimento che la Russia è la più grave minaccia alla sicurezza per l’Europa. E a questo proposito vorrei ringraziare l’Italia per quello che sta facendo, per gli aiuti all’Ucraina e per la promessa di inviare sistemi antimissile».
Tradizionalmente i Paesi del cosiddetto Blocco Est sono in prima linea nel contrastare le minacce russe. Anche i Baltici?
«A volte possiamo differire su come diciamo le cose, ma tutti i paesi dell’Europa centrale e orientale hanno una cosa in comune: la paura».
Di cosa?
«Dell’aggressività russa, che noi conosciamo molto bene. Non volgiamo tornare indietro di trent’anni, non vogliamo in alcun modo tornare a essere colonie di Mosca».
Quali sono le sue previsioni per il conflitto in Ucraina?
«Durerà a lungo, dobbiamo essere pazienti e chiederci ogni giorno che cosa possiamo fare di più, e continuare con gli aiuti a Kiev. Vorrei darvi un piccolo esempio di come vede il mondo la Russia: Vladimir Solov’ëv è uno dei maggiori propagandisti del Cremlino. Ogni giorno nel suo programma televisivo chiama alle armi i giovani russi per convincerli a combattere in Ucraina, li manda a morire. Ogni giorno. Allo stesso tempo si lamenta perché non può andare nella sua villa in Italia, sul lago di Como. Sono convinto che non dovremmo permettere a queste persone di venire in Europa, di godere della nostra prosperità, della nostra libertà, dei nostri valori, mentre stanno lavorando alla loro distruzione».
Cosa ne pensa dell’invio di caccia all’Ucraina?
«Penso che l’Ucraina debba avere tutto ciò di cui ha bisogno per proteggere se stessa e la sua integrità territoriale. Le armi non servono per attaccare la Russia, servono a difendersi»
Pensa che un attacco nucleare sia possibile?
«La politica russa si basa sulla paura, quindi nella loro retorica la minaccia della bomba atomica funziona benissimo, ma Mosca sa esattamente come reagirebbe la Nato a un attacco atomico. Vorrei anche ricordare che nel piano di pace in dieci punti di Zelensky la sicurezza nucleare è il primo punto. Non dobbiamo pensare solo all’eventualità di bombe nucleari, ma anche a possibili incidenti nelle centrali, come a Zaporizhzhia, attualmente sotto controllo russo».
(da agenzie)
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