LA RIVOLTA SILENZIOSA DELLA COMUNITA’ EBRAICA: ECCO PERCHE’ E’ SALTATA LA VISITA DELLA MELONI AL GHETTO DI ROMA
LA MELONI RENDE PUBBLICA IN ANTICIPO LA VISITA E NELLA COMUNITA’ SCATTA LA PROTESTA: A DUE GIORNI DAL VOTO A ROMA E DOPO LA VICENDA DI FIDANZA ?
Nessuno, nella comunità ebraica di Roma, la più folta d’Europa, alza i toni. Ma quello che è accaduto, nell’imminenza della visita al Ghetto di Giorgia Meloni, leader del principale partito di Destra italiano, si può accostare a una rivolta silenziosa.
È stata quasi subito ritenuta non opportuna la visita, a due giorni dalle elezioni, di un partito che in questi giorni è coinvolto in aspre polemiche sulle contiguità con il neofascismo. La presidente della Comunità, Ruth Dureghello, aveva concordato ieri pomeriggio la commemorazione da parte di una delegazione di Fratelli d’Italia, capeggiata proprio da Meloni, del Rastrellamento del 16 ottobre 1953, con la deposizione di una corona di fiori di fronte alla Sinagoga.
Subito dopo l’annuncio, fatto da Fdi, sono cominciati ad affiorare dubbi e perplessità ai vertici della Comunità sull’opportunità di accogliere oggi al Ghetto la rappresentanza politica del partito sovranista
Messaggi in chat, telefonate, espressioni aperte di dissenso. L’iniziativa a due giorni dal voto a Roma, si sarebbe prestata ad “equivoci e strumentalizzazioni”, come riferisce una fonte: “Apparirebbe invece più autentica, anche a vantaggio di Giorgia Meloni e del suo partito, dopo le elezioni”.
Ecco che in serata, dopo un fitto giro di telefonate fra Dureghello e alcuni membri degli organi direttivi della Comunità, la stessa presidente ha suggerito alla leader di Fdi un rinvio della visita al Ghetto, pur confermando apprezzamento per qualsiasi iniziativa volesse ricordare i tragici fatti di 78 anni fa.
Una questione di opportunità, dunque, figlia di una “ulteriore riflessione” legata principalmente alle elezioni e di conseguenza un principio applicabile a qualsiasi forza politica. “Non ci sono altri temi”, si sottolinea.
Resta la retromarcia dopo poche ore. E il fatto che non pochi, nel dibattito che si è acceso dentro la Comunità, hanno fatto notare come questi siano giorni di acceso scontro politico, sui temi dell’antifascismo, dopo gli incidenti di Roma causati da esponenti di Forza Nuova e dei quali Meloni ha indugiato nel denunciare la matrice fascista, e dopo le polemiche per le immagini pubblicate da Fanpage in cui si vedono parlamentari, candidati ed elettori di Fratelli d’Italia in manifestazioni pre-elettorali caratterizzate da saluti romani e ammiccamenti al Ventennio.
In seguito a quest’ultima vicenda, l’ex capodelegazione di Fdi al Parlamento europeo, Carlo Fidanza, è stato indagato (per finanziamento illecito) assieme all’amico Roberto Jonghi Lavarini, il “barone nero” condannato per apologia al fascismo.
La stessa presidente della Comunità, Dureghello, dopo il caso della lobby nera di Milano, aveva usato pubblicamente parole molto dure: “Non può esserci spazio nei partiti dell’arco costituzionale – aveva affermato Dureghello – per chi fa il saluto romano, inneggia a Hitler e insulta neri e ebrei”.
Nell’Italia che promulgò le leggi razziste, come le ha definite giustamente Draghi, non ci possono essere ambiguità su questo”.
E poi ci sono le frasi di Enrico Michetti, il candidato sindaco sostenuto da Meloni, di cui qualche giorno fa è stato ripescato un recente scritto in cui affermava che “per gli ebrei c’è stata più pietà perché avevano le banche”. Uno scivolone per il quale Michetti era stato costretto a scusarsi pubblicamente con la Comunità.
Insomma, non c’era l’humus necessario per una presenza degli esponenti di Fratelli d’Italia proprio oggi, giorno di chiusura della campagna elettorale, al Ghetto. E c’era il rischio che una possibile contestazione macchiasse la commemorazione degli orrori del Rastrellamento.
Di qui, senza alcuna polemica diretta con Fdi, la richiesta della Comunità ebraica di far slittare l’iniziativa, pur nell’apprezzamento di una nota in cui il partito prende le distanze dalla “furia nazifascista” che determinò le tragiche vicende del 16 ottobre del 1943. Meloni dovrà attendere.
(da La Repubblica)
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