LA SCUOLA SICURA LA PAGA LETTA
PER ADESSO I POCHI SOLDI SPESI DAL GOVERNO SONO QUELLI STANZIATI DAL PREDECESSORE DI RENZI
Un miliardo di euro di interventi dichiarati, altri 3,7 promessi, circa 314 milioni stanziati, 150 effettivamente assegnati (quelli messi da Enrico Letta), e in buona parte non ancora spesi.
Districarsi tra i numeri degli interventi per l’edilizia scolastica annunciati dal governo è impresa ardua.
Di sicuri, per dire, ci sono solo i tagli finora subiti: 879 milioni di euro tra il 2008 e il 2013 (limitandosi alle sole scuole superiori).
Il precursore è stato Letta, poi il piano per l’edilizia scolastica è stato ripreso da Matteo Renzi e abbellito dagli slogan modello Twitter.
Le risorse sono state senza dubbio incrementate, ma stare dietro ai pagamenti effettuati non è facile: i numeri si ripetono e si mischiano, ogni sito ne riporta diversi e la distonia tra le cifre promesse e gli interventi realizzati è spesso notevole.
Premessa, stando ai dati del Censis, dei 41 mila edifici scolastici esistenti, il 32 per cento ha bisogno di interventi urgenti: 24 mila hanno impianti non funzionanti, novemila intonaci che cadono a pezzi, 7.200 devono fare i conti con coperture e tetti da rifare; 3.600 necessitano invece di interventi sulle strutture portanti.
Sul risanamento di questo panorama disastrato Matteo Renzi ha puntato buona parte delle sue carte, tanto da affidare la cabina di regia dell’operazione al fedelissmo Filippo Bonaccorsi, ex dirigente dei trasporti del Comune di Firenze.
A luglio scorso il governo ha annunciato un “cambio di rotta epocale” e dichiarato investimenti per poco più di un miliardo, divisi in tre capitoli: #scuolebelle (450 milioni per le piccole manutenzioni), #scuolesicure (400 milioni per la messa in sicurezza degli edifici) e scuole-nuove (244 milioni per 404 nuove strutture subito cantierabili). Basteranno?
Il fabbisogno stimato è superiore ai 10 miliardi, tanto più che a tutt’oggi non esiste neanche una schedatura precisa degli edifici esistenti: l’anagrafe nazionale — che secondo il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini doveva partire già a luglio scorso — è stata rinviata a giugno.
E poco dopo l’insediamento, il premier aveva parlato di 3,5 miliardi “già disponibili”, salvo poi ridimensionare di molto l’importo. realisticamente si tratta di 672 milioni per il 2014, di cui solo 270 davvero a disposizione.
Stando ai dati, a oggi per i piccoli interventi di manutenzione (#scuolebelle) sono stati spesi solo 150 milioni di euro (per 7.751 plessi) dei 244 messi sul piatto dal decreto del Fare del governo Letta.
“Di quelli ne sono arrivati circa 100 milioni (per 7 mila plessi, sui 37 mila coinvolti, ndr)”, spiega Giorgio Germani, presidente dell’Anquap, l’associazione dei direttori amministrativi scolastici.
Soldi vincolati a un meccanismo complesso perchè il governo ha deciso che i lavori dovevano essere effettuati dalle stesse ditte che si sono aggiudicate gli appalti Consip per la pulizia.
Il motivo è semplice: si tratta infatti delle stesse che hanno assorbito 12 mila lavoratori socialmente utili, che in qualche modo vanno impiegati.
“L’intento era buono — continua Germani — ma così le scuole sono obbligate a far fare i lavori a ditte inadeguate. Un peccato perchè erano le uniche risorse affidate agli Istituti. Delle altre non è arrivato molto”.
Formalmente la prima tranche di pagamenti doveva terminare nel 2014.
Stando ai dati del Miur, però, a novembre scorso dei 150 milioni stanziati ne erano stati pagati solo 44,6 (per altri 44 era quasi pronto il decreto).
Il capitolo più corposo riguarda però gli interventi #scuolesicure: 400 milioni stanziati dal Cipe, per 18 mila edifici, grazie all’allentamento del patto di stabilità .
Cosa è stato fatto?
Andando a vedere nel dettaglio il monitoraggio del governo, si scopre che tutti gli interventi sono stati effettuati sempre con i soldi di Letta.
I cantieri finanziati dal governo Renzi non sono ancora partiti, perchè — spiega il Miur — il termine per presentare i progetti è scaduto solo a fine dicembre.
Non solo, l’esecutivo all’ultimo ha deciso di non versare l’Iva ai 500 Comuni che avevano già effettuato i lavori con le vecchie risorse, facendo infuriare i sindaci.
Sul lato degli stanziamenti, comunque, il conto finale è di 314 milioni già allocati, e 89 ancora da assegnare.
“Quest’anno saranno aperti altri 1600 cantieri”, ha assicurato Giannini. Poi ci sono le #nuovescuole: su 454 opere previste, 198 sono state concluse, 187 avviate (30 da pochi mesi) e 69 ancora sono ancora in progettazione.
Per raggiugere i 3,5 miliardi ipotizzati — sempre sulla carta — da Renzi, il governo ha annunciato altri 300 milioni con il “piano Inail” (non ancora stanziati) e a gennaio ha varato il “Decreto Mutui”, autorizzando le Regioni a stipulare mutui trentennali (40 milioni l’anno) grazie a un finanziamento della Banca europea degli investimenti.
Doveva partire il 15 febbraio, ma la scadenza è stata posticipata a marzo: la bollinatura della Corte dei Conti, infatti, non è ancora arrivata e molte Regioni sono in ritardo nella consegna dei piani.
Dulcis in fundo, il caos normativo.
Con la fine virtuale delle province, Regioni e città metropolitane si rimpallano la delega. Nel 2013 il governo non ha messo un euro per la messa in sicurezza degli edifici (a Napoli, il Sindaco Luigi De Magistris lo ha scoperto poco dopo la nascita della Città Metropolitana).
Carlo Di Foggia
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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