LA UE TROVA LA QUADRA CON LA GRAN BRETAGNA
LA PARTITA DI RENZI: ASSE CON CAMERON E LA MERKEL
Una giornata intera di bilaterali tra capi di Stato e di governo, incontri tra gli sherpa, tutto nel retrobottega senza la plenaria che arriva solo a sera, dichiarazioni alla stampa e pizze ordinate per disperazione a una certa, quando si è capito che non si cenerà comodi al ristorante.
Angela Merkel per la verità si porta avanti. Intorno alle 18.30 fa un salto alla Maison Antoine di Place Jordan con la scorta e si gusta un cartoccio di patatine fritte, quelle doc belghe. Meglio che aspettare la ‘English dinner’, che doveva essere colazione, poi pranzo e poi chissà quando inizia.
Alla fine i 28 si ritrovano a tavola alle 21 e qualcosa: nel menu la bozza di intesa sulla Brexit.
E’ il documento che permetterà alla star di questo vertice, David Cameron, di tornare a casa a cantare vittoria sull’Ue e cercarne una al referendum di giugno, scommettendo contro l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione e contro gli euroscettici.
E’ il documento sul quale per tutta la giornata i leader si sono scontrati.
Alla fine arriva una proposta di compromesso sui punti controversi: la Gran Bretagna potrà sospendere il welfare per gli immigrati dall’Ue ma solo per l’emergenza immigrazione dei prossimi 7 anni.
Mentre non potrà fermare ulteriori processi di integrazione nell’area euro.
Ma al tempo stesso Eurolandia non potrà attuare forme di integrazione discriminatorie nei confronti di Londra. Ad ogni modo, su tali questioni nell’accordo è chiarito nero su bianco che la Gran Bretagna non potrà porre il veto.
E’ una proposta di intesa che arriva a tavola tra una ‘corona di carciofi’ con formaggio di capra e rucola, filetto di vitello con salsa al dragoncello, spinaci e polenta e una bavarese ai frutti della passione.
L’Italia ne è ben contenta, l’ha auspicata dall’inizio. Del resto, Renzi non usa questo Consiglio europeo per fare il ‘guastafeste’.
In questi giorni, il premier italiano sceglie la modalità ‘ricerca di alleati’, cauto e diplomatico persino con l’Austria che tra un po’ ci chiude la frontiera del Brennero. Così cauto che a sera non dichiara lui con i giornalisti italiani raccolti in sala stampa ma manda il sottosegretario agli Affari Europei Sandro Gozi.
Pur condividendo la preoccupazione di Alexis Tsipras sull’emergenza immigrazione, il premier italiano non si accoda alla minaccia del collega greco di porre il veto sull’accordo con Londra in assenza di una garanzia da parte europea sul fatto che la frontiera a nord della Grecia resti aperta.
Almeno fino al vertice straordinario sull’immigrazione a Bruxelles, chiede Tsipras, convocato per il 6 marzo insieme con la Turchia di Erdogan.
“Bisogna lavorare insieme, non pensare di risolvere la questioni con vie nazionali o isolando il Paese più in difficoltà “, dice il sottosegretario agli Affari europei, Sandro Gozi. Del resto, il veto minacciato da Tsipras, spiegano dal suo entourage, serve come mossa tattica per generare una tregua e tentare di imporre il tema nell’agenda europea, così come si è posta fin da subito la questione Brexit.
Renzi non si associa a Tsipras e i suoi precisano che la mossa del greco non è concordata con il governo italiano. Insomma, nessuna strategia comune, nessun intento di stringere l’Ue a tenaglia dal Mediterraneo.
E di conseguenza anche Renzi non ha concordato con Tsipras la scelta di minacciare i paesi dell’est ieri sera alla cena dei 28, proponendo un taglio dei fondi europei per chi non attua il piano Juncker di redistribuzione dei migranti.
Come sempre, Renzi cerca gli alleati tra i più forti. E stavolta li trova proprio in Angela Merkel, ex o attuale nemica numero uno di Atene, e David Cameron, che non ha nemmeno voluto fare un bilaterale con Tsipras tanto si è infuriato per la minaccia di veto.
Il bilaterale mattutino con la Cancelliera conferma al premier italiano che sui migranti può contare su Berlino.
Pur attaccata in patria per la linea aperturista, Merkel continua a restarne convinta. E con Renzi oggi non avrebbe potuto fare diversamente, tra l’altro. Perchè proprio mentre i due si incontravano a Bruxelles, al largo di Lampedusa veniva avvistato l’ennesimo barcone di profughi e cadaveri in mare. Un’altra tragedia del Mediterraneo.
Addirittura pare che al summit Ue Merkel si sia detta “sorpresa” negativamente dall’atteggiamento del Cancelliere austriaco Werner Faymann che ha confermato l’intenzione di stabilire tetti agli ingressi nel suo paese, nonostante gli avvertimenti arrivati da Bruxelles (“E’ illegale”).
Chissà : ci sta anche che Merkel e Faymann si siano assegnati i classici ruoli di poliziotto buono e poliziotto cattivo, visto che comunque alla Germania conviene che la vicina Austria faccia il lavoro sporco bloccando le frontiere. Renzi e i suoi ne sono consapevoli, ma a Bruxelles prevale l’ufficialità di un incontro in cui — dopo tanto tempo — il premier e la Cancelliera si sono trovati dalla stessa parte della barricata. Anche se ufficialmente la richiesta renziana di tagliare i fondi a chi non accetta i profughi raccoglie solo le proteste dell’Ungheria (“Ricatto politico”), della Polonia e nessun frutto: se ne parlerà al vertice con Erdogan a marzo?
Ma c’è un altro alleato sul quale Renzi ha sempre contato fin dall’inizio della partita Brexit. E’ Cameron.
Renzi è sempre stato dalla sua parte. E pur nutrendo i dubbi di quasi tutti gli attori del negoziato, non ha mai attaccato il premier Tory.
E su questo sì che ha raccolto il primo frutto. Stanotte la sponda di Cameron è stata preziosa per Renzi per sventare il tentativo della Commissione europea, appoggiata in questo da Berlino, di inserire il Fiscal Compact nei Trattati Ue.
Sostanzialmente l’idea era di chiudere questo vertice con una dichiarazione finale che prevedesse di far rientrare il Fiscal Compact nei Trattati Ue quando si tratterà di modificarli per concretizzare l’intesa con Londra.
Un’idea folle per Roma e anche per il Regno Unito. Renzi del resto ha appena iniziato a mettere nel mirino il Fiscal Compact come macchina ‘stritola economie’.
Se il tentativo notturno fosse andato avanti, sarebbe stato un problema enorme per la partita italiana sulla flessibilità nelle spese. L’asse con Cameron è servito a sventare la mossa. O almeno a metterla da parte, per ora.
(da “Huffingtonpost”)
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