LA VELA NON È SOLO UNA QUESTIONE DI BARCA: LUNA ROSSA AVEVA LA MIGLIORE, EPPURE HA PERSO
LE RAGIONI DIETRO ALLA SCONFITTA DELL’IMBARCAZIONE ITALIANA, TRA PREVISIONI METEO SBALLATE, ROTTURE INASPETTATE E FATTORE UMANO
La Coppa America è un gioco complicato in cui entrano in campo fattori molto diversi, il design degli scafi, la tecnologia, la meteorologia, il management, l’equipaggio, gli allenatori, la squadra a terra, la logistica. Ma è anche un gioco psicologico difficile e duro.
Può succedere di avere una barca veloce e le migliori vele, come in questa 37ª Coppa di Barcellona è successo agli italiani e di non riuscire nemmeno a conquistare la Louis Vuitton Cup
Bisogna anche considerare che le regate di selezione da disputare per arrivare a essere lo sfidante ufficiale sono il primo momento di incontro tra imbarcazioni che possono essere molto diverse. Molti degli AC75 impegnati erano addirittura stati varati poche settimane prima di essere imbarcati per Barcellona. Questo vuol dire che un equipaggio ha davvero poco tempo per imparare a far funzionare al meglio la sua barca.
Inoltre, è molto più facile imparare ad usare al meglio barche dalle linee più «normali», come Luna Rossa o Alinghi, mentre disegni più «difficili» come American Magic o Ineos Britannia, a cui hanno lavorato team di designer della Formula 1, richiedono un periodo maggiore per l’apprendimento.
Quindi i pessimi risultati iniziali di Ineos sono imputabili a una barca difficile che l’equipaggio si è impegnato a fondo a conoscere e migliorare. E questo ha permesso di raggiungere performance che non ci aspettavamo. Gli inglesi erano stati molto accorti a non far trapelare una notizia interessante. Due mesi prima dell’inizio delle regate, Dylan Fletcher (36 anni, oro a Tokyo nei 49er) aveva cominciato ad allenarsi al ruolo di 2° timoniere mentre come titolare era stato presentato Giles Scott. Dylan è 20 kg più leggero di Giles, e su scafi così tirati questo conta. Il team non lo ha comunicato che il 21 agosto, il giorno in cui sono iniziate le regate preliminari.
Non si è ancora ben capito se Ineos sia uno scafo più adatto a venti leggeri o a venti forti con molta onda. Nelle due regate del giorno 2 ottobre, corse con vento teso e mare formato a onda incrociata, si è potuta vedere la capacità dello scafo inglese in questa situazione.
Il fatto di essere partiti così male nelle prime regate è stato un grande stimolo per l’equipaggio di Ineos, che si è sentito ancora più motivato e coeso mentre una serie di regate tutte vincenti non è stata la cosa migliore che potesse capitare ai nostri, che non si sono temprati.
Ben Ainslie dopo queste gare perse arrivava alla mixed zone molto arrabbiato anche perché è uno abituato a dare il massimo e, se la barca non era adatta ai venti leggeri, Ainslie coi suoi 47 anni ha mostrato l’esperienza di un grande velista (4 ori olimpici) proprio nelle condizioni di vento leggero, chiazzato e variabile: vedeva il vento, partiva in modo aggressivo (anche a costo di qualche penalità), sceglieva il lato giusto e coprendo l’avversario.
È necessario rilevare che a bordo di Ineos il ruolo di trimmer è stato coperto da due velisti che sono stati con Ben anche nelle due precedenti edizioni della Coppa: alla dritta Bleddy Mon, 31 anni, e alla sinistra Leigh McMillan, 44 anni. Entrambi hanno dimostrato una grande abilità nel ruolo di controllori del volo e, dalla prima regata all’ultima, la barca ha acquisito la stabilità che Luna Rossa aveva già all’inizio.
Questa Vuitton Cup di Luna Rossa è stata purtroppo condizionata dalle rotture a bordo e da errori nella scelta della vela di prua mentre su Ineos nulla è stato rotto e non si sono viste vele di prua inadeguate al vento.
Viene da chiedersi chi abbia dato previsioni meteo non corrette al team di Luna Rossa, che si è trovato con un fiocco da vento forte, quando il vento addirittura era in calando (vedi prima regata del 2 ottobre), quindi un fiocco che non aveva abbastanza potenza per superare l’avversario di bolina e che non permetteva di raggiungere la massima velocità in poppa. Molti dubbi rimangono sull’attendibilità delle previsioni meteo di cui il team disponeva. Non si può prevedere vento ben superiore ai 20 nodi e poi averne 17.
Per quanto riguarda le rotture, il primo problema non aveva fermato Luna Rossa. L’incepparsi del meccanismo di movimento dell’ala era dovuto a un pezzo e al software fornito a tutti i team dai neozelandesi. Mentre quella della rotaia della randa fa pensare ad alcune possibili cause: il pezzo difettoso, una non corretta manutenzione preventiva o un design estremo che non ha valutato correttamente le forze in gioco in quel punto.
Quella delle stecche della randa, che ci ha fatto perdere una regata, nasce forse da una causa banale. Il 29 settembre con vento e mare incrociato, mente si era in attesa che venisse dato il via, Luna Rossa è rimasta ferma di fianco alla barca appoggio, l’andamento continuo e convulso del mare si è trasferito alla barca e all’albero provocando movimenti anomali della randa.
La rottura in coperta del 2 ottobre dopo un nose diving disastroso è stata invece causata da un errore di manovra del braccio del foil. In quell’occasione l’equipaggio ha dimostrato una grande abilità ad intervenire nell’emergenza ma una regata è stata comunque persa. Chi vincerà la Coppa dovrà comunque intervenire sul Protocollo e sul regolamento.
(da Il Corriere della Sera)
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