L’ALLARME DELL’UPB: 1.865 MILIARDI DI DEBITI VERSO IL FISCO
RISCOSSO SOLO IL 9,5% E I CONTINUI CONDONI AGGRAVANO LA SITUAZIONE
L’Upb, cioè l’Ufficio parlamentare di bilancio, organi tecnico delle due Camere, ha lanciato l’allarme sui debiti degli italiani nei confronti del Fisco. Si tratta di 1.865 miliardi di euro, cifra pari al 181 per cento di quanto incassa
effettivamente l’Erario. Una massa debitoria sicuramente di grandi proporzioni contro cui si rischia di poter fare sempre meno, via via che vengono annunciate sanatorie e rottamazioni delle cartelle esattoriali.
Il rapporto è stato presentato a Palazzo Madama in un’audizione davanti alla commissione Finanze e Tesoro del Senato dalla consigliera di Upb Valeria De Bonis.
Il rapporto dell’Upb: «Riscosso solo il 9,5 per cento»
De Bonis ha spiegato: «A fine novembre 2024 il magazzino dei crediti affidati all’agente della riscossione ha raggiunto un incremento del 36,5 per cento rispetto alla fine del 2019. Mentre il riscosso si attesta a circa 178 miliardi, appena il 9,5 per cento del totale, a dimostrazione di una limitata efficacia dell’azione di riscossione coattiva. Si tratta prevalentemente di singoli debiti di importo inferiore a 1.000 euro e riguardanti principalmente le persone fisiche. Sulla dimensione del magazzino hanno influito l’elevato numero di singoli crediti di modesto importo affidati annualmente; le lunghe tempistiche degli adempimenti richiesti per ogni credito; la mancanza di un meccanismo di discarico automatico dei crediti inesigibili; la complessa procedura di accertamento dell’inesigibilità del credito affidato».
Lo Stato potrebbe riscuotere «solo 100,8 miliardi»
La consigliera ha poi proseguito spiegando che secondo i tecnici lo Stato potrebbe riscuotere appena «100,8 miliardi», cioè «l’ammontare delle cartelle con un più elevato grado di esigibilità».
Non a caso, ha spiegato Repubblica, l’Italia è in fondo alla classifica Ocse per debiti esigibili ma non riscossi. Nella relazione dell’Upb si legge: «Siamo il Paese che dopo la Grecia registrava il valore più elevato dell’incidenza dello stock dei debiti non riscossi a fine anno sul totale delle entrate (181 per cento) e quello con il più basso rapporto tra debiti non riscossi esigibili e il totale dei debiti non riscossi (circa il 5 per cento)». De Bonis ha spiegato: «Si tratta di risultati che dipendono anche dal diverso approccio, più o meno sistematico, seguito nei singoli Paesi in relazione al discarico dei crediti pregressi ritenuti non più esigibili».
Spalletta: «Servono regole omogenee»
E a pesare ulteriormente su questa vicenda rischia di essere anche la quinta rottamazione. Oltre a De Bonis, lo ha sottolineato in commissione anche Giovanni Spalletta, direttore generale delle Finanze del Mef. Ha affermato in
commissione che «si potrebbe pensare a nuove risorse per Ader, con personale con competenze specialistiche, e una maggiore interoperabilità banche dati». E sulla rottamazione ha parlato dei possibili effetti negativi: «Si allunga il periodo interessato, che arriverebbe al 31 dicembre 2023. Si allunga la rateazione, ma non sono previsti interessi di rateazione. Però così creiamo una sperequazione non giustificata: bisogna omogeneizzare regole del gioco».
(da agenzie)
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