L’ALLERGIA DI GRILLO PER LA LOTTA ALL’EVASIONE.
SU TASSE E PARADISI FISCALI PARLA COME BERLUSCONI…VUOLE LA TRASPARENZA SOLO NEI PALAZZI DELLA POLITICA, NEGLI AFFARI MEGLIO LA PRIVACY E I CONDONI TOMBALI
Dopo una reazione scomposta alle notizie pubblicate da l’Espresso su 13 società anonime basate a Santa Cruz, la zona più turistica del Costa Rica ( non si aprono 13 società per costruire qualche casetta con pale eoliche e riutilizzo di acqua piovana), lo staff di Grillo ha archiviato la vicenda.
Ma nel Movimento qualcuno si chiede se ciò è compatibile con la trasparenza che tanto predica.
Per Sociedad Anomima in Costarica si intende “una struttura societaria che ha tra le proprie caratteristiche la possibilità di nascondere molto facilmente i nomi dei veri soci».
Insomma, se è anonima è anonima: non ci vuole molto a capirlo.
«I soci possono essere rivelati solo su richiesta di un giudice nel corso in un procedimento giudiziario».
Quasi una beffa, infine, la replica de l’Espresso. «Contrariamente a quello che sostiene il blog di Beppe Grillo, noi abbiamo scritto che l’autista di Grillo risulta amministratore di 13 società in Costa Rica, tuttora attive. In Costa Rica per le sociedad anonime, come per tutte le altre società , non c’è trasparenza su azionisti e bilanci. Proprio come succede in Svizzera e nei Paesi caraibici».
Una vera pietra tombale sulle tesi del comico.
Il fatto è che Grillo ha sempre avuto un rapporto problematico con tasse e disposizioni fiscali.
Non solo per i due condoni tombali, a cui ha aderito la sua società immobiliare nel biennio 2002-03, la Gestimar srl, amministrata da suo fratello Andrea.
E neanche per quello strano modo di intendere i paradisi fiscali, in cui non conta la trasparenza, ma solo il «diritto» a pagare meno tasse possibili.
Sul suo blog comparve in passato l’assioma che essendo l’Italia il Paese in cui si pagano più tasse, qualsiasi altro Paese europeo è un paradiso fiscale.
Paradiso per tutti, meno che pensionati e dipendenti.
A quello non ha mai pensato.
Un paradiso fiscale è tale perchè vi si possono fare movimenti finanziari senza informare nessuna autorità : ecco perchè ci arriva il denaro sporco.
Ma anche questo per Grillo è irrilevante. Tanto irrilevante che anche oggi replica quasi con un’alzata di spalle alle rivelazioni: sono fatti di famiglia.
Si conferma così il suo strabismo, per cui la trasparenza deve valere per i politici che parlano al telefono, tutti da intercettare («ascoltate anche me!» aveva inneggiato), deve essere imposta ai partiti, anche al presidente della Repubblica, e le riunioni dei parlamentari devono essere trasmesse in streaming.
Insomma, i Palazzi della politica devono essere trasparenti come l’acqua.
Ma sui redditi (4 milioni dichiarati), i conti bancari, gli investimenti mobiliari e immobiliari, e naturalmente le relative tasse, vale il principio della privacy assoluta. Tutto questo in un Paese che conta circa 130 miliardi di evasione all’anno. Ultimamente si è scagliato contro le operazioni Cortina, accusando l’Agenzia delle entrate di pescare i pesci piccoli.
Ma con il governo Prodi si scagliò anche contro Vincenzo Visco, che aveva pubblicato i redditi dei contribuenti. («Fa un favore alla ‘ndrangheta, dando nome cognome e indirizzo di chi si può rapinare», aveva scritto).
Non gli piace l’anagrafe dei contribuenti, dove si registrano i conti bancari.
Esiste in tutti i Paesi occidentali (tra l’altro non registra ogni singola spesa), ma qui da noi per Grillo equivale allo Stato di Polizia.
Forse non sa che nel 2010 in Italia sono state vendute 620 Ferrari (il 10 per cento della quota mondiale), 151 Lamborghini, 180 mila fra Mercedes, Bmw e Audi.
E sono solo 76 mila gli italiani (lo 0,18 per cento dei contribuenti) che hanno dichiarato più di 200 mila euro.
Questo significa che solo il 37 % di chi ha comprato una macchina di questa categoria se lo sarebbe potuto permettere senza dover accendere finanziamenti o mutui. Credibile?
Bianca Di Giovanni
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