L’ASINARA, DA CARCERE A PARADISO TERRESTRE
L’ALCATRAZ ITALIANA E’ OGGI UN PARCO NATURALISTICO IN CUI GLI ANIMALI GIRANO LIBERI, SOPRATTUTTO GLI ASINI, SIMBOLO DELL’ISOLA
Ci ha pensato il Parco Nazionale dell’Asinara, istituito nel 1997, a trasformare un luogo di pena in un paradiso mediterraneo.
E, mentre il carcere in cui furono rinchiusi Raffaele Cutolo e Totò Riina crolla giorno dopo giorno, la natura di questa meravigliosa isola, rimasta chiusa al pubblico per oltre un secolo, rinnova la sua meraviglia, fatta di coste frastagliate, di sabbie bianchissime, di acque turchesi e di una fauna che si moltiplica indisturbata dall’uomo.
Uno scenario evocativo, che nel febbraio 2010 ha spinto un gruppo di lavoratori del petrolchimico di Porto Torres a occupare una delle strutture carcerarie dismesse, inscenando l’isola dei cassintegrati, con evidente intento parodico verso il più noto reality show isolano.
E in effetti a quella dei famosi, quest’isola ha poco da invidiare.
L’ISOLA DEGLI ASINI
I romani la chiamavano l’«isola di Ercole», ma a prevalere è stato l’impoetico nome di Asinara, legato alla presenza dei pazienti quadrupedi, che ancora oggi si aggirano per questo angolo di Sardegna.
Chi sbarchi al molo di Fornelli con i traghetti che partono da Stintino se li trova davanti, insolitamente bianchi, secondo il ceppo albino che qui prevale.
ANDARE PER SENTIERI
L’isola si può visitare in fuoristrada, a piedi o in bicicletta (da qualche tempo anche con un trenino gommato), ricordando che è piuttosto grande: oltre 51 kmq di superficie e ben 110 km di sviluppo costiero.
Una strada in cemento la percorre da sud a nord, collegando Fornelli, Cala Reale e Cala d’Oliva.
Ma il fascino dell’Asinara si coglie inoltrandosi per le sterrate e i sentieri che si staccano dall’asse principale.
Hanno nomi affascinanti: Sentiero del Granito, del Leccio, del Faro, della Memoria, dell’Asino Bianco e sono descritti da opuscoli che si possono ritirare arrivando a Fornelli.
Per l’alloggio c’è solo un ostello, in verità non molto economico.
UN PARADISO DELLA FAUNA
Il comandante Venanzio Cadoni della Forestale, che ha il compito di sorvegliare sia il Parco, sia l’Area Marina Protetta istituita nel 2002, è uno dei massimi esperti dell’isola.
«Dall’autunno alla primavera le zone umide accolgono una straordinaria quantità di uccelli: fenicotteri rosa, cavalieri d’Italia, ma ci sono anche specie stanziali come i gabbiani corsi, le pernici sarde, i falchi pellegrini. I cinghiali e i mufloni sono numerosissimi. È stata avviata la cattura delle specie introdotte dall’uomo, comprese i cinghiali, che sono degli ibridi a causa della presenza umana: con il loro pascolo eccessivo recavano gravi danni alla macchia mediterranea. Buona anche la situazione del mare, anche se avremmo bisogno di maggiori risorse per l’effettivo controllo».
L’ALCATRAZ ITALIANA
Il carcere dell’Asinara aveva distaccamenti in tutta l’isola.
A Fornelli c’era quello di massima sicurezza, dove erano detenuti gli esponenti delle Brigate rosse e dell’Anonima sequestri, più tardi quelli della mafia.
A Santa Maria i carcerati si dedicavano all’agricoltura e all’allevamento, mentre a Trabuccato si coltivava la vite.
Tumbarinu, nel centro dell’isola, era riservato ai detenuti che si fossero macchiati di «reati contro la morale».
Durante la prima guerra mondiale fu allestita una stazione sanitaria, da cui passarono 25 mila prigionieri austro-ungarici, seimila dei quali riposano oggi in un ossario.
A metà degli anni Ottanta sull’isola soggiornarono per diversi mesi per motivi di sicurezza anche i giudici Falcone e Borsellino, che qui istruirono il maxi-processo alla mafia.
Il carcere dell’Asinara è quello con il minor numero di evasioni: 2 in 112 anni contro i 29 di Alcatraz.
LA GUARDIA SCULTORE
Dopo avere fatto la guardia carceraria per molti anni, Enrico Mereu è tornato sull’isola e scolpisce i materiali offerti dalla natura: tronchi spiaggiati, ceppi, blocchi di granito e trachite.
Le sue opere sono sparse nei villaggi dell’Asinara, il suo laboratorio si trova a Cala d’Oliva.
Franco Brevini
(da “il Corriere della Sera“)
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