LE 12 CORRENTI PD CHE REMANO CONTRO LA SCHLEIN
NON SOLO I CACICCHI DI CITTÀ E REGIONI: SI VA DAGLI OPPOSITORI DELL’ALLEANZA CON IL M5S AI GARANTI DELL’ATLANTISMO… PER OGNI DOSSIER C’E’ SEMPRE QUALCUNO CHE NON E’ D’ACCORDO
Elly Schlein ieri ha inaugurato il ciclo del più classico degli attacchi nella storia di un segretario del Pd: “Basta con le correnti”, ha detto a quelli con cui ha parlato in una domenica arrivata dopo una settimana di passione.
Sui giornali, c’erano una serie di interviste contro il trasformismo nel Pd, a seguito delle inchieste di Bari e di Torino. Attacchi indiretti a una rivoluzione che ancora non si vede. Così come molti della minoranza, nelle chat infuocate del partito, hanno avuto da ridire sulla “lista di proscrizione” (così definita) del Fatto, ovvero l’elenco di cacicchi e capibastone. Un modo per introdurre il tema: no a lezione di moralità dfa parte di Giuseppe Conte, che esortava la segretaria a liberarsi di tali personaggi.
Ora Schlein, arrivando alla guida del Nazareno, le correnti le aveva disarticolate, con la tattica di portare alcuni personaggi, a sé, puntando poi su divisioni e competizione. Ma ora, a due mesi dalle Europee, con il leader dei Cinque Stelle che bombarda il Nazareno in maniera esplicita e fattuale, il malcontento sale, le trame pure.
La minoranza è divisa, ma si fa sentire. Stefano Bonaccini, il capo di Energia popolare, ha difficoltà a trattare per sé stesso, figuriamoci per gli altri. E così tocca a Lorenzo Guerini e Alessandro Alfieri (Base Riformista) il ruolo di ricordare che non si può essere gregari di Conte. Mentre Lia Quartapelle, Filippo Sensi e Enzo Amendola vigilano sull’atlantismo nel nome di Paolo Gentiloni. In attesa, chi lo sa, che il Commissario europeo torni in patria a salvare le sorti del riformismo.
Eppure, è la maggioranza la vera spina nel fianco della segretaria. Perché al di là del suo cerchio magico, peraltro piuttosto ristretto (tanto che lei deve cercare fuori profili da candidare alle Europee), chi l’ha sostenuta al congresso fa un gioco del tutto diverso.
In primis, Dario Franceschini, che continua a mantenere un dialogo aperto con Matteo Renzi, prima di tutto nel nome di Firenze. Ma poi anche Andrea Orlando, che morde il freno sia sulle scelte che sui metodi della segretaria. La sua corrente si divide e si riunisce all’occorrenza: Peppe Provenzano va avanti per la sua strada, Marco Sarracino si sta costruendo un profilo da dirigente di punta. Per compensare il rapporto con una sinistra interna di cui si fida poco, Schlein si era molto affidata agli ex Articolo 1, prima di tutto a Bersani e poi a Arturo Scotto. Ma con quell’area le cose vanno un po’ meno bene da quando il Nazareno è andato allo scontro con Roberto Speranza sulla candidatura di Angelo Chiorazzo in Campania.
Gli amministratori locali sono un vero contropotere: il partito dei Sindaci, da Antonio Decaro a Dario Nardella, guarda a Bruxelles per contarsi e per contare i propri voti. Vincenzo De Luca è un antagonista esplicito, ma pure Michele Emiliano non lavora certo per la segretaria, ma per se stesso.
Insomma, il clima è di nuovo impazzito, le variabili sono molte. Se le Europee vanno bene, Schlein proverà a dare un colpo di grazia a molte dinamiche. Se vanno male, potrebbe non esserci un secondo tempo della sua segreteria. Ma poi, tra le trame sotterranee, c’è chi è convinto che parte del Pd lavori per Conte, perché sia lui il leader dell’area progressista. I suoi rapporti con uno stratega che lavora nell’ombra come Goffredo Bettini sono noti. Certo, questo passa per una scissione o almeno per un’uscita di massa dal partito, verso il centro (che peraltro, per ora non c’è). Scenario complesso. Ma intanto, il copione è noto. Non a caso Nicola Zingaretti annunciando le sue dimissioni si sfogava così: “Lo stillicidio non finisce. Mi vergogno che nel Pd, partito di cui sono segretario, da 20 giorni si parli solo di poltrone e primarie, quando in Italia sta esplodendo la terza ondata del Covid”. Non pronunciava la parola correnti, ma la “guerriglia quotidiana” era un riferimento abbastanza chiaro.
(da ilfattoquotidiano.it)
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