LE AZIENDE DI BERLUSCONI NON SI TOCCANO: COSI’ IL M5S HA PERSO L’ANIMA
PER 10 ANNI GRILLO E I SUOI AMICI HANNO ATTACCATO LA SINISTRA PERCHE’ NON FACEVA UNA LEGGE SUL CONFLITTO D’INTERESSI, ORA LORO STANNO FACENDO LO STESSO
C’è un sillogismo semplice su cui oggi i più fedeli simpatizzanti del Movimento 5 Stelle potrebbero spendere una piccola riflessione razionale, se si riesce ad andare oltre gli aspetti emotivi, oltre l’attaccamento di bandiera e di comunità .
Gianni Letta e Fedele Confalonieri – non è un segreto – hanno fatto pressioni molto forti su Berlusconi perchè accettasse di vincere il suo l’orgoglio e consentisse la nascita di questo possibile governo M5s-Lega.
Letta e Confalonieri sono da sempre i garanti delle aziende e degli affari di Berlusconi. Sono quelli che pensano alla salute del Gruppo, alle conseguenze della politica nei mille interessi economici: televisioni, cinema, stampa periodica e libraria, assicurazioni, banche, edilizia, immobiliare etc.
Confalonieri svolge questo lavoro in prima linea, in azienda, a Milano; Letta a Roma, nei rapporti con la politica.
Entrambi – così come del resto anche B. – sono uomini di trattativa, di negoziazione, di valutazione su guadagno/perdita in ogni mossa.
Le loro pressioni per la nascita di questo governo sono quindi spiegabili solo sulla base di una loro ragionevole certezza (o quanto meno di una maggiore probabilità ) relativa al buon trattamento del Gruppo e del suo proprietario da parte della futura maggioranza e del futuro esecutivo.
Insomma, questo sta avvenendo, anzi forse è avvenuto: forse non con una trattativa diretta – più probabilmente con una negoziazione mediata dalla Lega – tuttavia il M5S sta facendo proprio quello che in questi vent’anni è stato (non a torto) imputato ai Ds e al Pd, a Massimo D’Alema e Luciano Violante: piegarsi a Silvio Berlusconi per quanto riguarda il suo gigantesco conflitto d’interessi e la salvaguardia dei suoi affari.
Dal 1994 – quando Silvio Berlusconi entrò direttamente in politica per mettere in sicurezza le sue aziende dopo la sparizione dalla scena dei suoi referenti al potere, Craxi e Andreotti — l’anomalia italiana di un leader che usa la politica esclusivamente a fini personali e aziendali è stato il filo rosso di uno scontro che ha segnato tutto il conflitto politico.
Una delle principali ragioni che hanno portato alla nascita del Movimento 5 Stelle è stata proprio la contestazione della timidezza – al limite della complicità — con cui la rappresentanza partitica e parlamentare del centrosinistra affrontava la questione Berlusconi.
Il popolo grillino è stato una componente fondamentale del No Berlusconi Day, il 5 dicembre 2009, tra i cui organizzatori c’erano futuri parlamentari M5s come Enza Blundo e Daniela Donno — e anche Roberta Lombardi era in piazza San Giovanni, mentre Vito Crimi organizzava i pullman da Brescia.
E poi: «Qui o si risolve il conflitto di interessi o continueremo a prenderlo in quel posto» (Beppe Grillo, 14 gennaio 2007); «Il nome di un pregiudicato, leader di un partito nato con la mediazione della mafia che ha beneficiato di leggi ad personam per la prosperità delle sue imprese a partire da Bottino Craxi sarebbe il primo della “lista di proscrizione”» (Beppe Grillo, 8 marzo 2015); «Il M5S vuole una legge seria sul conflitto d’interessi» (Danilo Toninelli, 23 febbraio 2016).
E queste sono solo alcune: le citazioni sul conflitto d’interessi di Berlusconi da parte del M5S e del suo fondatore sono infinite. La Rete non dimentica, come dice spesso lo stesso Grillo.
Dove è finito oggi tutto questo?
L’appeasement con Berlusconi, la sparizione dalla prospettiva di una legge sul conflitto d’interessi, la trattativa seppur indiretta per non toccare le sue aziende: già oggi – e perfino se alla fine il governo non dovesse nascere per la questioni dei “nomi” su cui cui si sta discutendo – questa è per il Movimento 5 Stelle una sconfitta epocale.
Una sconfitta morale, strutturale, identitaria, culturale.
(da “L’Espresso”)
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