LE BUGIE DELLA RAGGI SUI RIFIUTI SPEDITI IN ABRUZZO CHE “COSTANO MENO” CHE IN EMILIA ROMAGNA
L’ABRUZZO HA RISPOSTO CHE DA LORO LA MONNEZZA NON VIENE SMALTITA E CHE DOPO IL TRATTAMENTO DOVREBBE ESSERE DISTRUTTA DAGLI INCENERITORI (EMILIANI?)… COSI’ ROMA PAGHEREBBE DUE VOLTE
Colpo di scena nell’emergenza rifiuti che non esiste.
Ieri l’assessora all’Ambiente di Roma Capitale Pinuccia Montanari e altri esponenti del MoVimento 5 Stelle — ad esempio il presidente della Commissione Ambiente Daniele Diaco — hanno sostenuto che portare i rifiuti di Roma in Emilia Romagna costa 180 euro a tonnellata, molto di più rispetto all’Abruzzo.
In completa trance agonistica, l’assessora ha persino accusato “qualcuno” (il PD) di speculare “economicamente e politicamente” sulla vicenda.
Oggi la Regione Abruzzo precisa che sì, è vero che gli impianti emiliani applicano una tariffa intorno ai 180 curo a tonnellata rispetto ai 130-140 curo dell’Abruzzo, come sottolineato dal M5S, ma va detto che in Emilia il servizio, come si dice, è completo, cioè la spazzatura è anche smaltita dagli inceneritori, mentre in Abruzzo sarebbe solo trattata e poi servirebbero altri 40-50 euro a tonnellata per spedirla nelle discariche di Molise, ancora Emilia o Toscana
Così i rifiuti in Abruzzo potrebbero costare di più che in Emilia
La monnezza quindi farebbe dei giri immensi per poi ritornare, come nella canzone di Venditti, ad essere un problema.
La stessa tesi del minor costo è stata sostenuta ieri da Lorenzo Bagnacani dell’AMA. Mario Mazzocca, sottosegretario alla presidenza della giunta regionale abruzzese con delega all’Ambiente gli ha risposto a brutto muso: “Ci lasciano sconcertati le dichiarazioni fatte a mezzo stampa dall’amministratore delegato di Ama, secondo il quale ci sarebbe un’inversione di rotta nel voler trasportare i rifiuti dall’Emilia Romagna all’Abruzzo, tra l’altro motivandola con ragioni economiche che non sono assolutamente vere: in Emilia Romagna i rifiuti andavano per essere smaltiti, una cosa ben diversa dal trattamento, che noi possiamo fare in Abruzzo e che ha costi certamente più elevati”.”.
Il governatore dell’Abruzzo, Luciano D’Alfonso, ha intanto spedito a Virginia Raggi una lettera con le condizioni della sua Regione per accogliere i camion carichi di monnezza romana.
Messaggio chiaro, scrive il Messaggero:
La Capitale voti subito un piano anti-emergenza vero, altrimenti non aspettatevi una mano da noi. Il documento è partito ieri notte da Pescara, direzione Campidoglio Dopo lo stop ego della trattativa con l’Emilia Romagna a guida Pd, l’amministrazione di Virginia Raggi ora è costretta a sperare nel «sì» dell’Abruzzo. Ma da Pescara — anzi, dagli impianti di Sulmona e Chieti — non arriverà un aiuto immediato. E la Capitale è sempre più in emergenza.
Entro cinque giorni, senza valvole di sfogo, il fragile sistema degli impianti cittadini rischia di collassare definitivamente. Ne sono convintigli esperti della Regione Lazio e fonti qualificate dell’Ama. In una delle poche strutture comunali, il Tmb del Salario, già ieri giacevano montagne di rifiuti fermi nelle vasche. E lo stesso accadeva nell’altro “Tmb pubblico, quello di Rocca Cencia. Senza alternative in campo, la situazione nel week-end potrebbe precipitare, perchè ogni domenica si ferma lo smaltimento. Il rischio è che lunedì i netturbini non sappiano più dove portare i sacchetti di pattume che già straripano da giorni dai cassonetti.
Domenica il tentativo furbo del MoVimento 5 Stelle di dare la colpa alla Regione e agli altri per la situazione si è andato a schiantare contro i commenti di cittadini infuriati che ricordavano di averli votati per trovare soluzioni ai problemi invece di sviare l’attenzione sui nemici politici.
La brillante strategia del M5S per cancellare l’emergenza rifiuti a Roma si va piano piano schiantando contro lo scoglio della realtà .
Anche perchè nel frattempo le accuse alla Regione sono state confutate dai documenti della Città Metropolitana, dai quali si scopre che il piano rifiuti di via della Pisana non è stato aggiornato anche perchè Roma non ha detto dove vuole fare gli impianti che ha promesso.
E la situazione degli impianti di trattamento è quella certificata dalla Fp Cgil Roma e Lazio che in una nota fa sapere che «Roma regge a stento e solo perchè conserva nella pancia degli impianti Ama un’enorme quantità di rifiuti, mandando oltre il 25% a smaltire fuori dal proprio territorio».
E se i rifiuti non riescono a passare per i TMB anche se fosse aperta Malagrotta non farebbe alcuna differenza perchè l’indifferenziato deve passare prima per gli impianti di trattamento meccanico-biologico che — a Roma — sono allo stremo.
Nel frattempo la decisione e la posizione ideologica della Sindaca e dalla Giunta pentastellata che si ostinano a non dire dove vorrebbero che venissero posizionati i nuovi impianti sta producendo i suoi effetti nelle strade di Roma.
I continui richiami alla differenziata e agli obiettivi futuri del porta a porta non possono risolvere il problema attuale che è dovuto alle carenze strutturali dei TMB che la Raggi non dice dove vorrebbe posizionare.
(da “NextQuotidiano”)
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