LE INDAGINI DI PATRONAGGIO SU “LIBIA PORTO SICURO” E “SAR LIBICA” POTREBBERO ASSESTARE UNA MAZZATA DEFINITIVA ALLE BALLE DEL GOVERNO
SE VENISSE CERTIFICATO DA UNA SENTENZA GIUDIZIARIA QUELLO CHE E’ PERALTRO NOTO E CONFERMATO PERSINO DA MOAVERO, VERREBBE A CADERE LA LEGITTIMITA’ DELLA SAR LIBICA E QUINDI LE ONG AVREBBERO TITOLO A INTERVENIRE SEMPRE IN CASO DI NAUFRAGHI
«Si discuterà se il salvataggio dei migranti è stato effettuato per stato di necessità » ha dichiarato il Pm Patronaggio che ha intenzione di verificare «se i porti libici sono sicuri, se la zona Search and Rescue libica è efficacemente presidiata dalla guardia costiera libica».
E potrebbe essere proprio da queste indagini che potrebbero emergere elementi a discarico della posizione dell’indagata e della Ong tedesca.
Cosa succederebbe infatti se la Procura accertasse che la Libia non è un porto sicuro? A confermarlo nei giorni scorsi era stato anche il ministro degli Esteri italiano Moavero Milanesi: «la definizione di porto sicuro viene dalle convenzioni internazionali, queste condizioni per la Libia non ci sono».
Una posizione che è la stessa della Commissione Europea: «non considera i porti libici come porti sicuri ed è la ragione per la quale nessuna nave battente bandiera europea può sbarcare dei migranti nei porti libici».
L’unico a pensarla diversamente è per ora solo il Ministero dell’Interno di Matteo Salvini.
La questione è della massima importanza per il caso Sea Watch perchè fu proprio la guardia costiera libica — in quanto responsabile della zona SAR dove è avvenuto il soccorso dei 53 migranti — ad assegnare Tripoli come place of safety. Un ordine che la Ong ha deciso di disattendere poichè la Libia (un paese in guerra dove non vengono rispettati i diritti umani dei migranti) non può essere considerato un luogo sicuro per eventuali richiedenti asilo.
Patronaggio con le sue indagini potrebbe assestare un colpo decisivo anche alla farsa dell’area SAR libica.
È noto infatti, da numerosi episodi tra cui quello che vide protagonista una nave della Marina Militare italiana, che le motovedette libiche agiscono tutt’altro che tempestivamente.
Ci sono diversi elementi che possono portare a dire che la zona SAR gestita dalla Libia (o meglio, dal governo di al-Sarraj) è illegittima perchè presidiata in maniera inadeguata.
E non solo la GC libica non è in grado di operare i soccorsi in maniera tempestiva ma addirittura non è in grado di farlo in maniera autonoma dal momento che per le attività di coordinamento viene “coadiuvata” da assetti navali italiani presenti in Libia.
Sul fatto che la zona Search and Rescue non sia presidiata in modo efficace pesa anche il numero dei decessi dei migranti in proporzione ai tentativi di effettuare la traversata sono aumentati rispetto allo scorso anno a fronte di una diminuzione delle partenze
(da “NextQuotidiano”)
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