LE MAIL CORRETTE DALL’EX CAPO DI GABINETTO DELLA APPENDINO: “NON E’ IL COMUNE L’ORGANIZZATORE DELLA SERATA”
ALTRO CHE PASSACARTE, GIORDANO CENSURAVA E DECIDEVA
È come se nessuno avesse voluto la responsabilità della notte di piazza San Carlo, che nelle ipotesi della Procura è ora terribile colpa, ancora prima dell’inizio di Juve-Real Madrid, la finale di Champions del 3 giugno scorso.
Davanti al maxischermo, finirà in tragedia: una ragazza morta, Erika Pioletti, 38 anni, e 1.526 feriti. Ovvero, le accuse di lesioni, omicidio e disastro colposi per i quali sono indagate 20 persone, tra cui la sindaca Chiara Appendino e il questore Angelo Sanna.
Di certo non voleva figurare Palazzo Civico, in senso letterale, come dimostra una mail del primo giugno, tra Turismo Torino, l’agenzia comunale cui era stata delegata l’organizzazione, e i funzionari dell’amministrazione.
Tra i documenti sequestrati dagli investigatori, c’è una bozza (senza firma autografa) scritta da Maurizio Montagnese, presidente di Turismo Torino, e quella che diventerà poi l’originale, da spedire alla questura di Torino.
E c’è una differenza, evidente, per una frase su cui Paolo Giordana, l’ex capo di Gabinetto del comune, tira una riga nera sopra, e che infatti sparirà dalla mail firmata e inviata alle forze dell’ordine: «…il presente evento viene finanziato dalla medesima Città di Torino».
Ma dal suo punto di vista, si sarebbe trattato della mera correzione di un errore. Altro che «passacarte» o «centralinista», però, come s’era sminuito lui stesso dopo il primo faccia a faccia con i magistrati, quand’era solo un testimone, e non ancora uno degli indagati. Giordana organizzava, decideva e, appunto, correggeva. Restando nell’ombra, perchè le mail non erano inviate direttamente a lui.
Questione di responsabilità politica, durante quei giorni, il cui eventuale impatto penale verrà invece valutato dall’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Vincenzo Pacileo e dal pubblico ministero Antonio Rinaudo.
Del resto, sul tema, l’ex braccio destro della sindaca era già stato categorico il 26 maggio, in un’altra mail, spedita dall’iPhone: «La Questura vuole sapere chi è l’organizzatore e non può essere la Città di Torino». C’era un problema pratico, soprattutto, dovendo allestire tutto in pochi giorni: Turismo Torino avrebbe potuto organizzare con maggior celerità l’evento, bypassando la burocrazia della macchina comunale. E una questione d’immagine: con lo stato delle finanze e ben altre esigenze, non sarebbe stato furbo investire risorse sul maxischermo per la Champions.
Scarso budget
L’intervento sulla mail non si limitò però all’abrogazione di una frase, ma arrivò alla riscrittura dell’ultimo capoverso, che ne stravolgerà il significato. Nella bozza, Montagnese scriveva chiaro e tondo che Turismo Torino non avrebbe potuto mettere in atto le richieste della questura: «La Città non ha a disposizione budget a sufficienza per la copertura delle misure da Voi richieste e pertanto non ci ha dato al momento mandato di agire come da Voi richiesto». E siamo a soli due giorni dalla finale.
Solo servizio steward
Poco dopo, all’ufficio di Gabinetto della questura arriverà ben altro concetto: «Le risorse reperite consentono unicamente la predisposizione di un servizio di steward di supporto al palco e alle attrezzature. Non ci è possibile pertanto sopportare l’onere economico di un servizio di controllo di accessi, verifica di sicurezza e stewardship generalizzata». Anche in questo caso, secondo Giordana, l’intervento fu il rimedio a un errore: non si poteva parlare di budget, perchè l’organizzatore non era il comune, ma Turismo Torino. Una correzione che è poi la metafora del rimpallo di responsabilità , e uno dei nodi dell’inchiesta.
Ci penseranno le forze dell’ordine, era la conclusione della mail: «La questura, nell’ambito delle proprie competenze, nel caso in cui reputi tale controllo fondamentale per la sicurezza dell’evento, dovrà farsene carico in termini di uomini e mezzi». Così andrà , seppure con tempi (in ritardo) e modi (le transenne agganciate l’una all’altra), finiti sotto indagine.
«Siamo a disposizione»
L’ultima riga, già presente nella bozza, sarebbe banale e grottesca, se la notte non fosse finita in tragedia: «Turismo Torino e la Città ovviamente saranno a disposizione per tutto ciò che è in loro potere di fare». Come se organizzare in sicurezza una serata per 40.000 persone fosse un’opera di volontariato.
(da “La Stampa”)
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