LE OSSESSIONI DEL TRAMVIERE PADANO CHE HA UCCISO JESSICA, SU CUI I SOVRANISTI DELLA DOMENICA TACCIONO PERCHE’ NON E’ DI COLORE
FRUSTINI, PERIZOMI DI PELLE, MANETTE, FOTO OSE’ E CARTONI ANIMATI TRA APPROCCI A RAGAZZINE E NAVIGAZIONI IN RETE DELL’UOMO CHE HA UCCISO A COLTELLATE E TENTATO DI BRUCIARE IL CORPO DI JESSICA
Quattro piccoli pupazzi colorati. L’immagine di un cartone animato. È la foto che compare sul profilo WhatsApp della moglie del tranviere assassino.
In realtà quel telefono lo usava lui, Alessandro Garlaschi, per i suoi avatar più torbidi: quelli con cui, su due siti di mercatini online ( depop.com e shpock.com ), vendeva maschere fetish in lattice, manette col peluche, perizomi di pelle, frustini, «intimo sexy». Oggetti da pochi euro, raccattati chissà dove.
Sui siti compare il nome di una donna (Veronica E.), che è il nome vero di sua moglie, ma in realtà dietro c’era lui (un utente si lamenta perchè, al momento di chiudere un acquisto, si è trovato di fronte un uomo e non la donna che s’aspettava).
Il tranviere dell’Atm è diventato un assassino quando è esplosa la tensione tra i due poli della sua personalità sconnessa: un immaginario infantile, immaturo, bambinesco; e una sessualità ossessiva, tanto più assillante perchè inespressa, tormentata e sublimata nelle navigazioni in Rete, nelle fotografie, negli approcci maldestri con le ragazzine.
Ecco, è questo l’abisso di pulsioni deviate che Garlaschi coltivava nella casa di via Brioschi, e che qualche settimana fa si sono concentrate sull’annuncio che Jessica Valentina Faoro ha lasciato sulla bacheca Facebook «Cerco-offro lavoro Milano»: «Ciao a tutti, mi chiamo Jessica sono una ragazza di 19 anni… Mi offro come: badante, baby-sitter, dog-sitter, pulizie…».
Poche righe, postate il 31 dicembre 2017 (il Corriere le ha rintracciate tra altri annunci analoghi, anche con richiesta di ospitalità , comparsi poco prima di quella data).
Gli atti giudiziari raccolti finora dagli investigatori della polizia permettono di scavare nei rapporti psicologici che sono sfociati nell’omicidio: Garlaschi ospita ogni tanto in casa ragazze in difficoltà ; prova a barattare l’ospitalità con proposte sessuali; a volte si accontenta di qualche scatto col telefonino, ragazze che stirano in topless, immagini che poi mostra ai colleghi, come forma di esibizionismo e compensazione; e infine Jessica, bella, bionda, una vita difficile alle spalle, che pensa di riuscire a tenere a bada e a distanza quello «sfigato» (ai suoi occhi) che pretende di ricevere le sue attenzioni in cambio del posto letto e di qualche regalo.
Mercoledì notte la ragazza l’ha rifiutato ancora, ed è stato il primo passo della sequenza finita con l’omicidio.
Jessica continuava a sentirsi libera e ha frequentato amici e ragazzi nella decina di giorni in cui è stata ospite in via Brioschi.
Anche lei s’era però resa conto che in quell’appartamento le dinamiche erano deviate: Garlaschi le aveva detto che la sua convivente era una sorella (e non la compagna); questo è quel che la ragazza ha riferito ai carabinieri la notte del primo febbraio, quando chiamò dicendo che il tranviere le aveva messo le mani addosso nel sonno. «Quei due dicono di essere fratello e sorella, ma hanno un rapporto ambiguo».
Più che ambiguo, dietro questa vicenda c’è un altro legame che s’avvicina alla sottomissione: perchè quando riusciva a ospitare ragazze in casa, Garlaschi chiedeva alla moglie di allontanarsi, e lei andava a dormire dalla madre, come è accaduto spesso nei giorni prima dell’omicidio.
«Ci volevamo bene – ha raccontato la donna -, ma diciamo che non riuscivo a seguirlo, sotto certi punti di vista».
Con il cadavere di Jessica in casa, all’alba, il tranviere però ha richiamato la moglie: «Ho fatto un guaio».
(da “il Corriere della Sera”)
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