L’EFFETTO BRUNETTA E’ GIA’ FINITO: LE PRESENZE AL LAVORO CROLLANO DEL 28,3%
NELL’ULTIMO ANNO LE ASSENZE PER MALATTIA NEGLI UFFICI PUBBLICI SONO AUMENTATE IN TUTTE LE REGIONI, ESCLUSO TOSCANA E MOLISE… PUNTA DEL 46,8% IN PIEMONTE, MA 16,9% ANCHE IN VENETO, 15% IN LOMBARDIA E 149% IN COMUNE A GENOVA
I dati parlano chiaro e sono quelli ufficiali: rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente, da ottobre 2008 a ottobre 2009, le assenze per malattia nella pubblica amministrazione (escluse le scuole, le università e la pubblica sicurezza) sono cresciute del 28,3%.
E non c’entra l’influenza, che al massimo avrebbe inciso solo per il 7%.
Siamo di fronte, come era prevedibile, alla fine dell’effetto Brunetta e al fallimento della ricetta anti-fannulloni: i dipendenti di regioni, comuni, province e ospedali rivelano una ritrovata vocazione all’assenteismo italico?
Brunetta replica seccato che si tratta solo di “un aggiustamento dei comportamenti individuali e di una ripresa dei comportamenti opportunistici”, ma non può nascondere che il fenomeno è ritornato diffuso in tutta la penisola, ministeri compresi.
Il dicastero del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali, rispetto all’anno precedente, mostra un aumento degli assenteisti per malattia del 45,2%.
Tra le Regioni, gli aumenti sono stati del 46,8% in Piemonte, del 44,2% in Puglia, del 43% in Campania, del 37,9% nelle Marche, del 34,6 in Liguria, del 26,4% nel Lazio, del 24,7% in Sicilia, del 22,2% in Emilia Romagna, del 18,3% in Calabria, del 17,6% in Umbria, del 16,9% in Veneto, del 15% in Lombardia,del 13,7% in Abruzzo, del 11,5% in Basilicata.
Migliore la situazione, con un calo di assenteisti, solo in Toscana (-8,8%) e Molise (- 33,8%).
Ormai in quasi tutta Italia il trend rimane in progressione mensile: le assenze schizzano in avanti nel corso dell’anno.
A Genova ad assentarsi sono stati i dipendenti delle categorie più basse, chi guadagna meno, in pratica.
La causa potrebbe essere, sfogliando la tabella delle decurtazioni giornaliere dei giorni di malattia, che “stare in malattia” costa in pratica solo 5 euro al giorno e andare a lavorare con un leggero raffreddore non conviene, a dimostrazione che la riforma Brunetta non fa cosi paura.
La stessa modifica alla fascia di reperibilità , con oscillazioni di orari, non ha certo disincentivato l’assenteismo.
D’altronde una riforma che si basa solo su indicazioni disciplinari e restrittive, alla lunga mostra i propri limiti.
Anche perchè non si sono certo cambiati i metri di valutazione dei dirigenti che continuano a fare carriera grazie alle spinte dei politici e quindi non si capisce perchè si debba solo parlare di dipendenti fannulloni.
Il limite di certi spot è che, quando si esaurisce l’effetto propagandistico, le cose ritornano come prima se non si cambiano le regole e si crea una motivazione reale a un comportamento diverso da parte dei dipendenti.
In fondo vale il vecchio detto che il “cattivo esempio viene sempre dall’alto” e chi sta sotto ci si uniforma volentieri.
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