L’ETOLOGO MARCHESINI: “L’ORSA DANIZA NON E’ AFFATTO PERICOLOSA, ERA NEL SUO HABITAT E HA AVUTO GRANDE EQULIBRIO COMPORTAMENTALE”
NELLA RELAZIONE CONSEGNATA AL MINISTERO DELL’AMBIENTE L’ESPERTO SOTTOLINEA CHE “SEMMAI BISOGNEREBBE DARE INFORMAZIONI CORRETTE SUL COMPORTAMENTO DA TENERE DA PARTE DI CHI SI INOLTRA NEI TERRITORI DELL’ORSA”
Il comportamento dell’orsa Daniza, che a ferragosto ha ferito un cercatore di funghi in Trentino, “e’ perfettamente normale, e non e’ affatto indice di pericolosita’ dell’animale”.
E’ il parere dell’etologo Roberto Marchesini contenuto in una relazione consegnata oggi al ministero dell’Ambiente.
Secondo l’esperto, “per considerare ‘deviante’ un comportamento animale deve esserci una aggressione non motivata che avviene al di fuori dell’habitat naturale, mentre nel caso dell’orsa queste condizioni non si sono verificate.
Cercare funghi e’ ovviamente un’attivita’ che porta l’essere umano a frequentare luoghi silvestri dove e’ possibile entrare in rapporto con gli animali che vi dimorano sulla base di precise esigenze ecologiche — scrive l’esperto — come peraltro compreso dai piani di reintroduzione.
Sia chiaro: se si mette in discussione questo punto e’ lo stesso progetto di reintroduzione che decade”.
Piu’ che l’allontanamento delle specie, continua Marchesini, sarebbe utile dare informazioni corrette sui comportamenti per chi si inoltra nei loro territori.
”E’ certo che l’incontro debba aver avuto quel margine di sorpresa che si presta a essere equivocato da una mamma che sente come primo obbligo naturale e istintuale di difendere i propri cuccioli — sottolinea l’etologo — Un comportamento umano siffatto sarebbe salutato come il piu’ grande gesto di autentica generosita’ e non si capisce perche’ lo stesso comportamento debba tradursi nella stigmatizzazione di pericolosita’ dell’animale in questione. O Daniza era pericolosa a prescindere, per il fatto di appartenere a una specie di grossa mole, o non puo’ diventarlo a seguito di questo episodio. Ma c’e’ di piu’: se consideriamo la forza che puo’ mettere un orso in un comportamento di aggressione, e se paragoniamo l’esiguita’ delle ferite riportate dall’aggredito, non possiamo non dedurre che l’orsa non voleva affatto produrre seri danni ma solo spaventare e allontanare. Anche in questo caso — conclude Marchesini — cio’ depone per un grande equilibrio comportamentale”.
(da “Meteoweb”)
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