LETTA VEDE SALVINI E PERORA IL TRASLOCO DI DRAGHI AL COLLE: STRADA TUTTA IN SALITA
E SALVINI RITORNA A PARLARE DELLA SUA ROSA DI BOLLITI DEL CENTRODESTRA DOPO CHE LETTA HA DETTO NO A UN GOVERNO CON SALVINI AL VIMINALE E SENZA SPERANZA
Il faccia a faccia tra Enrico Letta e Matteo Salvini apre uno spiraglio per il trasloco di Mario Draghi al Quirinale, ma la strada è disseminata di ostacoli e irta di trappole.
A raffreddare la temperatura arriva la nota salviniana di fine giornata: la fatidica rosa di “donne e uomini di alto profilo” del centrodestra “unito”, quella che il segretario Dem considera irricevibile, è in arrivo.
Nell’incontro, tuttavia, per la prima volta si ragiona di un eventuale nuovo governo, si soppesano veti e desiderata (e ministeri), ci si aggiorna a domani.
Il segretario Dem, che oggi ha avuto un colloquio anche con il premier, sa di camminare sul filo del rasoio. Appeso all’imprevedibilità del suo “peggior amico” di maggioranza Salvini, accompagnato dalle titubanze del principale alleato, Giuseppe Conte, assai meglio disposto di lui verso i nomi di centrodestra, e circondato da quella parte del Pd che è fredda con Draghi (i franceschiniani) o viceversa lo vorrebbe a Palazzo Chigi anche nella prossima legislatura (Base Riformista del ministro Guerini e del non più autosospeso Luca Lotti). Sapendo che l’orologio ticchetta, e lo stallo può aprire la porta all’iniziativa di Renzi e Toti per Casini.
Dalle parti del Nazareno al mattino l’umore è plumbeo, nel pomeriggio si intravvede uno sprazzo di cielo. L’atteso colloquio tra Letta e Salvini si rivela interlocutorio (come previsto) ma traccia un metodo, scolpito dal comunicato-fotocopia dei due leader: “Incontro lungo e cordiale, aperto un dialogo, lavorano su delle ipotesi”.
Si rivedranno domani, dopo la riunione dei gruppi parlamentari del Carroccio. Non è chiaro però dove si collochi il nome di Mario Draghi tra le ipotesi allo studio.
Dal Pd trapela cauto ottimismo, la convinzione che il no leghista al trasloco del premier sul Colle non sia più granitico, che ci sia spazio per un negoziato politico. Sebbene il livello di allerta resti altissimo: Salvini avrebbe rilanciato il tema del Viminale, per sé o per uno dei suoi.
Ma aleggia, sebbene al vertice non sia stata avanzata, la richiesta di un passo indietro dalla nuova squadra di Roberto Speranza. La seconda richiesta sarebbe respinta, ma anche la prima provocherebbe forti fibrillazioni con i Cinquestelle.
E la domanda: “Fino a che punto siamo in grado di reggere?” rimbomba in Translatlantico. Insieme a un retropensiero: che Salvini possa alzare troppo l’asticella per farsi dire di no, per avere il pretesto di rompere, per affossare ogni trattativa e mettere in difficoltà la segreteria del Pd.
Con il risultato di aprire un’autostrada per la Casellati o la Belloni o un altro nome gradito. Tanto che in serata boatos parlamentari rilanciati anche dentro il Pd tornano sull’”indigeribilità” di Draghi al Colle per la Lega.
Sospetti che al Nazareno, per ora, scacciano. Per Letta, in pressing per “stanare” il leader leghista ed evidenziare come il centrodestra sia tutt’altro che compatto, rimane un colloquio “molto positivo”.
Quel confronto che auspicava da mesi, quando a legge di Bilancio ancora aperta aveva auspicato un patto di legislatura, potrebbe avviarsi, sia pure in extremis.
Nella consapevolezza però che il pacchetto non può prescindere da un accordo per il nuovo governo, senza il quale la Lega (ma anche la stragrande maggioranza dei parlamentari) non si fiderà mai ad avallare il “pericoloso” spostamento da Palazzo Chigi.
Ecco perché stamattina, a girare per Montecitorio, spirava un vento gelido per il premier. “Senza un’intesa politica, senza che i leader dei partiti dell’attuale governo di unità nazionale ci mettano la faccia, Draghi prenderebbe un bagno…” ammetteva un componente della segreteria Dem.
A dire: se non sono convinti i capi, l’intendenza non seguirà mai. Ed ecco perché a dare il segno della giornata è stato anche il movimentismo del premier. Fonti governative raccontano che la quadra sia ancora molto lontana da raggiungere, che il nome di un nuovo premier non sia stato avanzato, che Draghi avrebbe fornito soltanto la garanzia di consultazioni ampie e articolate con i partiti della sua maggioranza. Uno scenario molto poco rassicurante per i medesimi.
(da Huffingtonpost)
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